L’attentato alla chiesa S. Elia a Damasco

La lettera di richiesta d'aiuto di Aiuto alla Chiesa che Soffre

Il 22 giugno, un attentato suicida ha devastato la chiesa greco-ortodossa di Sant’Elia, nel quartiere Dwelah di Damasco (Siria). La liturgia era appena iniziata: le candele erano accese, i canti risuonavano. Poi il boato, il silenzio, le grida. Decine di persone hanno perso la vita o sono rimaste ferite. Secondo le autorità siriane, l’attentatore era affiliato al gruppo terroristico Daesh (ISIS). I nostri partner locali continuano a soccorrere i feriti, mentre si piangono i morti.

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In questo momento di dolore, ci tornano alla mente i volti e le parole dei nostri amici siriani, come Christine, una ragazza di 15 anni che aveva perso un piede e la sua migliore amica in un attacco bomba. Ci disse:   «Che il Signore li perdoni. È tutto quello che posso dire.»  Christine era una delle alunne della scuola Al-Riaya, alle porte di Damasco, distrutta dalla guerra e poi ricostruita. Non sappiamo se fosse nei pressi della chiesa al momento dell’attacco di ieri.
Un Vescovo siriano, il cui nome non riferiamo per ragioni di sicurezza, ci confidò:   «La Siria è la culla del cristianesimo». Pensiamo a «San Paolo, San Simeone Stilita, San Marone. Noi cristiani abbiamo contribuito alla civilizzazione del Paese con scuole e ospedali, introdotto le fabbriche e il commercio, salvaguardato la lingua araba durante l’occupazione ottomana. Non possiamo abbandonare la nostra terra».
Oggi i nostri partner, come il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, continuano a sostenere chi è rimasto. Ma le risorse sono poche, e il bisogno cresce di ora in ora. Con il vostro aiuto possiamo rendere loro la speranza. Possiamo fornire aiuti di emergenza, rispondendo alla violenza con la carità, senza cedere all’odio. Come disse Christine: «Che il Signore li perdoni.»  ACS auspica che i responsabili di questo crimine siano assicurati alla giustizia, ma oggi la priorità è proteggere i nostri fratelli minacciati. 
Dona ora. Aiuta la speranza a resistere.
Con gratitudine e in comunione di preghiera per i nostri fratelli siriani
Massimiliano Tubani
Direttore