Livorno
Storia passionale della guerra partigiana
Presentato il volume: “Storia passionale della guerra partigiana”
A cura di tutte le Associazioni antifasciste livornesi è stato presentato nella struttura del Museo di Scienze Naturali di Via Roma il volume: “Storia passionale della guerra partigiana”, edito dalla Laterza, la cui autrice: Chiara Colombini è stata presente e ha relazionato nel corso dell’incontro.
Renzo Bacci, Presidente locale dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti ha ricordato che la dottoressa Colombini fa parte dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza ed è l’autrice di numerosi studi sul periodo resistenziale, è stata anche l’autrice di un precedente volume, pubblicato sempre da Laterza, dal titolo: “Anche partigiani però”.
Bacci ha evidenziato che l’incontro voleva anche ricordare le vicende capitate in Italia l’8 settembre 1943, una data che determina un discrimine perché lo Stato italiano si dissolve e nasce una nuova Italia. E’ in quel giorno che popolazione e soldati imbracciano le armi contro i tedeschi come avviene a Roma a Porta San Paolo, ma questo capita anche nella vicina Piombino e nei pressi del Calambrone trova la morte il Colonnello Gamerra che si oppone alla prepotenza tedesca. E’ -ha terminato Bacci- un libro innovativo, che vuole mantenere viva la memoria di quegli avvenimenti rendendoci partecipi di quelle vicende.
Nel rendere noti i fatti esposti nel libro, Paola Meneganti ha poi sottolineato che l’opera della Colombini “ci restituisce la Resistenza nel suo aspetto vivo ed essenziale”. Tra l’altro ci descrive la morte di un giovane diciassettenne, un partigiano che sceglie di entrare nella 35° Brigata Gap, una delle tante storie “passionali” che attraverso emozioni, commozioni e dubbi, mettono in luce le “personali motivazioni esistenziali”
La dottoressa Meneganti, mettendo in evidenza gli aspetti più salienti del libro ne ha espresso alcuni interrogativi come “il senso di colpa e il senso del dovere”, la trasformazione di se stessi, “assuefazione alla violenza”, e su questi temi è intervenuta l’autrice del libro.
Con il termine “passionale” ha chiarito Chiara Colombini “ho voluto indicare uno strumento di analisi”. Ho detto -ha aggiunto- di non aver lavorato sulla “Resistenza armata”, cioè su una forma più radicale dove le “passioni risultavano a tinte più forti”. Per la mia opera -ha chiarito- non ho mai voluto “monumentalizzare” la Resistenza, ma ho compiuto una scelta di scritti coevi, escludendo le memorie rese in seguito. La “passione” è data dal “vissuto interiore delle persone”, con la finalità di “alimentare la coscienza storica” al di fuori di Comitati della “memoria”.
L’8 settembre 1943 è “un momento oscuro ma anche qualcosa che si spalanca”, “un mondo nuovo da cui emerge un senso di responsabilità che prima non c’era mai stato”. Nei partigiani c’è un ansia per il futuro, “una fame di futuro da realizzare con un’esistenza accettabile”. Il futuro evocato come “urgenza del tempo” diventa l’orizzonte nodale di tutto il partigianato. La passione spinge anche “all’autorealizzazione e al cambiamento di se”. E la violenza? La violenza sta nelle cose del momento. Sta nel “clima” in cui si vive. Un clima che parte dalla Prima Guerra mondiale. Dalle guerre successive che determinano una diminuzione di umanità che ci spinge ancora oggi nella ricerca di una pace consolidata.