Movimento e centri di aiuto alla vita
Nel 2040 non ci saranno più aborti? Le cifre in calo sembrano dirlo, ma le interruzioni sono destinate a restare (molte meno di oggi)
Avanti così, e l’ultimo aborto in Italia sarà «nel 2040». Fermi tutti, cos’ha detto? Tony Persico non è tipo che la spara grossa: specialista in economia statistica, ha lavorato al Fondo monetario internazionale e ora è tornato in Italia per una chiamata nelle istituzioni, da tecnico. Con i numeri ci ha fatto una carriera, pur ancora giovane. E setacciando i report di Istat e Ministero della Salute è arrivato a una conclusione aritmetica (le interruzioni di gravidanza sono scese nel 2020 al minimo storico di 66mila, con un crescente trend ribassista) clamorosa quanto provocatoria: ai 400 e passa volontari del Movimento per la Vita, riuniti alle porte di Palermo sotto la presidenza di Marina Casini per il convegno annuale, spiega infatti che «i dati ci raccontano che resisterà uno zoccolo di aborti, per disagio sociale, povertà e selezione eugenetica. Parliamo di 10-20mila all’anno».
Vuol dire che il Movimento e i Centri aiuto alla Vita possono rifiatare? È vero l’esatto contrario. Anzitutto, avverte Persico, «ad abortire è in particolare la fascia di età che già lo faceva 10 anni fa e che oggi è fra i 35 e i 39 anni, mentre le donne tra i 20 e i 24 sembrano meno propense, consumatrici di contraccezione molto più della generazione precedente. E poi, attenzione: i numeri non dicono che dipende tutto dalle pillole dei vari “giorni dopo”, perché la loro massiccia irruzione sul mercato dal 2018 non si è tradotta in un proporzionale crollo degli aborti». Che calano, ma restano tanti. Neppure la riduzione delle donne fertili spiega del tutto la tendenza ribassista in atto, che pare legata a un dato generazionale e alle condizioni sociali (abortisce di più chi è precaria e single, fattori certificati di rischio).
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