Omicidi e femminicidi: un bollettino di guerra

La lettura del prof. Franco Nocchi*

Sto scrivendo queste righe poche ore dopo che si è tragicamente consumato l’ennesimo femminicidio: a Costa Volpino, un piccolo centro di circa ottomila anime sulla punta settentrionale del lago d’Iseo (Bergamo), nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 ottobre 2024 un 19enne uccide una sua coetanea, Sara Centelleghe, con 30 colpi di forbici inferte sul corpo della povera ragazza dopo averla prima picchiata brutalmente.

L’omicida reo confesso ha dichiarato al gip di “non sapere perché lo ha fatto”: questa mancanza di “insight”, cioè l’essere inconsapevoli della propria condizione psicologica e del proprio agire, è caratteristica sempre più riscontrabile in assassini reo confessi; su questa caratteristica mi soffermerò più approfonditamente più avanti con specifiche considerazioni.

Certo è che, purtroppo, negli ultimi mesi stiamo tristemente assistendo ad una vera e propria “escalation” di femminicidi e di omicidi “in generale”: secondo i dati forniti sul sito web del Ministero dell’Interno, alla data del 28 ottobre “..relativamente al periodo 1 gennaio – 27 ottobre 2024, sono stati registrati 257 omicidi, con 94 vittime donne, di cui 80 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 50 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.”[1]

Un vero e proprio bollettino di guerra

Questo articolo è il primo di una serie di articoli in cui andremo a tracciare delle linee guida generali per inquadrare, nella consapevolezza di non poter essere esaustivi (anche perché ogni caso deve comunque essere analizzato e diagnosticato nel suo specifico contesto situazionale), le principali cause psicobiologiche, psicopatologiche, sociologiche…e anche “spirituali”, che possono riscontrarsi più o meno profondamente alla base di un atto criminale.

LE CARATTERISTICHE PSICOPATOLOGICHE DELLA VIOLENZA GRAVE E DELL’OMICIDIO

Secondo il DSM-V ( il “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta Edizione), sono 5 (cinque) le tipologie di disturbi mentali che risultano essere maggiormente correlate alla violenza grave e all’omicidio :

– disturbo borderline di personalità

– disturbo antisociale di personalità

– disturbo delirante

– schizofrenia tipo paranoide[2]

– disturbo dipendente di personalità

I tratti distintivi di questi disturbi vanno quasi sempre a “mischiarsi” e ad interagire nella singola Persona: in altre parole, sono veramente rari i casi in cui un essere umano agisce in preda a un singolo disturbo allo stato “puro”.

Si sarà notato l’assenza in elenco di un disturbo di cui si parla molto e al quale quasi tutti i commentatori tv attribuiscono, spesso erroneamente, la piena responsabilità della stragrande maggioranza dei fatti di cronaca nera, soprattutto quando si parla di femminicidio: il disturbo narcisistico di personalità.

Ma se è vero che le dinamiche implicate nel narcisismo patologico possono costituire parte costitutiva del background personale e, in alcuni casi, un forte desiderio che spinge il soggetto al compimento di un’azione violenta e/o delittuosa, è altrettanto vero che il narcisista patologico “puro” non ucciderebbe e non si ucciderebbe se non “intervenissero” in lui tratti disfunzionali di altri disturbi di personalità in lui compresenti.

E questi tratti disfunzionali hanno origine in uno o più dei 5 disturbi sopra elencati. Prima comunque di andare a parlare dei 5 disturbi in elenco andiamo a puntualizzare alcuni concetti relativi al narcisismo.

NARCISISMO PATOLOGICO

L’analisi del narcisismo impone un’attenta valutazione per rilevare i diversi fattori che concorrono alla sua determinazione e per stabilire il suo rapporto con il continuum “salute-patologia”.

Questo aspetto è strettamente legato alla distinzione tra narcisismo sano e narcisismo patologico; tale distinzione in ambito psicodinamico e psichiatrico è particolarmente importante: sia perché un comportamento definibile come narcisista può essere considerato “normale”, sano e addirittura adattivo in un determinato contesto o in una specifica fase di vita di un individuo, ma anche e soprattutto per il fatto che la cultura della società in cui viviamo è impregnata di messaggi in cui si esaltano aspetti narcisistici (individualità, competitività sfrenata, vittoria, supremazia, potere, ecc.) ed è spesso difficile capire quanto l’individuo etichettato come narcisista possa essere “solo” influenzato da tali messaggi e quanto, invece, possano essere presenti tratti contraddistintivi di una vera e propria organizzazione di disturbo narcisistico di personalità. 

A questo punto è opportuno specificare, pur in modo estremamente sintetico e riduttivo, il concetto di “personalità”: secondo la definizione del vocabolario treccani “…in psicologia, con la parola personalità si intende l’insieme delle caratteristiche psichiche di una persona, così come si sono formate nel tempo a opera di fattori genetici e di influenze dell’ambiente…”[3]

Quando la personalità di un individuo è basata su un’identità stabile positiva, l’individuo stesso è capace di intrattenere con l’alterità e con sé stessi relazioni profonde e costruttive.

I “disturbi di personalità” costituiscono invece delle modalità, relativamente inflessibili, di percepire, reagire e relazionarsi alle altre persone ed agli eventi. Tali modalità riducono pesantemente le possibilità del soggetto di avere rapporti sociali efficaci e soddisfacenti per sé e per gli altri. Il DSM V definisce 10 disturbi della personalità che vanno a coprire un’ampia gamma di profili sintomatologici.

Le persone con un disturbo narcisistico di personalità sono caratterizzate da un’idea grandiosa di sé stesse e delle proprie qualità, necessitano di continua adulazione e della costante attenzione degli altri (la loro autostima dipende interamente proprio da questo ed è quindi molto fragile) e le loro relazioni interpersonali sono contrassegnate da mancanza di empatia, da una forte e costante arroganza unita a sentimenti di invidia, dall’abitudine ad approfittarsi degli altri e dall’intima e profonda convinzione di godere di speciali diritti con le conseguenti aspettative che tutti devono essere sempre pronti a fare loro favori speciali. 

Chiaramente molto altro ci sarebbe da dire, soprattutto sull’eziologia (origine) di tale disturbo e sui pattern relazionali adottati dai narcisisti patologici nei vari ambiti della quotidianità (nella vita di coppia, nel lavoro, nello sport….in parrocchia…, ecc ecc) ma non è questo il contesto giusto per poterlo fare.

Numerosi studi evidenziano che nel narcisismo patologico le comorbilità[4] sono frequenti: infatti le persone con disturbo narcisistico di personalità spesso hanno anche un disturbo depressivo e/o un disturbo da abuso di sostanze (soprattutto cocaina), un disturbo bipolare ma soprattutto uno o più altri disturbi di personalità (istrionico, borderline, paranoide, antisociale).

Ed è in questa contesto di comorbilità che il disturbo narcisistico diventa spesso detonatore di atti violenti. Per il narcisista patologico è insopportabile che la sua autostima venga violata: quando questo accade vive uno tsunami di emozioni crescenti che lo spingono verso la riconquista del controllo onnipotente su sull’ambiente circostante e su sé stesso

Ma il narcisista patologico “puro” non ucciderebbe né si suiciderebbe, è troppo attaccato alla vita, pur per motivi distorti: il suo unico e costante obiettivo è quello di dominare e controllare l’alterità e per questo “ha bisogno” della vita, così come ha bisogno di dimostrare sempre di essere superiore anche nel riuscire a controllarsi e contenersi in presenza di altri nelle situazioni in cui un’altra persona perderebbe “fisiologicamente” le staffe.[5]

E’ quindi solo dalla comorbilità con altri disturbi e quindi dalla compresenza nella sua personalità di tratti disfunzionali di altri disturbi mentali, che il narcisista patologico è “guidato” a compiere atti violenti.

Prendo a titolo di esempio una scena del film “American Psycho”: quando il protagonista, Patric Bateman, persona benestante e che riveste un alto ruolo nella gerarchia dell’azienda in cui lavora, confrontando i biglietti da visita esclusivi con i suoi colleghi, percepisce che il biglietto da visita di un suo collega è migliore del suo.

Questo suscita l’inusitata ed ingiustificata furia di Batman (lo tsunami emozionale da violazione di autostima del narcisista patologico), furia che l’uomo riesce davanti ai colleghi a contenere (il mantenimento del controllo e quindi della maschera della persona “superiore a tutto” del narcisista patologico) ma che poi tragicamente scarica uccidendo un mendicante per strada (la cieca violenza e la potente impulsività dei disturbi di personalità borderline e soprattutto antisociale).

Ed è proprio di questi due disturbi di personalità (antisociale e borderline) che andrò rispettivamente a parlare nei miei prossimi due articoli.


[1]Fonte : https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2024-10/settimanale_omicidi_al_27_ottobre_2024.pdf

[2]    In questo caso preferisco mantenere la dicitura del DSM-IV, per motivi che andrò a spiegare al momento opportuno

[3]Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/personalita_res-4c94a053-e3b0-11eb-94e0-00271042e8d9/

[4] La presenza contemporanea nello stesso soggetto di due o più malattie

[5] Ben diverso dalla gestione emozionale funzionale: il narcisista patologico controlla e reprime le sue emozioni per non apparire debole ma poi presenta sempre un conto salato di detto controllo all’alterità e spesso anche al suo corpo.

*docente universitario di Psicologia, Criminologo, Sociologo