Diocesi
Riscoprire la propria spiritualità per raccontarla agli altri
L'intervista al relatore dell'Assemblea diocesana, fratello Enzo Biemmi

di Chiara Domenici
C’è una ricetta per narrare la fede? Per condividere il credo cristiano, ma soprattutto per avvicinare le persone a Gesù? Come si fa a diventare evangelizzatori? Enzo Biemmi, religioso della Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia, relatore all’Assemblea diocesana di quest’anno ha provato a spiegarcelo in quest’intervista… perché in realtà una ricetta c’è davvero!

E a proposito del quadro di Van Gogh, ecco uno scritto di fratel Biemmi per l’interpretazione del quadro
Questo quadro porta il titolo “Il seminatore al tramonto”, realizzato nel 1888 in Provenza, due anni prima che l’artista si togliesse la vita. Il seminatore è un’immagine che ha inseguito Van Gogh per tutta la vita. Il giovane Van Gogh era figlio di un pastore protestante e il testo di Mc 4,3-9 (la parabola del seminatore) fu proprio il primo che egli dovette commentare in un sermone festivo, nella sua veste di aiuto predicatore.
Di questo capolavoro di colore e di semplicità possiamo sottolineare quattro particolari.
a) Parlandone al fratello in una sua lettera, egli lo descrive suddiviso in due parti: la parte alta con il sole al centro, la parte bassa con il campo arato. Il colore blu del cielo, chiazzato di viola, passò alla terra e il colore caldo della terra illuminata dal sole passò al cielo. Questa inversione è quanto mai allusiva: il cielo è entrato nella terra e la terra è custodita in cielo nel cuore di Dio. Questo primo particolare ci ricorda che il velo del tempio è stato squarciato, che non c’è più sacro e profano, che tutto il mondo è amato da Dio. È un primo messaggio di questo capolavoro: l’invito ad avere sul mondo lo stesso sguardo di Dio e quindi a vedere la sua presenza in tutte le persone: vedere Dio in tutte le cose, come diceva Sant’Ignazio.
b) Il secondo particolare riguarda il seminatore. Con la mano sinistra tiene sul cuore il sacco del seme, custodisce la Parola. Con la destra con gesto solenne, liturgico, la dona alla terra. Il seme ha lo stesso colore oro del cielo. Forse non riusciamo a vederlo dall’immagine, ma i semi sono piccoli chicchi d’oro.
Solo custodendo nel cuore la Parola di Dio, come faceva Maira, la comunità cristiana potrà donarla agli altri.
c) Lo sguardo è fiducioso e deciso, proteso in avanti, come il passo. È un seminatore che guarda in avanti e oltre il campo, che semina con fiducia. Da dove gli viene questa fiducia? Se notate, egli ha paradossalmente alle spalle quello che attende con speranza gettando il seme: il grano maturo. Si tratta di una situazione improbabile: la stagione della mietitura e quella della semina nello stesso tempo. Anche questo è evocativo: la speranza si regge sulla memoria, su quella spiga matura e su quel raccolto che abbiamo già veduto nell’umanità del Figlio di Dio morto e risorto. Questa memoria è la fonte della perseveranza, della fiducia nel seminare, del coraggio di andare verso terreni diversi, nell’accogliere le perdite e gli insuccessi. Non è tempo di raccolto, è tempo di semina con gli occhi alla promessa di Dio già tutta attuata in Cristo.
d) Infine una forte provocazione ci viene da questo seminatore che non segue i solchi e va verso il bordo del quadro, sbanda, sconfina. Qui c’è tutto il magistero di Papa Francesco, il suo invito alla conversione missionaria di tutte le espressioni della chiesa. Una chiesa in uscita.
Custodire la Parola nel proprio cuore, donarla gratuitamente senza pretese di risultato, avere fiducia nei terreni non arati. Mi sembrano messaggi fondamentali per gli evangelizzatori e per l’intera comunità cristiana, chiamati oggi a una profonda conversione missionaria.