I nostri giovani a Roma: un’esperienza unica

Le immagini dei livornesi al Giubileo

Il Giubileo dei giovani a Roma continua e sono giorni di preghiera, di bellezza della città eterna, di luoghi santi, ma soprattutto di incontri e gioia. I livornesi, che sono accolti in tre parrocchie diverse della periferia romana, insieme a ragazzi di altre diocesi d’Italia e del mondo, hanno fatto amicizia con giovani portoghesi, messicani, francesi e brasiliani; basta passeggiare per le strade della città per incontrare gruppi di giovani. Poi le basiliche delle porte sante e la piazza san Pietro: luoghi privilegiati di incontro, dove i ragazzi hanno celebrato la Messa, hanno cantato e ballato, hanno espresso la loro professione di fede e esternato la loro gioia. In queste immagini di Elia Pappalardo, della Pastorale giovanile diocesana, alcuni momenti di queste giornate speciali. Oggi sarà la volta della “via Crucis toscana”, i giovani arrivati dalla nostra regione si ritroveranno al Celio alle 18 per ripercorrere insieme la Passione di Cristo.

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le parole del card. Zuppi ai giovani: Il card. Zuppi: “Siccome abbiamo trovato tanta pace che ce la teniamo a fare se stiamo in pace da soli? Ce la scambiamo, subito! Scambiamoci la Pace del Signore” https://www.facebook.com/share/r/1ArveSH7BT/

“Come si può credere, dopo secoli di storia, e di morti, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte?” https://www.facebook.com/reel/1859601494603693

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L’omelia integrale del card. Zuppi

Sento la grande gioia di essere qui, accolti da Pietro e dal suo successore che presiede nella comunione la comunione, quella che viviamo, la gioia di essere insieme, gioia di infiniti incontri e dell’incontro sempre infinito e nuovo con il Signore. Sento la gioia di questa nostra Madre – questa! – bellissima, santa perché amata da Lui. La santità è affidata a ciascuno di noi ed è il semplice e umanissimo riflesso dell’amore di Dio, quello che non ci fa vivacchiare, che ci rende davvero unici non perché soli ma perché originali.
Questa nostra madre Chiesa grande, senza confini ci è affidata e noi lo siamo a Lei. Prendiamola con noi e amiamola. Contempliamo questa sera e in questi giorni la sua bellezza, la grandezza di questa comunione: ci sentiamo a casa. È la mia e nostra casa, inadeguati e peccatori come siamo, ma famiglia universale, cattolica, dove tutti, tutti, tutti, siamo accolti come le braccia del colonnato ci stringono e ci definiscono. Sono braccia che la proteggono dal caos del mondo, per insegnarci a vivere il Vangelo e per andare nel mondo pieni di speranza e di pace. Al centro non c’è il nostro io.
Al centro c’è sempre e solo Cristo, nostra speranza e pace. Cristo che rende l’altro, qualunque esso sia, il mio e nostro prossimo e non un estraneo o un nemico. E se amiamo il prossimo anche lui scoprirà il volto di Cristo nello sconosciuto che si è preso cura di lui e lo ha preso con sé! Siamo qui e questa nostra Madre la vediamo addolorata, sotto una croce ingiusta e terribile sulla quale è inchiodato suo figlio e i suoi figli. Sono croci costruite follemente dagli uomini che fabbricano armi per uccidere e distruggono quello che fa vivere. La Chiesa è sotto la croce con gli occhi pieni di lacrime e il cuore ferito per tanta enorme sofferenza, insopportabile per una madre come deve esserlo sempre per l’umanità tutta.
Oggi il nostro mondo è segnato dalla guerra, quella che Papa Benedetto XV condannò con grande coraggio e sapienza perché era solo un’inutile strage. Oggi si combattono tante inutili stragi, tante guerre. Sono tutte nostre guerre. Papa Leone XIV, che ha chiesto una pace disarmata e per questo disarmante, ha detto: «È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. …
Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? … Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?».
Disarmiamo i nostri cuori per disarmare cuori e mani di un mondo violento, per guarirne le cicatrici, per impedire nuovi conflitti! Ha detto il Cardinale Pierbattista Pizzaballa: «Tutto sembra parlare di morte, di odio, di distruzione, di violenza, sembra proprio una notte che non finisce mai». È la notte di ingiustizie terribili e inaccettabili, di violenze che colpiscono sempre per primi i poveri e che in realtà rendono tutti poveri.
Quante notti avvolgono interi Paesi e sono scese nei cuori! Chi uccide un uomo, uccide il mondo intero! Come uccidere un bambino, quel bambino, quella vita? Non possiamo mai abituarci a una sofferenza infinita, frutto della disumana, primitiva, temibile logica del più forte. È un mondo che accetta di nuovo come normale pensarsi l’uno contro l’altro o l’uno senza l’altro, che in modo dissennato non ha paura della forza inimmaginabile degli ordigni nucleari. Nel nostro mondo diventa normale l’uno sopra l’altro, gli uni contro gli altri, gli uni senza gli altri, e non crediamo più che siamo sulla stessa barca e che l’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità.
Sento, sentiamo, allora la chiamata e la forza umanissima e possibile di essere discepoli di Gesù, operatori di pace in un mondo come questo, per difendere la vita sempre dal suo inizio alla fine, di tutti, senza distinzioni, rivestendo la persona sempre di dignità e cura. C’è troppa sofferenza, chi la consolerà? C’è troppo odio, chi lo vincerà? C’è troppa malevolenza, chi insegnerà a guardare e capire il bene nascosto in ognuno? Ci sono troppe armi nelle mani, nei cuori e nella testa delle persone, troppi interessi enormi per venderle e acquistarle, chi li toglierà? C’è troppa vendetta che acceca il cuore, chi la spegnerà? C’è un bambino in mezzo al mare o perduto nel deserto, chi lo salverà? C’è tanta amarissima e atroce solitudine, chi si farà compagnia, visita, protezione? C’è tanta rassegnazione, chi accenderà il cuore di speranza e aiuterà a costruire il futuro? C’è tanta confusione nella mente, chi donerà la sicurezza di un amore che capisce e non possiede? Signore, manda me! Signore manda noi! Signore credo in te e nella forza della tua Parola e ti aiuto io! Signore Tu sei e io sono, come avviene nell’amore.
Ecco la gioia di questo Giubileo e la gioia di potere confessare oggi la nostra fede insieme a Pietro. Credo che tu sei la salvezza perché la vita non finisce e Tu ci prepari un posto nella tua casa del cielo.
Credo che la vita con Te, Signore, è gioia perché piena di amore e perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Credo Signore e non ho più paura della vita, non la tengo per me, non cerco una misura limitata perché il tuo amore è forza e la vita è sempre benedetta. Le nostre comunità diventino case di pace, piccole ma mai mediocri, grandi perché umili, libere perché legate dall’amore, capaci di lavorare gli uni per gli altri e di pensarsi insieme. Confessiamo la nostra fede e farlo individualmente e insieme ci aiuta a sostenerci a vicenda, a nutrici con la forza della fraternità, cioè dell’amicizia e del volerci bene tra noi, diversi come siamo, perché crediamo che si può amare e si può amare per sempre perché l’amore ripara, ripara tutto, sempre, molto più di quello che crediamo, perché l’amore che ci doni vince ogni divisione e ci rende gli uni per gli altri, come siamo fatti.
Ecco la nostra speranza, in un mondo nel quale la notte della rassegnazione riempie di felicità individuali, spegne i sogni. Grazie Gesù, amore mio e nostro, che non ti rassegni e continui ad avere fiducia in noi. Ognuno di noi, tu lo sai perché conosci bene il nostro cuore, ha tante cose da costruire. Tu Signore a Pietro parli di edificio spirituale e di diventare pietra. L’importanza di ogni pietra non è mai di essere isolata, ma è sé stessa quando è insieme. Siamo noi stessi quando ci pensiamo per gli altri. Satana insiste sempre a volerci fare trasformare le pietre in pani, forzando tutto per nutrire il nostro io come l’antica e mai sconfitta tentazione di diventare Dio, grandi, forti, irraggiungibili.
Siamo pietre vive e l’attore sei sempre Tu.
Noi con Te diventiamo attori della vita vera, protagonisti perché servi. Io credo, Signore. Credo perché ho ascoltato la Tua parola, vivo la Tua presenza, vedo il Tuo amore. Signore tu sai che sono peccatore e traditore come Pietro e tu non mi mandi via, non condanni ma salvi, non mi chiedi di non sbagliare ma di amarti e seguirti come sono per essere e per cambiare. Signore Tu vuoi che io continui in Te ed edifichi la tua Chiesa con la mia vita, con il mio corpo, con le mie relazioni. Le cose che succedono nella mia vita sono un disegno di salvezza, non un’accozzaglia di fatti incomprensibili. È questa la mia e nostra storia, la scoperta che ci fa tornare pieni di gioia perché vediamo che è un’opera di grazia nella povertà della mia vita.
È la gioia di non avere paura di confessare la fede in Te, di smettere di aspettare sempre pensando di dovere avere tutte le risposte, perché la sicurezza sei Tu, le risposte le trovo vivendo e l’amore urge nel mio cuore. “Prendi il largo e getta le reti. La notte è passata nella fatica, ma sulla tua parola getterò le reti. Simone, figlio di Giovanni, per tre volte mi hai rinnegato. Mi ami? Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene. Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio. Tu sei e io sono. Grazie. Seguimi. Ti seguirò e tu continua a amarmi e perdonarmi. Speranza, pazienza, Pace. Grazie Gesù.