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Il gruppo degli adolescenti

Dalla guida "Dal distacco al coinvolgimento"

Parole chiave: guida (7)
Luogo fondamentale oggi per la trasmissione della fede ai ragazzi

Spunti per dare vita in parrocchia ad un bel gruppo di catechismo

* Ogni esperienza di vita di gruppo nella misura in cui coinvolge, interessa, chiama in causa e compromette i membri, crea solidarietà, coesione tra i medesimi e senso di appartenenza alla stessa collettività o raggruppamento. In questo senso vanno valutate e valorizzate tutte le esperienze religiose-umane realizzate dal gruppo: quelle liturgiche, caritative, di incontro con la Parola, di tempo libero, purché siano forti e significative. * Un ambiente sereno, positivo, accogliente crea affiatamento, amicizia, tra i ragazzi e quindi adesione ed attaccamento allo stesso gruppo. L’ottimismo, la gioia, il canto, il gioco, l’accettazione, la stima delle persone, l’amicizia, costituiscono l’atmosfera di ogni gruppo.

* Le esperienze caratterizzanti il gruppo, essendo proprie ed esclusive di quel gruppo, creano e rinforzano il senso di appartenenza ad esso. Tra le altre esperienze citiamo: - il gruppo WhatsApp o Facebook; - il giornalino di gruppo; - la sede del gruppo. La sede è la stanza, il luogo dove ogni gruppo si ritrova e trascorre i momenti forti della vita del gruppo. I suoi muri, ricoperti dal nome del gruppo, dalla legge, dalla promessa, dalle copie del giornalino sono visivamente, per tutti, un richiamo all’appartenenza al gruppo e segno di identità di esso. Prima, però, di essere un luogo, la sede è l’invenzione, la creatura, l’opera del gruppo. L’arredamento, la sistemazione e la cura della sede vanno lasciati pertanto all’iniziativa, al gusto e alla responsabilità dei ragazzi. È affascinante per i ragazzi avere un angolo di ritrovo tutto per loro, dove sono liberi di dipingere, tappezzare i muri di scritte, citazioni o di foto polaroid, di quadri, post-it... Tutto ciò è stimolante ed è un forte richiamo al proprio gruppo.

* I segni manifestativi ed espressivi dell’appartenenza al gruppo hanno un valore che sta nell’evocare, richiamare al ragazzo, appunto, la sua appartenenza al gruppo, nell’esprimerla visivamente ed in qualche modo anche nel crearla. Naturalmente non si può affidare il senso di appartenenza a questi soli segni. Sono proposti: - il nome locale del gruppo. Ogni gruppo base si dà un nome particolare, scelto dai ragazzi stessi. Normalmente essi gradiscono e desiderano darsi un nome, qualificarsi; - il catechista. Non solo chi ha una forte personalità, ma soprattutto l’educatore che sa amare, accettare i ragazzi, stare al loro piano, essere coerente… diventa punto di riferimento, segno di identificazione dei ragazzi al gruppo. Nella misura in cui pertanto si auspica che ogni gruppo protragga per più anni la sua esperienza, allo stesso modo si chiede che il medesimo catechista realizzi per più anni il suo servizio nello stesso gruppo, per assicurare continuità all’esperienza associativa e favorire l’appartenenza al gruppo; - il segno

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di appartenenza. È un segno proprio di ogni gruppo scelto dai ragazzi (es., un medaglione, un distintivo...). Al fine, tuttavia, di non cadere in un dannoso formalismo, va sottolineato: 1) ciò che veramente importa è creare nei ragazzi il senso di appartenenza al gruppo, senza il quale non esiste gruppo; 2) gli elementi, proposti e consigliati a tutti i gruppi per creare e favorire il senso di appartenenza, hanno valore strumentale e vanno valorizzati per quello per cui sono stati scelti; 3) chi riduce la vita di gruppo alla sola messa in atto dei vari segni ed esperienze proposte per favorire il senso di appartenenza al gruppo, non realizza un vero gruppo; 4) è lasciata alla discrezione del catechista l’uso di questi mezzi, la cui valorizzazione va fatta tenendo conto del valore intrinseco di essi e dei bisogni dei ragazzi. 2 L’esperienza comunitaria in gruppo Il gruppo ha come primo scopo di offrire, a chi vi partecipa, un’autentica e profonda esperienza di comunione e fraternità, dove ciascun membro deve sentirsi coinvolto e responsabile.

Pertanto, dovrà avere particolari relazioni primarie:

* CONOSCENZA fra i membri ed incontro personale (donde la necessità che il numero dei componenti il gruppo sia relativamente piccolo); * COMPRENSIONE ed accettazione reciproca;

* RAPPORTO fra i partecipanti improntato all’autenticità, di cui la lealtà e la sincerità sono solo un’espressione;

* COMUNICAZIONE della propria esperienza umana e cristiana;

* DISPONIBILITA’ fra i membri e servizio vicendevole;

* STRETTA COESIONE fra tutti gli aderenti al gruppo;

* AMICIZIA. Sintesi ed espressione di tutte queste relazioni primarie sarà la crescita di insieme del gruppo. Con ciò si afferma che ogni membro del gruppo cresce insieme con gli altri, grazie agli altri, e per gli altri. Avverrà una concrescita se ci sarà veramente una compartecipazione di tutti i membri a tutta la vita di gruppo. Tale compartecipazione si esprime in una:

* CONDECISIONE: tutte le iniziative e le scelte saranno studiate e decise da tutti. Starà soprattutto all’educatore sensibilizzare i ragazzi a certi problemi, far intravedere loro certe conseguenze e stimolare tutti perché partecipino attivamente e criticamente alle scelte.

* COOPERAZIONE: tutti devono essere coinvolti nella realizzazione delle decisioni, anche se sovente solo pochi saranno gli esecutori materiali.

* CORRESPONSABILITA’ di tutti i componenti nei confronti delle azioni e delle loro conseguenze, positive o negative che siano, indipendentemente da chi le ha materialmente eseguite. La concreta attuazione della compartecipazione del gruppo si avvarrà: 1) della valorizzazione della leadership; 2) della compartecipazione economica; 3) della legge del gruppo; 4) della verifica del gruppo. 1) LA VALORIZZAZIONE DELLA LEADERSHIP Di fatto nei gruppi ci sono soggetti che più degli altri sono accetti ai compagni e che comunque hanno un maggior ascendente ed influsso. Il loro ruolo e funzione non sempre e non da tutti è avvertito. Nella conduzione della vita dei nostri gruppi si vuole dare particolare risalto a questi leader attraverso la valorizzazione di alcuni ragazzi dal gruppo. Tale scelta riguarda i responsabili vari o di un servizio (capo-gruppo, segretario di gruppo, bibliotecario, direttore del giornalino......) o di iniziative (caritative, liturgiche, di ricerche...). È bene inoltre che gli incarichi siano facilmente rinnovati e gli interessati sostituiti da altri. Si può avere così un certo avvicendamento nei vari incarichi. Va sottolineato il valore educativo di questo mezzo.

* La scelta dei responsabili da parte dei ragazzi e la successiva accettazione sono un modo per aiutare a sviluppare in loro quel senso democratico che è una componente del vivere umano e nello stesso tempo aiuta a comprendere che ciò che conta nella società non è questo o quel ruolo, ma trovare il proprio posto ed assolverne i compiti nel modo migliore.

* L’incarico affidato non è una carica, ma un servizio. Per questo occorre che chi ne è stato investito sia aiutato a prendere coscienza che il proprio compito non è regnare, ma servire. Al fine di favorire la scoperta del proprio servizio si suggerisce:

* il rapporto personale del catechista con i singoli leader. Attraverso la discussione delle difficoltà incontrate, il consiglio, l’incoraggiamento, si può aiutare il ragazzo a prendere coscienza dei propri doni, del significato del suo servizio a vantaggio del gruppo;

* la verifica comunitaria. Tutto il gruppo riunito, in un clima di serenità ed amore, prende in esame, verifica sulla Parola di Dio, gli impegni assunti.

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LA COMPARTECIPAZIONE ECONOMICA Con questo si afferma che tutti gli oneri finanziari vanno decisi comunitariamente e devono gravare sul gruppo, e quindi sui singoli. È educativo insistere perché: il gruppo sia, per quanto può, economicamente autonomo; per questo deve trovare modi e vie per arrivare a ciò; tutti contribuiscono secondo le proprie possibilità, ma in modo tale che nessuno possa vantare prerogative e nessuno debba sentirsi umiliato. A questo scopo una iniziativa utile insieme ad altre può essere la “decima”. 3) LA LEGGE È l’insieme di principi, di norme a cui il gruppo si rifà come ad una guida vincolante la propria vita. Gli articoli di questa legge sono maturati, inventati lentamente dal gruppo attraverso una ricerca continua. Per questo la legge è propria di ogni gruppo e viene aggiornata ed ampliata giorno per giorno. Essa in qualche modo, oltre che essere un orientamento di vita del gruppo, ne segna ed esprime il ritmo di marcia. 4) LA VERIFICA Essa consiste nell’esame e nella presa di coscienza di fatti e di esperienze proprie del singolo ragazzo, di tutto il gruppo, dell’ambiente vicino o lontano. Il campo indagine è molto ampio: dal fatto del giornale, al problema del Terzo Mondo, da uno scontro nella scuola ad una esperienza o problema di vita di gruppo. Non basta certamente esaminare o constatare il fatto superficialmente. Se la verifica vuole essere autentica, occorre confrontare, giudicare fatti ed esperienze alla luce della Parola divina per poi sentirsi chiamati in causa e far qualche cosa per cambiare la realtà, qualora il confronto sia stato negativo. È ovvio che tutte queste tecniche proposte per l’attuazione dell’esperienza comunitaria in gruppo hanno un valore strumentale e possono essere sostituite da altre. La caratteristica di tale tecnica è di rifarsi e proporre un modello di vita di gruppo incentrato sulla partecipazione responsabile, affettiva e democratica di tutti i membri alla vita di gruppo.

GRUPPO A MISURA DEI RAGAZZI

Il gruppo nella sua concreta attuazione si preoccupa di offrire ai ragazzi un’esperienza che, rispondendo alle loro esigenze, le valorizzi, sia a loro misura e risulti attraente. Più esplicitamente si dirà: la vita di gruppo deve essere aperta ed attenta agli interessi ed ai bisogni dei ragazzi, su cui si reggerà e che cercherà di valorizzare. Tra tali bisogni ed interessi in modo particolare vanno tenuti presenti: a) l’agire, bisogno fondamentale del ragazzo, che significa: muoversi, manipolare, costruire, lavorare...; b) il giocare, bisogno vitale per il ragazzo, che gli permette di esprimersi liberamente e profondamente, di impegnarsi con tutte le sue forze e possibilità; c) il bisogno di esprimersi, attraverso il disegno, la musica, il canto, la poesia e tecniche diverse, grazie alle quali il ragazzo valorizza le proprie capacità, si mette in rapporto con gli altri, e si sente “costruttore”; d) il bisogno del concreto, in quanto è esigenza per il ragazzo di vedere, toccare, di partire dai valori incarnati, dai fratelli con i loro nomi e necessità, bandendo così ogni verità puramente astratta, l’attenzione anonima al fratello, la carità spersonalizzata; e) il bisogno di crescere, che si esprime nell’amore alla ricerca, alla scoperta, nell’imitazione di modelli adulti, nell’attenzione per la natura, nell’interesse per la storia, la tecnica, il progresso; f) il bisogno di valere e di affermarsi, la cui concreta attuazione si ha nell’esigenza di sentirsi apprezzato per sé stesso, di conquistarsi secondo le proprie capacità un ruolo all’interno del gruppo, di valorizzare le proprie abilità e gli hobbies; g) il bisogno di aprirsi verso l’altro, che, partendo da una ricerca interessata ed egocentrica, può esprimersi in seguito in una apertura oblativa all’altro sul piano dell’“essere con” per giungere alla dimensione dell’“essere per”.

Bibliografia essenziale per l’animatore di un gruppo: Enrico Carosio, ACCOMODATI, QUI SI STA BENE! VIAGGIO TRA TEORIA E PRATICA NELL'ANIMAZIONE DI GRUPPO, Edizioni Paoline, 2012. Alda Maria Lusuardi, ANIMARE I CONTENUTI DELLA FEDE CON IL GIOCO, Edizioni Paoline, 2011. Giovanni Marchioni, COME ANIMARE IL GRUPPO DI CATECHESI: STRATEGIE, TECNICHE, DINAMICHE, LDC, 2014. ESPERIENZA PARROCCHIALE, a cura di Giancarlo De Nicolò, http://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php? option=com_content&view=article&id=3386:dopo-lacatechesi-lanimazione-di-gruppo&Itemid=101

Luogo fondamentale oggi per la trasmissione della fede ai ragazzi
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