Una mano tesa a chi resta a terra: la storia di Hannah, marittima in difficoltà

L'aiuto dell'Associazione Stella maris

A volte basta poco per cambiare la giornata – o la vita – di qualcuno. È quello che è successo a Hannah Furchak, una giovane marittima ucraina, che nei giorni scorsi si è trovata in serie difficoltà nel porto di Livorno, dopo essere stata sbarcata dal mega yacht “Radiant”, ormeggiato in città.

Il suo caso è arrivato nel pomeriggio del 21 luglio alla Stella Maris di Livorno, grazie a una segnalazione della ISWAN, un’organizzazione internazionale con sede a Londra che si occupa di tutela dei marittimi. L’allarme parlava di un possibile abbandono da parte dell’armatore, che avrebbe lasciato la giovane senza mezzi, soldi né assistenza.

Senza perdere tempo, il presidente della Stella Maris di Livorno, Giorgio Botti, accompagnato dall’ex presidente Salvatore Vasta, ha raggiunto l’hotel dove alloggiava Hannah per verificare la situazione. La buona notizia? Formalmente non era stata abbandonata: grazie all’intervento dell’Ispettore ITF Michele Innocenti, le erano già stati riconosciuti i suoi diritti contrattuali, incluso il rimpatrio.

Ma il problema era un altro, ben più concreto: Hannah aveva ricevuto il biglietto aereo per tornare in Ucraina e un bonifico bancario con lo stipendio e i soldi per il treno verso l’aeroporto di Bologna. Peccato però che il bonifico non fosse ancora arrivato e lei non avesse un euro in tasca. Niente contanti per il treno, niente soldi per mangiare. Una situazione che, da sola in un paese straniero, può far tremare le gambe a chiunque.

La Stella Maris non è rimasta a guardare. Le è stato dato del contante per la cena e fissato un nuovo appuntamento per il mattino seguente, con l’obiettivo di aiutarla a raggiungere l’aeroporto. In serata, un’altra socia della Stella Maris, Natalia – anche lei ucraina – ha avuto un lungo colloquio telefonico con Hannah per offrirle sostegno e rassicurazione.

Il 22 luglio, come promesso, i volontari sono tornati a prenderla. L’hanno accompagnata alla stazione, comprato il biglietto per Bologna e lasciato un po’ di denaro per affrontare il viaggio con più serenità. Alle 12:12 è salita sul treno. Alle 16 era già all’aeroporto. Un viaggio di ritorno reso possibile non tanto da un contratto, ma da un gesto di umanità.

«Purtroppo non è un caso isolato», spiegano dalla Stella Maris. «Casi simili si ripetono spesso, anche su navi commerciali. Sarebbe auspicabile che armatori e agenzie si assicurassero che, oltre al compenso, il marittimo sbarcato abbia davvero i mezzi per tornare a casa in modo dignitoso».

Una storia che poteva finire male, ma che – grazie alla prontezza di chi opera in silenzio nei porti – ha avuto un lieto fine. E che ci ricorda quanto, a volte, basti poco per fare la differenza.