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Da Livorno uno sguardo sul sud del mondo

A cura dell’Ufficio missionario diocesano

Parole chiave: missioni (12), covid 19 (10)
Un post in continuo aggiornamento

Attraverso i contatti dei nostri sacerdoti non italiani in servizio in Diocesi, l'ufficio missionario racconta come il mondo sta vivendo questa pandemia

Repubblica Democratica del Congo, a cura di Don Didier Okito

I primi casi sono stati diagnosticati il 13 marzo fra gli ufficiali congolesi di ritorno dopo viaggi in Cina, Europe e Stati Uniti.

Ciò ha fatto dire alla popolazione che Covid-19 è una malattia per i ricchi. Soprattutto che le prime vittime sono state registrate fra loro.

Per evitare la propagazione della pandemia, il presidente ha decretato il 24 Marzo per tutto il paese lo stato di emergenza sanitaria. Chiese, scuole, uffici… chiusi.

Niente incontro con più di 20 persone. Niente collegamento fra le province. Kinshasa, con i suoi 12 milioni di abitanti si trova isolata.

Purtroppo in un paese cosi povero, dove 90 % della popolazione vive con l’economia informale e si guadagna meno di un dollaro al giorno, è molto difficile fare rispettare le norme imposte. In più la Repubblica Democratica del Congo condivide i confini con 9 paese.

Nello stesso tempo è stata messa in piedi una struttura per gestire la pandemia al livello nazionale. Senza strutture sanitarie in grado di fronteggiare la pandemia e soprattutto con un’economia fragile, troppo dipendente dell’Occidente, la paura è di vedere il paese crollare con la moltiplicazione dei casi.

Per ora, il diagnostico si fa solo a Kinshasa in una unica struttura e essa può trattare solo 250 casi al giorno.

Un altro problema è la fame. Essa rischia di uccidere più della pandemia. I prezzi del cibo sono ora alle stelle e fuori controllo.

Il presidente ha designato l’arcivescovo di Kinshasa a capo di una struttura di solidarietà nazionale. Sarà assistito del capo delle Chiese protestanti in Congo.

Un modo per dire, voi ecclesiastici, dateci una mano con i vostri partner.

La statistiche al 28 Aprile presentano la seguente situazione:
Persone infette dall’inizio: 471 di cui 385 sotto cura, 56 guarite e 30 decessi fra i quali 1 vescovo emerito L’epicentro della malattia è Kinshasa con 357 casi.

Altre 6 province su 25 hanno casi Covid-19 :
Nord Kivu: 5 casi
Sud Kivu : 4
Queste province sono al confine con Ruanda.
Ituri : 1 al confine con Uganda
Kwilu : 1
Haut Katanga : 1al confine con Zambia
Kongo central : 2
Altre due province sono vicine della capitale, Kinshasa.

 

 

Indonesia, a cura di Padre Teodoro, Trinitario

La situazione è migliore rispetto all’Italia ed altre nazioni.

I contagi sono circa 10mila.
Adesso stanno affrontando il grosso problema del Ramadhan, perché la tradizione indica di tornare a casa per celebrare la festa insieme alla famiglia…anche se ora in Indonesia non si applica il lockdown, si chiede però di non tronare a casa, quindi di rimanere là dove uno si trova…

 

 

Argentina, a cura di Don Willy Bianco

 

La quarantena è stata prolungato fino al 10 Maggio, doveva finire il 27 Aprile, la restrizione è come in Italia.
I contagiati 4003, i decessi 197, recuperati del virus o guariti 1162.
Il governo ogni settimana cambia qualcosa, come è quando possiamo uscire, quali negozi possono aprire, le frontiere sono chiuse e non trovo il modo di rientrare, spero di tornare presto

 

Brasile, a cura di Don Marzio Farias

Oggi in Brasile anche con la grande difficoltà dalla parte del Presidente Bolsanaro a credere nella reale gravità del contagio, questi sono i numeri:

4.543 morti;
66.501 casi di contagio.La zona più colpita è la regione nord del paese dove si trova l’ Amazônia.                                                  

Dopo un mese di quarantena, il Governo già pensa in riaprire il commercio e riprendere i lavori.

 

 

Cile, a cura di Don Marcelo Lavin

Il Cile in questo momento sta attraversando il picco della pandemia da Covid-19 con una media di 500 persone contagiate al giorno. I morti dall’inizio del contagio, ovvero i primi di Marzo, ammontano a circa 3500.

Lo stato di emergenza ha imposto l’adozione di misure preventive al fine di evitare ulteriori contagi pertanto le persone sono state obbligate a rimanere a casa e a lavorare in modalità agile.

L’inosservanza dei provvedimenti delle autorità è punita con multe salate che corrispondono al guadagno annuale di un lavoratore medio.

Anche i colegios sono chiusi da inizio marzo e la loro riapertura è attualmente prevista per settembre.

Il sistema sanitario non è paragonabile al livello europeo. È una combinazione di pubblico e privato e purtroppo lascia insoddisfatta la maggioranza della popolazione: coloro che usufruiscono dei servizi pubblici rischiano di non avere cure garantite o adeguate e coloro che sono iscritti ad assicurazioni private, si trovano ad affrontare costi sempre più elevati.

Le famiglie fino a questo momento hanno avuto una fornitura di mascherine da parte dello stato, ma gli altri dispositivi per proteggersi dal coronavirus non sono sufficienti per tutti e le persone cercano di rimediare come possono.

 

Tanzania, a cura del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco

I casi dichiarati sono circa 300 con 10 vittime. Numeri che, se comparati a quelli italiani, sono molto bassi, ma bisogna tenere conto di due cose: siamo solo all’inizio dell’epidemia e nell’ultima settimana sono duplicati di giorno in giorno; l’unico laboratorio che può effettuare l’analisi sicura del tampone si trova a Dar es Salaam, che per una nazione grande quasi quattro volte l’Italia e con circa 50 milioni di abitanti è assolutamente insufficiente, oltre al problema dei trasporti.

Il governo tanzaniano ha da tempo chiuso le scuole e vietato eventi di pubblici, ha avviato un’informazione capillare sulle norme di autoprotezione da usare e una formazione specifica altrettanto diffusa del personale sanitario.

Il problema evidente è che le norme di autoprotezione come lavarsi le mani costantemente con sapone, uso di mascherine adeguate, isolamento sociale, non sono realisticamente applicabili. Ci sono donne che girano con secchi d’acqua e sapone e offrono il lavaggio per pochi centesimi. C’è chi cuce mascherine con stoffe locali ma nessuno può garantire quanto queste azioni siano effettivamente valide.

Resta quindi essenziale informare la popolazione il più possibile e preparare le strutture sanitarie ad affrontare l’aumento dei malati.

 

Cameroun, Madagascar, India, Republica Dominicana e Haiti, a cura dell’Onulus “Una Rosa per il Cameroun.

 

Cameroun

Dalla Congregazione” Maestre Pie Venerini” presenti nel Paese ci riferiscono che da diverso tempo le tv locali si sono decise a dare delle informazioni sui contagi, che sono circa 1600, il numero dei decessi che sono 5(???????) e molti guariti.

Sembra però il governo non dia tante notizie per non creare panico nella popolazione.

In questi ultimi giorni i controlli si sono fatti più ferrei, infatti c’è molta polizia per le strade che controllano che tutti abbiano la mascherina, e che non ci siano assembramenti.

Per quanto riguarda la frequentazione delle chiese la presenza dei fedeli non deve assolutamente superare il numero di 50, appena raggiunto il numero vengono chiuse le porte.

Questo anche nella Cattedrale, della capitale ‘ Yaoundè, che è una chiesa estremamente grande.         In alcuni villaggi interni che la congregazione segue, come Bafià, Bimenguè, Eboulowa nessun contaio. Solo ad Eboulowa a Marzo ci fu un contagio che venne subito portato in capitale.

I contagiati vengono messi in strutture e controllati a vista affinche’ non ci sia qualche fuga come già avvenuto all’inizio della pandemia.

Il governo ha rifornito e continua a rifornire i cittadini di mascherine, acqua pulita e disinfettanti per le mani, acqua e disinfettanti si trovano in vari punti delle strade e nei villaggi.

Ancora oggi comunque, la popolazione e’ convinta che il Covid19 sia la malattia del bianco, cosi’ come pensa dell’HAIV.   

 

Madagascar

In alcuni villaggi non ci sono numerosi contagi, hanno mascherine e cercano di stare attenti.

Le persone la mattina sono fuori per fare i mercati, poi dalle ore 12 alle ore 15 nessuno deve trovarsi per strada e la polizia controlla, dopo le 15 fino alle 17 tutti fuori, a regola con le mascherine.

In un villaggio poverissimo di Antananarivo, dove sono presenti le suore in contatto con noi, riferiscono che solo loro la mascherina, la popolazione invece niente.

Forse non sono state distribuite? Non si sa. 

Le suore si stanno organizzando per fare mascherine e donarle alle persone.

In questo villaggio ci sono diversi contagiati e decessi.

 

India: Kerala 

La polizia fa molti controlli affinchè le persone rispettino la quarantena e la popolazione segue le regole.

Il Governo si sta dando molto da fare, ci sono anche molti volontari, oltre  le istituzioni, che distribuiscono viveri ai poveri, la situazione sembra’ abbastanza soddisfacente ma tanti sono i contagi e i decessi.

La popolazione nelle case prega moltissimo e sono tutti molto calmi e rispettosi.

Dal 4 Maggio anche in India ci sarà un po’ di apertura per uscire.

 

Repubblica Dominicana

Il Governo ha prolungato la quarantena di altri 25 giorni, i decessi, a pochi giorni fa, erano 286, i contagi poco piu’ di 6000.

Le persone escono dalla mattina alle 6 fino alle 17 altrimenti c’è l’arresto.

 

Haiti

Qualche contagio e pochi decessi ma tanto affollamento, poco controllo. 

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