Le Beatitudini: 8 porte per incontrare Gesù

Il cammino della Comunità Pastorale “I Tre Arcangeli”

È possibile essere felici? E non come un sogno lontano, ma come realtà concreta, qui e ora, nel mondo che abitiamo e nelle sfide quotidiane che affrontiamo? Ma, soprattutto, siamo davvero convinti che è la felicità la “bella notizia” che ci è stata annunciata?

Sono queste le domande profonde e un po’ provocatorie che hanno accompagnato il percorso che si è concluso nel mese di giugno nella Comunità Pastorale “I Tre Arcangeli”: un cammino di nove incontri, mensili, rivolto a tutti coloro che con sguardo aperto erano interessati a conoscere qualcosa di più del vero volto di Dio e della propria vita e che ha avuto come filo conduttore il testo delle Beatitudini (Mt 5,1-12).

Una settimana prima di ogni incontro è stata messa a disposizione online una scheda con approfondimenti tematici che hanno avuto al centro l’essenziale, la Parola, e in cui siamo stati aiutati dal Magistero dei Papi e delle riflessioni di molti Autori e Autrici che hanno consentito di cogliere tante sfumature importanti.

Ogni incontro è stato strutturato in due parti:

  1. Una sintesi dei punti più significativi della scheda attraverso frasi, immagini, video, spunti di riflessione, provocazioni
  2. La condivisione di domande, riflessioni ed esperienze, in un arricchimento reciproco dove ognuno ha potuto portare il proprio contributo personale confrontandosi con la propria vita e con gli altri.

Presenza costante la preghiera, sempre all’inizio dell’incontro, attraverso un canto, e alla fine, collegata al tema trattato, nonché, proposta in modo più strutturato, nei momenti “forti” come in Quaresima. Un piccolo laboratorio della fede, tempo di ascolto, di incontro e di dialogo, dove la semplicità ha incontrato la concretezza della vita.

Il brano delle Beatitudini è molto conosciuto, ma ci siamo resi conto che il suo vero messaggio non lo è altrettanto. Il rischio dei testi molto noti è infatti quello di essere ascoltati con poca attenzione e dati per scontati, senza apprezzarne la grande ricchezza e profondità, oppure di essere fraintesi perché non usano comunque il nostro linguaggio.

La povertà, l’afflizione, la fame, la persecuzione, … non sono norme di comportamento o la causa della beatitudine, altrimenti che «bella notizia» sarebbe? Troppo poco pensare a una consolazione a buon mercato per sfigati, aspettando rassegnati una ricompensa futura. Non è lo stare alle regole perché la felicità non si merita, ci viene donata!

Il motivo della beatitudine sta invece tutto in quel “perché” ripetuto, siamo beati perché riceviamo oggi in dono da Dio una nuova condizione: il regno dei cieli, la consolazione, l’eredità della terra, la pienezza, la misericordia, la visione di Dio, l’essere chiamati figli di Dio. La felicità non è qualcosa che arriverà soltanto domani, ma è qui adesso, il Paradiso inizia qui!

Le Beatitudini sono quindi la sintesi del messaggio di felicità che Cristo ha portato al mondo, il suo autoritratto perché in Lui, il Verbo incarnato, c’è la realizzazione attiva, nell’accoglierle e viverle in prima persona. Ma sono anche i luoghi della nostra vita dove possiamo incontrare Dio che sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. Il Signore infatti non cancella il passato, le difficoltà, ma cambia il nostro modo di viverli, il nostro punto di vista, e riempie la vita di significato, facendoci scoprire che in tutto c’è sempre nascosta grazia e gioia se siamo in relazione con Lui. Si tratta quindi di una felicità che non dipende dagli eventi e spesso quello che vorremmo scartare nella nostra vita può esserne il fondamento, una porta socchiusa dove dall’altra parte c’è il Signore che ci aspetta.

Ma per incontrarsi bisogna essere in due e quella porta noi, sospinti dallo Spirito, la dobbiamo liberamente spalancare. Il bello è che abbiamo quotidianamente la possibilità di aprire queste porte e, anche senza rendersene pienamente conto, può farlo anche chi pensa di non credere in Dio: il Signore ci aspetta tutti!

Abbiamo quindi scelto di non rimanere tra la folla, nel gruppo dei followers che seguono Gesù per i suoi miracoli, il fascino delle sue parole, la sua personalità, ma di provare ad essere quei discepoli su cui Gesù alza gli occhi invitandoci ad avvicinarci per ascoltarlo e così capire come funziona la nostra vita. L’invito a sederci accanto a Lui, ascoltarlo e aderire a questo lieto annunzio, infatti, è rivolto oggi anche a noi, sia che arranchiamo con fatica salendo sulla cima della montagna che la vita ci ha messo davanti, sia che vaghiamo smarriti e incerti nella pianura. Nella nostra vita ci sarà sempre una Cana di Galilea in cui, nonostante tutti i nostri sforzi e i nostri preparativi, sul più bello della festa ci mancherà il vino e ci sembrerà che crolli tutto. Ma è proprio lì che, con l’aiuto di Maria, inizierà la relazione, il fidarsi, e verrà allora fuori il vino più buono.

Rileggendo insieme queste pagine del Vangelo in modo differente, non semplicemente ascoltandole, ma contemplandole lentamente, cercando di cogliere la sinfonia che le abita, abbiamo trovato uno specchio in cui vedere più chiaramente l’immagine di noi stessi e un tesoro inesauribile a cui attingere.

In questo percorso, ricco di tanti doni che il Signore ci ha voluto elargire, ci siamo sempre sentiti accompagnati e sostenuti dallo Spirito da cui abbiamo cercato di lasciarci docilmente condurre e di questo non possiamo che rendere grazie.

A Lui ancora ci affidiamo con speranza perché ci guidi nel nuovo cammino che ci attende.

Rossella e Maria Evelina