Livorno
Velia e Giacomo
Ripresi gli incontri dell'ANPPIA

Al Circolo Arci di Salviano sono ripresi gli incontri dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, proponendo il tema: “Velia e Giacomo”, cioè il rapporto personale ed epistolare tra Velia Titta e Giacomo Matteotti. Il Presidente Provinciale dell’ANPPIA, Renzo Bacci, ha inizialmente ricordato che lo scorso anno era ricorso il centenario dell’uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti da parte dei fascisti, mentre l’incontro di oggi voleva mettere l’accento sulla figura della moglie di Matteotti, Velia Titta, “che merita di essere ricordata”.
Il tema proposto si è sviluppato con gli interventi di Maurizio Galli dell’ANPPIA nazionale, di Paola Meneganti dell’Associazione Evelina De Magistris e con la lettura delle lettere che Velia spediva a Giacomo, da parte di Anna Meucci che, con alcune amiche, ha realizzato uno spettacolo teatrale proprio sulle lettere di Velia.
Maurizio Galli ha spiegato il progetto di divulgazione storica da lui condotto sulla figura di Velia della quale “non si sa quasi nulla”. Progetto che oltre alla mostra di alcuni manifesti “a tutta parete”, con illustrazione di brani tratti dalla raccolta epistolare delle lettere di Velia a Giacomo e viceversa, viene arricchita da una animazione visiva di sette minuti che mette in evidenza il rapporto di “due persone moderne” in tempi difficile. Anna Meucci dalla lettura delle lettere, ha messo in rilievo i caratteri dei due personaggi che sono evidenti di “una relazione di cura, di rispetto, di passione reciproca”, tra l’altro si scrivono che “la vita non è brutta quando se ne scorgono i lati migliori”, “sento la presenza del tuo viso e del tuo corpo” e si arriva ai consigli che Velia da a Giacomo per non perdere i capelli!.
Paola Meneganti, dalle loro lettere, ne ha evidenziato “il rapporto complesso e articolato ma ricco di amore”, si tratta di due personalità diverse in cui emerge la corporeità e il patire le scelte coraggiose della vita che fecero insieme dominata dal senso della “responsabilità”. Malgrado le lunghe lontananze Velia non abbandonò mai le convinzioni di Giacomo espresse in un antifascismo militante. Qualche volta anche Giacomo fu preso da dubbi e incertezze e si chiese se avrebbe fatto meglio a seguire la carriera accademica e non quella politica. Velia era comunque consapevole che “Giacomo ha una fede politica che non può tradire”.
Nello scambio di circa 650 lettere emerge anche la religiosità di Velia, che però si sposerà con rito civile per non contrastare l’idee del marito. Un marito che viene eletto alla Camera nel 1919 come esponente di punta del Partito Socialista e che dovette abbandonare il suo Polesine a causa delle angherie fasciste e delle continue aggressioni. Dopo la lettura di altre lettere di Velia, Paola Meneganti, ha parlato dell’assassinio di Matteotti il cui corpo venne ritrovato due mesi dopo la morte. Tutto era partito da quel fatidico 10 giugno 1924 quando, alla Camera, Giacomo Matteotti denunciò i brogli, le intimidazioni e le violenze dei fascisti durante le elezioni del 6 aprile e che per questo dovevano essere invalidate. Matteotti venne dunque rapito a Roma il 10 giugno 1924 da parte di una polizia speciale fascista guidata da Amerigo Dumini e il suo cadavere venne ritrovato due mesi dopo il 16 agosto 1924. Al tempo del rapimento del marito Velia andò da Mussolini per avere sue notizie e si rese conto che “Mussolini era uno spettro di terrore”. Per il trasporto della salma di Matteotti da Roma alla sua Fratta Polesine, Velia mandò una lettera al Ministro dei trasporti, Luigi Federzoni, in cui chiedeva in termini perentori che nessuna camicia nera doveva essere presente durante il trasporto (lettera letta da Anna Meucci). Il regime fascista pensò bene di effettuare il trasporto della salma di notte per paura di incidenti nel percorso!
Nel corso degli anni Velia e i suoi tre figli furono sottoposti ad una rete di delazioni, tradimenti, di consiglieri infidi, ebbe solo l’aiuto del fratello, Titta Ruffo, che fu un baritono di fama mondiale. E Dumini? Fu sottoposto ad alcuni processi e nel 1956 venne liberato!