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Dalle prediche al fascino

Dalla guida "Dal distacco al coinvolgimento"

Parole chiave: guida (7)
Solo catechisti amanti della Bellezza potranno condurre a Gesù, il più bello tra i figli dell’uomo

Gli adolescenti vivono in un contesto culturale che dà molta importanza alla dimensione estetica: all’apparire, al vestire, alla forma del corpo, all’immagine che ciascuno riesce a dare di sé. Si riscontra una costante tensione verso la bellezza: dalla bellezza del corpo, oggi quanto mai esaltata, alla bellezza degli oggetti di cui contornarsi. La moda e il design hanno assunto un’importanza sociale notevole e producono veri e propri fenomeni di massa. Ma quale bellezza è cercata ed esaltata? Sovente una bellezza che esprime una forma raffinata, misurata, a volte anche armoniosa e suggestiva, ma con un contenuto effimero oppure incongruente. Una bellezza che è forma e sovente ben poco altro. Infatti sta avvenendo un’esaltazione e una ricerca costante della bellezza formale disgiunta però dalla bellezza sostanziale; anzi, essa è negata perché ritenuta o inesistente o insignificante. Così, mentre da una parte si esaltano le belle forme della persona, dall’altra si nega ciò che fa bello e grande l’uomo: i suoi valori, il suo cuore. Si ricerca una bellezza priva della verità delle sue forme e per questo ambigua; si esalta una bellezza che tenta di esprimere armonia, ma non vi riesce perché essa non è presente nel cuore dell’uomo e pertanto la forma risulta semplicemente una facciata. Si è giunti pertanto all’esaltazione dei manichini, ovvero di uomini e donne apparentemente belli, ma che sono privi di un’interiore bellezza e quindi incapaci di manifestare più di una suggestione, di una passione momentanea. E’ una bellezza che subito sfiorisce come quella di un fiore reciso dal suo gambo. Ti abbaglia per un istante ma poi subito appassisce e il desiderio di bellezza deve andare a cercare un nuovo fiore, così senza posa. E il cuore è inquieto perché non trova la bellezza ma attimi fuggenti di bellezza, e l’uomo è sempre a rincorrere la bellezza e quando crede di averla trovata gli sfiorisce fra le mani. La bellezza della persona non è estetismo, ma una pienezza di umanità, e in ciò sta il primo valore. È bello ciò che conferisce pienezza alla persona. “La bellezza è trasfigurazione della materia”. “La bellezza è la trasfigurazione della materia attraverso l’incarnazione in essa di un principio diverso trans-materiale, essa è l’incarnazione di una idea”. La bellezza è la materia spiritualizzata. “La bellezza è ciò che corrisponde alle aspirazioni più profonde dell’essere umano, è quella disposizione vivificante e armoniosa che stimola, rasserena, guarisce.”

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La bellezza è una segreta corrispondenza tra noi stessi, gli altri e l’ambiente tutto”. La bellezza è armonia, è unità spirituale, la bellezza è l’unità spirituale della persona realizzata dall’amore. “La bellezza è una logica che si afferma come un piacere”. “La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione”. “La bellezza è lo splendore del vero”. “La bellezza è l’incarnazione in forme sensibili di quello stesso contenuto ideale che, prima di tale incarnazione si chiamava bene e verità”. Una persona è bella quando l’aspetto esteriore ne sottolinea la profondità dell’essere e la rende amabile. È un cuore splendido che rende bella una persona. In un tempo dominato da una cultura segnata profondamente dall’estetismo occorre educare alla bellezza. Molti oggi non avvertono più il mistero se non attraverso la bellezza come se aspettassero dalla bellezza la giustificazione della vita, la rivelazione del senso. È la bellezza che salverà il mondo? Affermava in “Delitto e castigo” Dostoevskij. In anni in cui si palesa il rischio di un ritorno all’imbarbarimento dei cuori (infanticidio, visione economicista e efficientista dell’uomo, abdicazione ai diritti dell’uomo, soppressione del disabile e dell’anziano ammalato, etc.) occorre educare a riconoscere il bello, e l’educazione della sensibilità religiosa, alla bellezza, è uno dei compiti più importanti della formazione cristiana, dell’educazione ad una spiritualità cristiana. Educare alla bellezza Oggi ai ragazzi bisognerebbe cambiare l’ordine tradizionale delle tre tappe della vita spirituale, bisognerebbe cominciare con la via illuminativa. Aiutarli a lungo a scoprire le meraviglie della presenza di Dio nelle realtà della terra... Rendere sensibile la bellezza, la vita, il senso delle cose. Rendere sensibile la bellezza, educare a cogliere la bellezza, è educare a partecipare alla gioia di ciò che è orientato alla pienezza. Scoprire la bellezza degli esseri vuol dire cogliere il rapporto fra tali esseri e l’immagine di Dio iscritta misteriosamente in loro. Si tratterà quindi di illuminare, tramite l’esperienza mistica (l’unione con Dio nella preghiera), la razionalità occidentale.

Tutte le facoltà (il pensiero, il sentimento, la visione estetica, l’amore del cuore, la coscienza e il desiderio disinteressato di trovare la verità) devono unirsi per trovare ciò che è degno di essere chiamato verità. È chiaro che la capacità logica astratta non è l’unico strumento di scoperta di tale verità. Si deve cercare costantemente nel fondo della propria anima, la radice interiore della comprensione, dove tutte le facoltà separate si riuniscono nella totalità viva di una visione spirituale. La visione spirituale è dunque il termine che indica la conoscenza perfetta. È la capacità di intuizione e di contemplazione, la visione vivente e totale dello spirito che rappresenta il vero luogo di riconciliazione o di unione non solo della ragione e della fede, ma di tutte le facoltà dell’uomo. Leggiamo nella autobiografia di Sant’Ignazio di Lojola che, in una sola visione lungo le rive del Cardoner, egli ha ricevuto più grazie e conoscenze che in tutto il resto della sua vita e dei suoi studi. Egli ha imparato più sul mistero di Dio in un solo istante di quanto non gli abbia insegnato tutta la teologia. Al di fuori dell’amore la conoscenza è impossibile, perché “solo l’amore unisce il soggetto che conosce con l’oggetto conosciuto” ed ancora “è l’amore la prova dell’esistenza dell’uomo, non il pensiero. La vera conoscenza nasce nella sfera del sentimento, è riscaldata, nutrita dal sentimento”. Educare gli adolescenti alla bellezza Come allora far conoscere il Signore ai ragazzi se non attraverso 19 l’amore? Solo ragazzi che avranno imparato a conoscere con il cuore e con la testa, con l’intelligenza e il sentimento potranno riuscire a vivere esperienze di Dio significative e irrinunciabili. Solo ragazzi che hanno iniziato a gustare quanto è buono il Signore saranno suoi instancabili e fedeli ricercatori. Solo ragazzi che hanno visto anche solo per un attimo la Bellezza, porteranno nel cuore il desiderio di rincontrarla ed avranno intuito qual è la via per trovarlo.

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Questi ragazzi necessitano di educatori ricercatori della bellezza. Infatti, come potrebbe educare alla bellezza colui che non è un’amante della bellezza. Se non è anzi egli stesso bello? Solamente colui che è bello e si conserva bello può aprire alla bellezza. Occorrono quindi educatori tesi alla ricerca e al possesso del bello. Educatori che hanno imparato a riconoscere la bellezza possono educare gli altri a sentirla e a vederla. Educatori, che hanno fatto esperienza della bellezza possono aiutare a decifrare la Parola di Dio già presente in ogni essere e che vuol giungere alla realizzazione. Educatori ricchi dell’esperienza di Dio possono aiutare i ragazzi a scoprire il rapporto esistente tra ogni essere e l’immagine di Dio inscritta misteriosamente in ogni persona, in ogni creatura. La bellezza, è lo splendore del vero, è ciò che conferisce pienezza alla persona. Nella misura in cui i ragazzi saranno realizzati in pienezza nell’età che vivono, potranno discernere il bello dal brutto e orientarsi in questa cultura estetica. Solo ragazzi che hanno fatto esperienza della bellezza di Dio potranno orientarsi nel mondo e riconoscere il Signore fra mille volti e mille voci e radicarsi nella fede. Dove risiede oggi la possibilità di un radicamento della fede cristiana nelle nuove generazioni, se non in belle esperienze di incontro personali con il Signore e in belle esperienze di appartenenza e di condivisione ecclesiale? “Si dimostra l’esistenza di Dio con l’adorazione, non con le prove” Afferma Pàvel Nikolàjevîc Evdokìmov. Certo questa tesi può apparire alquanto radicale e svilente l’intelligenza dell’uomo, a cui è dato, per grazia di Dio, di 20 poter, dalla creazione in poi, contemplare con l’intelletto le sue perfezioni invisibili nelle opere da lui compiute, ma nella sua unilateralità ci richiama con forza alla via del cuore, alla via della preghiera, alla via della carità. È data certamente all’uomo la possibilità di una conoscenza di Dio grazie all’intelletto, ma ugualmente è donata ad ogni persona la grazia di conoscerlo attraverso i sentieri del cuore. Prova ne è che la Chiesa annovera, fra i suoi dottori, uomini di cultura come san Tommaso d’Aquino e illetterati come santa Caterina da Siena. In un tempo in cui la ragione, la verità, sembrano smarrite e l’intelligenza dell’uomo non arriva neppure più a riconoscere al proprio figlio il diritto alla vita, occorre, contemporaneamente agli itinerari catechistici, far vivere ai ragazzi esperienze prettamente orientate all’educazione alla vita interiore e alla vita di carità. La razionalità occidentale oggi ha estremo bisogno di essere illuminata tramite l’esperienza mistica anche e soprattutto quella dei ragazzi. I

PERCORSI DELLO STUPORE Queste esperienze educanti il cuore all’adorazione di Dio e alla sua intima e profonda conoscenza potrebbero essere definite con il termine “i percorsi dello stupore”: la visita a luoghi carichi di significato e di bellezza (naturale, artistica, spirituale), momenti di preghiera liturgica, l’incontro con i poveri. Si abbia sempre presente che educare a riconoscere la bellezza nel povero è educare a riconoscere la bellezza di Cristo che risplende in Lui. Blaise Pascal, malato e ormai morente, desiderava ardentemente di comunicarsi ma, vedendo l’opposizione dei medici alla sua aspirazione, non osò più parlarne, semplicemente disse: “Dal momento che non mi si vuole accordare questa grazia e non potendo comunicarmi con il Capo, vorrei almeno comunicarmi nelle sue membra; per questo ho pensato di aver qua dentro un povero malato al quale si rendano gli stessi servizi che si rendono a me”. Per educare i ragazzi alla bellezza, al gusto del Buon Dio: Far vivere agli adolescenti esperienze simboliche. Esse hanno l’obiettivo di far vivere ai ragazzi situazioni, esperienze emozionali concrete che creino stupore e accendano il loro interesse nonché sveglino o allertino il loro naturale sentimento religioso, ad esempio: 1. Sono qui per te, perché ti voglio bene. Qualunque cosa tu farai, anche contro di me io ti vorrò sempre e comunque bene. 2. Com’è bello stare insieme. L’esperienza della fraternità, l’esperienza di una comunità cristiana alternativa alla cultura dell’efficienza e dell’utilità. È bello stare insieme non per fare qualcosa ma per essere qualcuno. L’esperienza dell’accoglienza, dell’amicizia, del perdono. 3. Laudato sii fratello sole. L’esperienza della comunione con il creato. 4. C’è più gioia nel dare che nel ricevere. L’esperienza della solidarietà, della carità, arricchisce spogliandoci del nostro tempo, del nostro denaro, costringendoci a uscire dal recinto delle nostre ricchezze. 5. C’è un pozzo in me che mi disseta. L’esperienza della solitudine, esperienza di compagnia. 6. Ho imparato una lingua nuova. L’esperienza del passaggio dalla noia causata dalla ripetitività del linguaggio rituale liturgico al fascino del mistero. 22 7. Ascolta, tutto ti parla. L’esperienza della scoperta della propria vita come luogo dove il Signore parla. Lo scopo di queste esperienze simboliche inizialmente non sarà direttamente la conoscenza intellettuale, ma l’adesione, la conversione. Il metodo da adottare non sarà la spiegazione, ma la comunicazione di un’esperienza. Una volta che i ragazzi avranno intuito il mistero, gustato sia pure inizialmente, la presenza del Signore, avvertito la realtà e la concretezza del buon Dio, allora avranno in sé motivazioni sufficienti per compiere un cammino catechistico. Altrimenti sarà tutto una gran fatica perché il loro interesse sarà costantemente altrove.

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