Una Chiesa in cammino che porta Cristo come Maria

La festa di Maria di Montenero

15 maggio, festa di Maria di Montenero, patrona della Toscana. Quest’anno la diocesi che porta l’olio alla lampada della Madonna è quella di Arezzo -Cortona – San Sepolcro e il clero e il popolo di Livorno si uniscono ai sacerdoti e ai fedeli aretini per la celebrazione in Santuario. Presente anche il Comune di Fucecchio con il sindaco e il gruppo infioratori che ha realizzato l’infiorata della Madonna sul sagrato.

L’omelia di mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo Cortona San Sepolcro

Siamo una Chiesa in cammino, che si trova di fronte alla madre, a Maria. E sappiamo che con Maria viviamo la Chiesa. Lì dove c’è Maria si vive davvero l’esperienza della Chiesa.

E allora la nostra preghiera, la nostra devozione, l’emozione, la partecipazione di oggi non è qualcosa che semplicemente viene da un sentimento, ma nasce dalla fede. È la fede che, incontrando Maria, la sua presenza, il suo dono di grazia, ci fa essere Chiesa, ci regala di sentirci Chiesa. Ebbene diceva questo la pagina della lettera di Paolo ai  Galati che abbiamo ascoltato, che ci indica Gesù, il figlio di Maria, nato da donna, che da figlio ci fa vivere come figli, ci dona la vita perché ricevessimo l’adozione a figli.

Ecco, credo che sia proprio questa l’esperienza della Chiesa che si ritrova con Maria. Maria, lei, la madre, ci accompagna a scoprirci, a vivere davvero il nostro essere figli, il nostro essere figli amati di Dio, figli accompagnati dalla sua misericordia e lo sguardo materno, lo sguardo di grazia, madre delle grazie di Maria è lo sguardo che ci rinnova, ci regala di sentirci, di essere davvero figli amati. Allora da qui nasce l’emozione della fede, non semplicemente un’emozione di sentimenti, ma l’emozione di chi scopre e riscopre la grandezza dell’essere, sotto lo sguardo di Maria, figli amati e benedetti, figli accompagnati e custoditi nel cammino della vita.

E con lei, nel cammino di Chiesa, nel cammino di essere figli, viviamo l’avventura dell’Evangelizzazione, di una Chiesa che annuncia, di una Chiesa, come diceva Papa Francesco, che è chiamata ad essere Chiesa in uscita. E ce ne parla bene la parola di Dio che abbiamo ascoltato. Anzitutto la prima lettura, la pagina degli Atti degli Apostoli, che ci porta nel Cenacolo Gerusalemme, la stanza superiore, è quel luogo dove Gesù aveva celebrato l’ultima cena, il dono del pane, del vino, della sua presenza, della vita donata per noi, per sempre, e consegnata alla Chiesa.

E il Cenacolo è quel luogo che riaccoglie la Chiesa, gli Apostoli chiusi per paura e poi che vivono la Pentecoste, che riaprono la Chiesa all’annuncio. E abbiamo sentito chi c’era nel Cenacolo: Pietro, Giovanni, Giacomo, Andrea, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Giacomo, figlio di Alfeo, Simone lo zelota, Giuda, figlio di Giacomo e Maria.

Sono i volti dell’annuncio del Vangelo. Cioè gli Atti degli Apostoli ci raccontano che il Vangelo si è diffuso, la Chiesa ha cominciato a vivere, a riconoscersi tale, a incontrare il Signore risorto grazie al volto di alcuni annunciatori. Questa pagina degli Atti ce ne fa il nome, sono i primi, sono gli Apostoli, i primi annunciatori del Vangelo, della Pasqua e del Signore risorto.

Ma questa pagina ci dice che la Chiesa sempre, sempre vive e vive l’annuncio grazie a volti che sono capaci di annunciare il Vangelo della Gioia e della Pasqua. Ci sono i volti che sono gli Apostoli, quelli del Cenacolo, ci sono i volti del tempo di tutta la Chiesa che sono volti che annunciano, che fanno arrivare il Vangelo, lo fanno scoprire vivo, ce lo fanno incontrare come parola che è per la nostra vita e per il nostro cuore. Allora qui accanto a Maria credo che sia bello riscoprire quali sono stati i volti della nostra vita, della tua vita, volti concreti, volti di annunciatori che ti hanno fatto incontrare il Vangelo, ti hanno aiutato ad accogliere quella parola che rinnova, che è il Vangelo di vita e di resurrezione, di Pasqua e di misericordia.

Ma il Vangelo ci ha raggiunto attraverso volti concreti, volti che hanno accompagnato il nostro cammino di fede, volti che sono stati vicini, magari nei momenti di bisogno, di sofferenza, volti che ci hanno portato la gioia e la speranza e sono volti che nella nostra vita hanno portato il Vangelo. Oggi in questo sguardo con Maria alla Chiesa che annuncia ci viene detto: fai memoria, fai memoria, scopri, rendi lode, rendi grazie per i volti di chi per te, nella tua vita, è stato portatore di Vangelo, perché ti ha portato la vita, ti ha portato la ricchezza della fede, la gioia di essere figlio di Dio, sono annunciatori del Vangelo. E ci ricorda questa pagina degli Atti che la Chiesa vive grazie a questi annunciatori, vive ancora oggi perché c’è chi porta il Vangelo.

Abbiamo vissuto questo straordinario momento di Chiesa che è stato il passaggio con gratitudine per tutto il bene che ha fatto Papa Francesco, al nuovo Papa Leone XIV e non è semplicemente un cambiamento di ruoli, di persone, di presenze che svolgono un servizio e una responsabilità nella Chiesa, ma questo cambiamento e camminare oggi nella Chiesa con Papa Leone ci dice che la Chiesa ancora oggi è viva perché c’è chi porta il Vangelo, c’è chi annuncia la Pasqua di Cristo, c’è chi porta la testimonianza del risolto, cambiano i volti, ma l’annuncio rimane e custodisce il suo vigore. E pensate, tra questi annunciatori, tra questi testimoni c’è Maria. Maria è annuncio di Vangelo, è stella in guida dell’evangelizzazione, è luce nella missione, cioè di un annuncio di Vangelo che raggiunge tutta la Terra.

Credo che oggi Maria accompagni noi e la Chiesa a vivere con forza la freschezza del Vangelo che arriva, che viene portato e che porta la vita, genera la vita. Ma cosa vuol dire portare il Vangelo? E ci aiuta la pagina di Luca che è stata proclamata, la pagina che è chiamata come quella della visitazione di Maria a Santa Elisabetta. E Maria, nuovamente, come abbiamo trovato nel Cenacolo, è presenza che annuncia, è apostola.

Maria è donna che porta il Vangelo e anche nell’andare da Nazareth alla casa della cugina Elisabetta, Maria porta il Vangelo. E se ne accorge bene Elisabetta dicendo del bambino che sussulta nel suo grembo e che quindi dice la percezione, la consapevolezza di chi sta accogliendo appunto il Vangelo. Ma questa pagina di Luca ci ha aiutato a capire cosa vuol dire portare il Vangelo, annunciare il Vangelo.

E ci viene detto che portare il Vangelo non è prima di tutto una parola, non è nelle parole, non è in un testo scritto. Maria porta Gesù, porta Gesù in grembo, porta il Vangelo che è Gesù, che è una persona, una storia di vita, è un dono di vita, è il Messia, l’Emmanuele, il Salvatore ed è custodito e portato in grembo da Maria. Potremmo dire che questo è davvero la prima apostola, la prima apostola e porta appunto non la parola di Gesù, porta Gesù.

Ed Elisabetta che apre la sua casa che non è solo la casa ma è la porta del cuore e accoglie Maria, in lei, con lei accoglie il Vangelo, accoglie il Vangelo che è Gesù. E anche oggi, vedete, portare il Vangelo non è semplicemente portare delle parole, ma è portare, far incontrare Gesù risorto, vivo, in mezzo a noi. Si tratta di incontrare, non solo di ascoltare, si tratta di incontrare il Signore risorto e che è vivo, è vivo in mezzo a noi.

E guardate cosa capita nella casa di Elisabetta, che Elisabetta sentendo, accogliendo Maria dice il bambino ha sussultato di gioia nel suo  grembo. Ecco, mi piace immaginare che questo sussulto di gioia sia una danza, una danza nel grembo di Elisabetta del bambino Giovanni che sarà il battista che esulta, che danza di gioia perché accoglie il Messia, Gesù, il Vangelo, con la danza della vita. Mi sembra una bella immagine chi racconta che cosa vuol dire accogliere il Vangelo.

Se accoglie il Vangelo, la vita danza, cioè la vita trova la gioia di vivere, trova la ricchezza della speranza, trova lo sguardo di fraternità per gli altri, trova la bellezza del vivere, la gioia del Vangelo ed è una danza. La vita diventa una danza, ma questa vita che diventa una danza è immagine della vita che cambia, che cambia. Lì dove c’è povertà, fragilità, peccato, sofferenza, bisogno, la vita cambia e la vita diventa una danza se accoglie il Vangelo, se accoglie la presenza del Signore Gesù risorto.

Maria è testimone della vita che diventa una danza quando si accoglie il Vangelo e sarà una danza anche la vita di Maria, una danza cantata sulle note del magnificat, sulle note di un canto di lode che riconosce il Vangelo che cambia, il Vangelo che cambia davvero la vita e porta la salvezza. Allora preghiamo Maria qui a Montenero, Madonna di Montenero che ci aiuti a rendere la nostra vita una danza.

Le foto di Antonluca Moschetti