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Tre giorni straordinari

Un piccolo gruppo, ma è tutta la parrocchia in Valle Benedetta che cammina

Parole chiave: cammino (12), parrocchia san giovanni bosco (8)
Un'esperienza di cammino

Tre giorni di cammino tra le colline toscane, tre giorni di ascolto, silenzio, meditazione, tre giorni per accompagnare don Cristian alla fine del suo percorso  per giungere alla professione eremitica diocesana  alla presenza  del Vescovo Simone che si terrà presso la parrocchia di Valle Benedetta Domenica 11 Luglio 2021 alle ore 11.00.

Un cammino di gioia e condivisione, di fatica e di reciproco ascolto, sotto l’attenta guida di don Cristian che come spiega Federica “ascolta anche se non parli, capisce anche se non chiedi aiuto, parla con una persona anche se accanto ne ha tante altre, emana tranquillità, apre il cuore”.

Siamo partiti giovedì 17 giugno dalla Valle Benedetta per arrivare sabato 19 giugno, dopo circa 60 km di cammino con zaino in spalla, all’Eremo di San Martino ad Agliati, luogo di incontro e di dialogo, aperto all’accoglienza e al confronto, dove don Cristian ha fatto il suo percorso di preparazione alla professione Eremitica.

“Sono stati tre giorni straordinari, bellissimi, assolutamente indimenticabili… per la compagnia, i sorrisi, le parole, gli sguardi, l’aiuto ,la forza, la felicità, la libertà, la gioia che mi avete dato-scrive Federica- sento che mi “fate bene”, sento che ognuno di voi mi ha lasciato qualcosa dentro, mi avete aperto il cuore, mi avete rasserenato e coccolato”. All’inizio e alla fine del cammino giornaliero un tema di riflessione e preghiera accompagnava la nostra meditazione, una fila di pellegrini uniti dallo stesso Spirito.

“Camminare insieme per chilometri…fatalmente non tutti con lo stesso passo: eppure come in una naturale staffetta ci si affiancava ora con uno, ora con un altro, e anche la parola scorreva più libera andando…” racconta Antonella.

“Essere pellegrino sul cammino della nostra vita è consapevolezza, ma non è semplice. Camminare insieme è di grande aiuto, le strade in salita si spianano, i chilometri si accorciano, si arriva più lontano” commenta Isabelle.

“Per tre giorni ho dimenticato la velocità, ho respirato le colline, i prati, i campi di grano, le strade di terra e quelle di asfalto, tanto caldo e poi il cielo azzurro, tutto quello che i miei occhi potevano guardare. Il peso delle cose inutili è rimasto a casa, nello zaino l’essenziale perché leggeri si va lontano. Sessanta chilometri a piedi, quasi un milione di passi, un milioni di battiti del cuore che come semi ho sparso lungo la strada. Ho parlato ed ascoltato; insieme è più facile ridere delle nostre fragilità” riflette Stefano.

Ho staccato la spina dal vortice della quotidianità e della mia “mondanità” per intraprendere questo cammino, condividendolo con chi conoscevo bene, con chi conoscevo da poco e con chi non conoscevo proprio. Abbiamo condiviso un percorso fatto di tanti chilometri, di tanta natura, di preghiera e di confidenze. Con qualcuno di voi ho pianto nel raccontarmi…rimarrà dentro di me un ricordo indelebile di ognuno di voi e delle bellissime emozioni provate insieme” medita Valentina.

“L’altra dimensione di cui appropriarci è il cammino: un passo dietro l’altro, il nostro corpo come macchina meravigliosa che ci porta alla meta, ogni giorno funzionando meglio di ieri. Spontaneamente si formano coppie o piccoli gruppi per parlare e conoscerci meglio. Già questo è preghiera, oltre il pregare comunitario del mattino e della sera. La strada è maestra di vita e per questo al centro dell’esperienza educativa scout” bisogna ritornare sulla strada per conoscere chi siamo” dice tra le altre bellissime parole la canzone di Giorgio Gaber. Camminare in pace con se stessi e con gli altri. Condividere gioie e fatiche. Innamorarsi degli altri: dei sorrisi, delle voci, del modo di camminare, di scherzare, persino di inquietarsi degli imprevisti. Di tutti ricordo qualcosa di peculiare, di unico, che si fa lode a Dio per l’infinita varietà di creature umane” aggiunge Girolamo.

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“Non smettiamo di camminare, perché la vita va avanti nonostante ciò che ci accade e le orme che si lasciano sono polvere sulla strada ma parti vive  nel nostro cuore” commenta Maria Pia.

In questi giorni di preghiera tutta la parrocchia ha camminato con noi anche chi non è potuta venire , scrive Roberta “ vedo le foto ...la Bellezza e la Pienezza!!! Dei paesaggi, dei volti felici, sorridenti, stanchi ma Gioiosi! Cerchi di amici che parlano e si ascoltano, e foto di gruppo di preparazione del cibo, di Gioco, i fiori di zucchina all'orecchio di Mirko e Gyula. Chiesette incantevoli, scorci meravigliosi, ma soprattutto Pienezza e Bellezza. Allora capisci che hai perso. Perso un occasione Unica, Meravigliosa, di essere Piena e Felice con la tua Comunità. Istruttivo. Importante. Forse mi serviva questa esperienza per ricordare tutte le occasioni in cui, vinta la fatica iniziale, ho assaporato quel l'inaspettata Bellezza e Pienezza. Perchè ci dimentichiamo di ciò che conta davvero? Perchè ci dimentichiamo di dove risiede davvero quella Gioia che così ardentemente cerchiamo? Perchè diventiamo improvvisamente sordi al richiamo della Vita Piena che è relazione e non fuga, che è fatica..leggera, che è mettersi in gioco superando la tentazione di ripiegarsi su se stessi? Che è comunione di vita con LUI.. che è un puzzle che si compone ed è meraviglioso se anche tu ti incastri .. Domenica, alla Messa si sentiva un energia nuova frizzante viva. Il rientro dal campeggio ha regalato a tutti, a chi c'era ma anche a chi non c'era, questa Pienezza e Bellezza. Scrivo, condivido e chiedo: la prossima volta, amici, non lasciatemi ripiegare su me stessa, portatemi .. anche fisicamente .. con voi” .Altri  ci hanno raggiunto la prima sera alla Madonnina dei  monti a Sant’Eremo per partecipare alla riflessione serale così come scrive Stella:   “ la sera alla Madonnina dei monti ho respirato un’aria di fraternità e di serenità profonda”. E al termine del cammino, la riflessione all’Eremo di Agliati è diventata un unione di cuori con le altre persone della Parrocchia che sono venuti a concludere questa splendida esperienza di vita.

“L’ascolto... ecco cosa offrire agli altri… così ha spiegato fratel Benedetto nella riflessione conclusiva- spiegano Rosy e Massimo- l’ascolto è molto più che sentire, è silenzio e accoglienza delle parti anche quelle più scomode; è impegnativo comporta un azione nel silenzio. Ascoltare è guardare con occhi di accoglienza e anche tenerezza chi è di fronte a noi… è una lezione importante da cui partire e ripartire ogni giorno”. Così riflettono Emanuele e Alessandra: “l’esperienza che abbiamo vissuto (seppure per una parte soltanto) ci ha fatto riflettere sulla nostra comunità, che ci pare come uno stormo di uccelli che volano insieme (o un banco di pesci che nuotano), disegnando talvolta bellissimi disegni nel cielo e nell’acqua. Gli scienziati che studiano questi movimenti hanno osservato delle cose interessanti anche per noi, e che forse ci descrivono. Si legge infatti che questi animali sfruttano i flussi di aria o di acqua che essi ingenerano naturalmente durante il volo o il nuoto. Tramite questi flussi riescono a prevenire collisioni e separazioni e in questo modo anche quegli animali che si muovono in maniera diversa, ad esempio più velocemente o più lentamente, riescono a viaggiare insieme agli altri. Ciò vale soprattutto per coloro che sono più lenti e che non riescono, per un motivo per un altro, a stare al passo con i più veloci, ma che ricevono una sorta di “spinta” dagli altri. Essi sono sì coordinati, ma non necessariamente da un leader, perché i movimenti collettivi non seguono regole di gerarchia; sono piuttosto basati su processi di “auto-organizzazione”, dati dalla combinazione di alcuni semplici comportamenti, adottati in isolamento da ciascuno degli uccelli, e che fa “emergere” un comportamento del “sistema” degli uccelli presi nel loro insieme che è dovuto esclusivamente alle loro interazioni. Così facendo, essi disegnano spesso delle bellissime coreografie, che tutti possiamo apprezzare.  Non trovate che questo, in certa misura almeno, valga anche per noi?  Siamo un gruppo (uno stormo, un banco, una comunità…) che vola disegnando coreografie; in cui ciascuno si unisce e si allontana e si riunisce a seconda delle proprie esigenze e volontà; nel quale i partecipanti si muovono a diverse velocità ma in cui ciascuno fa da scia agli altri e si mette in scia; dove c’è un curatore/curato che invece di guardare dall’alto e dirigere batte le ali più degli altri e quando serve fischia e dà la direzione; in cui l’auto-organizzazione (o l’auto-improvvisazione…) alla fine funziona bene perché consente un comportamento di sistema nel quale le persone stanno bene. E perché c’è un flusso d’aria, che forse è lo Spirito, che ci fa volare e ci sostiene nel volo.”

Così siamo giunti al termine di questo cammino che rappresenta l’inizio di una nuova esperienza parrocchiale, in continuità con quella precedente ma con una spiritualità eremitica che porterà speranza e gioia nella comunità…e soprattutto ulteriore  accoglienza a tutto ciò che arriverà. Scrive Pina “è proprio lì, su un cucuzzolo di una Valle, nel ciclo possente e indomito della vera unica inimitabile Vita, che nasce una speranza”.

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Un’esperienza questo cammino che vorremmo ripetere perché è portatrice di gioia e di serenità. Racconta Luca: “ed è di nuovo strada! Se vuoi ritrovarti ti devi perdere. Nella contemplazione del Creato, negli splendidi paesaggi che abbiamo attraversato, nella fatica, talvolta anche dolorosa, del cammino. Nella Gratuità delle spontanee relazioni che si sono costruite con i compagni di cammino. Ringrazio tutto e tutti e soprattutto Dio che mi ha offerto questa opportunità di salire sul “monte" e fare per un breve momento della vita, preghiera.” Esprime, così, i pensieri Francesca:Siamo sempre più presi dalla fretta, dal quotidiano, dalla monotonia che non riusciamo a far emergere la nostra naturale essenza la voglia ed il piacere dello stare insieme del condividere, del confidarsi. Questo campeggino è riuscito a creare la condizione adatta, il terreno fertile per far si che ciò accadesse: il faticare, il godere di bellissimi paesaggi, lo scherzare e pregare insieme è riuscito ad abbattere le barriere e ad aprirci gli uni con gli altri per creare una Comunità itinerante, in divenire.”

“La strada è miracolosa- spiega Veronica- fa si che l’unica scelta possibile sia quella di vivere insieme, di accogliere le nostre fragilità, è per me lo strumento che rappresenta meglio come vivo la mia vita…mettersi in viaggio per mettersi in ascolto, perché senza ascolto non c’è accoglienza. Ci siamo messi tutti in gioco, anche quei due giovani ragazzi Mirko e Gyula, che ci chiamano vecchioni e che sono stati un elemento aggregante per questo gruppo di cammino. Sono molto felice per questa esperienza”.

E cosa dire ancora…. Buon cammino a tutti noi ...e alla prossima.

 

                                                                           

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