La ragazza che viveva d’amore

Il ricordo della giovane catechista nel mese di agosto

Nel mese di agosto, la famiglia Menicagli, per ricordare la splendida Giada, ha letto, durante la Messa in memoria presso la Chiesa della Sacra Famiglia, alcune pagine del libro ” Schegge”. In particolare, trattasi dell’articolo di giornale del Tirreno, scritto dalla giornalista Sara Giusti, per ricordare il terzo anniversario della salita al cielo di Giada e le pagine 15 e 16 del libro, che fanno memoria del giorno in cui Giada nasce in paradiso. 

Sono pagine intime e profonde che la famiglia condivide con i lettori de La settimana on line e con tutte le persone che amano Giada, che la conoscevano, oppure che la vogliono conoscere. Ecco le testimonianze.

4 agosto 2025: pagine 14/15 e 16 del libro Schegge

LA RAGAZZA CHE VIVEVA D’AMORE   da “Il Tirreno” del 19 / 01 / 2006 di Sara Giusti.
Ricordare il terzo anniversario della morte di Giada Menicagli, la ragazza morta il 4 gennaio 2003 dopo una lunga malattia nel giorno del
compleanno di don Biondi, il 17 gennaio. Ricordarla presentando un libro che raccoglie le testimonianze di chi l’ha conosciuta e curato dall’amatissimo prete di Shangai, che l’ha terminato pochi giorni prima di morire. Era piena di gente la chiesa della Parrocchia della Sacra Famiglia martedì pomeriggio. Fuori, una pioggia battente non ha smesso nemmeno per   un attimo di cadere. Dentro, gli amici, i parenti ed i conoscenti della ragazza, seduti sulle panche o in piedi, in fondo alla chiesa. A presentare il libro “Schegge, Giada Menicagli” il fratello della ragazza, don Fabio, ordinato prete il 19 novembre scorso, e mons. Alberto Ablondi. ” Il mio augurio è che attraverso questo libro – ha detto don Fabio leggendo il messaggio inviato dal Vescovo Coletti, che non è potuto essere presente – ci possiamo avvicinare tutti a Dio Padre, camminando sulle orme di chi ci ha preceduto”. Poi il messaggio del fratello, pacato, non di dolore: L’amore – ha commentato il giovane prete , negli occhi la stessa luce di quelli della sorella- non può rimanere fine a sé stesso, deve andare verso gli altri, così come Giada ci ha insegnato. Le lettere contenute in questo volume rispecchiano bene la figura di Giada, nella sua capacità di vivere una vita testimoniata in Cristo, che va verso l’Amore”. Don Fabio ha poi indossato la casula e ha celebrato una messa in memoria di don Biondi. Anche lui ha creduto fino all’ultimo che il messaggio di Giada non dovesse rimanere soltanto tra le persone che l’avevano conosciuta.

4 agosto 2025: pagine 15 e 16 del libro Schegge

GIADA ORA È TORNATA ALLA CASA DEL PADRE.  Bastò una telefonata ed il corridoio del reparto era già pieno di amici di tutte le età. Giada fu trattata per quello che era: appartenente alla stirpe Santa, al popolo regale. La camera fu svuotata di tutto ciò che faceva riferimento ad una stanza di ospedale. Aiutata delle infermiere, Manuela ebbe la possibilità di prepararla personalmente, aveva avuto l’ispirazione di farle indossare la Veste bianca, niente altro sarebbe stato più adatto. Il Vescovo Coletti, la dottoressa Mazzoni direttrice dell’hospice e tutti gli amici erano accorsi, aspettando che Giada fosse pronta. Il Vescovo, che aveva conosciuto Giada ed era rimasto colpito dalla sua persona, dalla sua fede, dalla preoccupazione che aveva per gli altri malati, chiese ai genitori di raccogliere le sue memorie e le testimonianze. I frutti della sua risurrezione si videro subito: Manuela che prima era disperata, tanto che si poteva temere un crollo nervoso, ora era lì, con una forza d’animo incredibile, la persona più esposta e quindi più debole, ora era la più forte, impegnata a dare testimonianza di Giada e a raccontare come si erano svolti i fatti. Sparì da lei ogni forma di risentimento dal più grande al più piccolo; anche giorni dopo quando, non so come si parlò di alcune pesanti cattiverie che Giada aveva ricevuto, mi calmò dicendo: ” Lascia stare, lei sapeva ed aveva perdonato“. Roberto, che come Maria tutto aveva serbato nel suo cuore, attingeva a quel “Tesoro” che alimentava la sua certezza. Fabio era addirittura estasiato; il loro rapporto è oltre quello fraterno, da questo punto di vista sono sempre stati più che gemelli, lui ” sentiva ” lo stato d’animo di Giada quando era nella tristezza o nella felicità, e ora con quel modo straripante con cui si manifestano i suoi sentimenti, diceva, quasi saltando per una gioia interiore particolare: “ Bella, bella è bellissima“. Fu possibile vegliarla nel suo letto fino alla mattina inoltrata della domenica. Era proprio bellissima. Dalla cappella dell’obitorio transitò solamente per essere accompagnata ed accolta nella chiesa della Santa Famiglia. Sentii in modo tangibile il calore dell’accoglienza. Non fu certo una celebrazione, ma piuttosto una celebrazione sponsale all’interno di una liturgia pasquale: Giada, figlia del Padre, andava sposa di Cristo nello Spirito Santo. La chiesa era gremita e le persone che non vi entravano più si erano assiepate fuori. Fu intonato il canto “risurrezione”. La Celebrazione Eucaristica fu presieduta dal Vescovo e concelebrata da molti altri sacerdoti. Quando uscì dalla chiesa, il Vescovo l’accompagnò alla macchina e la salutò solennemente. Fu tumulata due giorni dopo, per via della festa dell’Epifania, Fabio incise nella calce fresca dei raggi intorno alla croce, a simboleggiare la gloria della Risurrezione e accanto al nome scrisse ALLELUIA. La Santa Messa nel trigesimo della morte cadde nella memoria di Sant’Agata vergine e martire. Don Teodoro Biondi iniziò dicendo: ” Non riesco a dire che celebriamo la messa in suffragio di Giada: Diremo allora che celebriamo la Messa per pregare con Giada e perché Giada preghi per noi”. E così dicendo interpretò il sentire di tutti ( ed erano molti ) i presenti. O Dio che hai associato alla passion del tuo Figlio Giada, testimone della fede, e ci illumini con la luce del suo apostolato e del suo martirio concedi anche a noi di venire a Te per prendere parte con lei alla gioia eterna.

Un commento a queste pagine è superfluo, parlano da sole, vivono da sole e celebrano la spiritualità di una ragazza semplice ed umile, ma che aveva una dote grande: aveva il dono dell’amore. Un Amore verso Gesù così profondo che l’ha sempre portata ad amare gli altri, specialmente i bambini e i sofferenti e ad amare gli animali e la natura. Nella sua breve vita terrena la sua missione è stata significativa: la sua luce interiore, una luce che è riflesso di Dio, si sta propagando da allora verso le persone più disperate, verso chi vive nel buio, illuminando di speranza la vita di tutti.

Giada ci veglia dal cielo, le sue membra riposano nel camposanto di Santa Giulia di Livorno.