Testimoni di fede
Quell’incontro che ti cambia la vita

La piccola via di S. Teresa di Lisieux nell’era digitale
Avevo 25 anni quando, durante un periodo di lavoro in Austria, mi capitò tra le mani un libro che avrebbe segnato profondamente il mio cammino: Storia di un’anima, l’autobiografia di Santa Teresa di Gesù bambino e del Volto Santo. Non fu soltanto una lettura, ma un incontro che trasformò la mia vita. In quella giovane carmelitana scoprii un’amica, una sorella e, col tempo, la compagna più intima del mio percorso vocazionale.

Quando gli amici mi chiedevano: «Hai una fidanzata?», sorridevo rispondendo: «Sì, Santa Teresa di Lisieux». La sua spiritualità ha illuminato i passi della mia vocazione, e ho persino avuto la grazia di abbracciare due volte le sue reliquie, rafforzando un legame che porto nel cuore.
Negli anni seguenti, lavorando nel Dipartimento di Comunicazione Globale delle Nazioni Unite, mi immersi nel mondo digitale: social media, piattaforme, reti globali, interazioni costanti. E mi chiesi: che cosa può dire Santa Teresa, monaca di clausura del XIX secolo, al nostro tempo iperconnesso? Qual è il suo messaggio per chi vive tra smartphone, notifiche e algoritmi? La risposta mi ha sorpreso: la sua voce non solo risuona oggi, ma appare più attuale che mai.
Viviamo in un’epoca dominata da stimoli incessanti: notifiche che lampeggiano, messaggi che pretendono risposte immediate, immagini di vite perfette che generano confronto e ansia. I social media ci spingono a esibire successi, a cercare approvazione nei like e nei followers. Ma questa sovraesposizione rischia di lasciare un senso di vuoto, soffocando il ritmo dello Spirito sotto il rumore del mondo.
È qui che la piccola via di Teresa si rivela un balsamo. In un contesto che premia la visibilità, lei ci ricorda la bellezza del nascondimento, dell’umiltà e della fiducia totale in Dio. Scriveva: «Non sono che una piccola anima che può offrire a Dio solo piccolissime cose». Non contano le grandi imprese, ma l’amore messo nelle azioni più ordinarie: un sorriso, una parola gentile, un sacrificio silenzioso.
Applicato al digitale, questo è rivoluzionario: ogni gesto online può diventare un atto d’amore. Un commento incoraggiante, una condivisione che diffonde speranza, una parola che consola: sono semi di Vangelo piantati nella rete.
Non a caso Teresa è patrona delle missioni, pur senza mai aver lasciato il monastero. La sua missione fu l’offerta quotidiana e la preghiera, capaci di raggiungere i confini del mondo. Oggi, attraverso internet, siamo chiamati a essere missionari della rete. Con un post o una testimonianza possiamo portare Cristo in contesti lontani, trasformando la rete in un moderno “cortile dei gentili”.
Ma occorre custodire la purezza delle intenzioni. Non si tratta di collezionare visualizzazioni, ma di annunciare Cristo. La domanda di Teresa resta valida: Lo faccio per me stesso o per amore di Dio? Una delle tentazioni più forti del nostro tempo è infatti la ricerca compulsiva di approvazione: ogni like diventa una piccola iniezione di autostima. Teresa ci mostra invece la gioia del nascondimento. Le opere più preziose non erano quelle visibili agli uomini, ma quelle luminose agli occhi di Dio.
Nel digitale questo significa riscoprire la bellezza della gratuità: pregare in silenzio per chi soffre, offrire un consiglio senza cercare pubblicità, non rispondere con rabbia a una polemica. Azioni invisibili, che non generano like ma costruiscono il Regno.

Un altro messaggio forte di Teresa riguarda il silenzio. Nel Carmelo era lo spazio che custodiva la presenza di Dio. Oggi invece il silenzio sembra innaturale: anche a dispositivi spenti la mente resta agitata da notifiche e aggiornamenti. Eppure, abbiamo bisogno di un “digiuno digitale”: stabilire momenti senza schermi, dedicare spazi alla preghiera, iniziare e concludere la giornata non con lo smartphone ma con la Parola di Dio. È nel silenzio che il cuore torna ad ascoltare la voce del Padre, che parla nel sussurro.
Forse il messaggio più urgente che Teresa consegna all’era digitale è la fiducia totale. La sua piccola via ci invita ad abbandonarci con semplicità all’amore del Padre. In un mondo che misura l’identità in follower e commenti, lei ricorda che il nostro valore non dipende dagli algoritmi, ma dall’essere figli amati di Dio. Questa certezza libera il cuore dall’ansia di apparire e restituisce la gioia dell’autenticità.
La piccola via è dunque una bussola per navigare l’oceano digitale. Se trasformiamo ogni gesto in atto d’amore, se riscopriamo il silenzio come spazio per Dio, se viviamo la missione non come ricerca di visibilità ma come dono di sé, allora anche internet può diventare un luogo di grazia.
La rete può mutarsi da mercato di rumore a tessuto di relazioni autentiche, da vetrina di ego a spazio di comunione. Pixel dopo pixel, post dopo post, con la semplicità di Teresa possiamo portare Cristo nel cuore del mondo digitale.
