cinema
Duse
Il film di Pietro Marcello

Sul finire della Grande Guerra la diva del teatro italiano ed europeo viene raggiunta da una dura notizia: tutti i suoi averi depositati in una banca tedesca sono scomparsi per il fallimento dell’istituto. Non ha più nulla, e sono dodici anni che si è ritirata dalle scene. Dopo un momento di esitazione, decide allora di riprendere il copione accettando di recitare Henrik Ibsen, “La donna del mare”. Un trionfo. E l’Italia del tempo torna ad acclamarla. A tessere instancabilmente le sue lodi è Gabriele D’Annunzio; anche il fascismo in ascesa prova a “corteggiarla”, ma lei è uno spirito libero, fedele soprattutto al teatro…
Valutazione Pastorale della Commissione CEI
Alla Mostra del Cinema ha partecipato in Concorso nel 2019 con “Martin Eden”, che ha fatto vincere la Coppa Volpi a Luca Marinelli. A distanza di poco più di cinque anni Pietro Marcello ritorna in gara con un altro titolo di richiamo che fa perno nuovamente su un’interpretazione di grande qualità e spessore. Parliamo del film “Duse”, sulla celebra attrice teatrale Eleonora Duse, che viene (ri)portata in scena da Valeria Bruni Tedeschi, un ruolo che il regista ha pensato e sagomato appositamente per lei. E ha fatto centro. Un ritratto della “divina” del palcoscenico che rifugge il classico biopic e punta a cogliere lo spirito di una grande artista nell’ultima stagione della carriera e della vita. Intorno a lei un’Italia sbandata e confusa, pronta ad arrendersi alla seduzione di Mussolini. Il copione è firmato dallo stesso Marcello insieme a Letizia Russo e Guido Silei. In scena anche Fanni Wrochna, Noémie Merlant e Fausto Russo Alesi. “Duse” è prodotto da Palomar – Gruppo Mediawan con Avventurosa, Rai Cinema, PiperFilm, Ad Vitam Films e Berta Film. Nei cinema dal 18 settembre.
La storia. Sul finire della Grande Guerra la diva del teatro italiano ed europeo viene raggiunta da una dura notizia: tutti i suoi averi depositati in una banca tedesca sono scomparsi per il fallimento dell’istituto. Non ha più nulla, e sono dodici anni che si è ritirata dalle scene. Dopo un momento di esitazione, decide allora di riprendere il copione accettando di recitare Henrik Ibsen, “La donna del mare”. Un trionfo. E l’Italia del tempo torna ad acclamarla. A tessere instancabilmente le sue lodi è Gabriele D’Annunzio; anche il fascismo in ascesa prova a “corteggiarla”, ma lei è uno spirito libero, fedele soprattutto al teatro…
“Non volevo realizzare un biopic – sottolinea il regista – ma raccontare l’anima di una donna, un’artista, in un’epoca di grandi sconvolgimenti storici, con la possibilità di indagare temi a me cari: da una parte il ruolo dell’artista di fronte a tragedie come la guerra, la povertà e il dolore; dall’altra, le possibili declinazioni del rapporto tra arte e potere”.
Pietro Marcello possiede una grande qualità estetica e narrativa, soprattutto nel racconto del passato in chiave analitica e documentativa. Tra i suoi titoli più noti “La bocca del lupo” (2010), “Martin Eden” (2018) e “Le vele scarlatte” (2022). La sua peculiarità è quella di costruire inquadrature di grande raffinatezza e poesia visiva, cui accosta anche fotogrammi del passato per completezza o associazione malinconica. Un tratto narrativo che ricorre diffusamente anche in “Duse”, dove accanto alle vicende della diva nei suoi ultimi anni di attività inserisce dei quadri documentativi di filmati dell’Italia del tempo, rendendo viva, protagonista, la Storia.
Vero perno del racconto è però il ritratto attento, ravvicinato, di Eleonora Duse, teso a esplorarne la dimensione interiore e artistica. Marcello non è interessato a ricostruirne la storia in maniera puntuale, a farne un “santino” teatrale. Vuole cogliere e far rivivere per le nuove generazioni il genio e la fragilità di un’artista, di una donna, esposta all’erosione del tempo, in un’Italia ondivaga e confusa, provata dal Primo conflitto mondiale ma anche dalle sirene seduttive del rampante fascismo. E proprio il fascismo, nella persona di Mussolini, prova ad annette la Duse nel suo firmamento (offrendole un vitalizio).
La Duse che ci racconta Marcello è sì una donna in difficoltà, economiche ed esistenziali, ma è anche non incasellabile in giochi di potere. Una diva che esiste in scena e per la scena, ossessionata dal palcoscenico, l’unico amore (insieme a quello per la figlia) capace di riempire le sue giornate e i suoi vuoti interiori. Splendida e convincente la prova di Valeria Bruni Tedeschi, che per il ruolo forza i suoi consueti confini interpretativi per abitare la grandezza della Duse, per renderle omaggio in tutta la sua versatilità e complessità. Nell’insieme, un film elegante e acuto, che brilla soprattutto per una prova che lascia il segno. Consigliabile, problematico, per dibattiti.