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La differenza la fa il lavoro educativo dei genitori

Al Meeting di Rimini

Una interessante considerazione sull'uso della tecnologia emersa durante il meeting di Rimini

Parole chiave: tecnologia (1)
La nuova tecnologia? È una sfida educativa

Più che stare online, la sfida è stare “on life”, attenti alla vita, alla realtà. Per come si presenta, in qualunque modo si faccia presente a noi. Il futuro dei nostri figli è innanzitutto da giocare su una scommessa educativa: la tecnologia, la Rete, la precarietà da timori possono essere trasformati in opportunità. «Anche attraverso i social si può far sentire l’odore del pane. Ho iscritto io personalmente i miei primi due figli su Instagram – dice Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari alla gente che affolla al Meeting il salone D3 –, perché sono convinto che abbiano tanto da raccontare al mondo. Il mio quinto figlio ha la sindrome di Down, e credo che il modo con cui lo hanno accolto nella nostra famiglia sia un’altra cosa da far conoscere a tutti».

Si ragiona controcorrente, all’arena Cdo Innovation, all’incontro “Famiglia e impresa: quale futuro per i nostri figli. Con l’occhio alle opportunità della Rete, ma i piedi saldamente in terra”. «Il telefono – prosegue De Palo – non è virtuale, perché le persone con cui dialoghiamo ci sono davvero. I nostri figli oltre che nativi digitali sono anche nativi precari, è vero, ma il futuro non può essere vissuto con angoscia, come una minaccia. La differenza la fa il lavoro educativo dei genitori. E poi, il cristianesimo o è fuoco, o non è».

All’incontro, moderato da Gigi Gianola, direttore generale della Cdo, ci sono degli straordinari esempi di come la paura delle nuove tecnologie si possa trasformare in opportunità. Lorenzo Maternini è il fondatore della “Talent garden”, una community tecnologica di livello europeo che mette in rete i ragazzi e offre loro una visione delle cose più innovativa e creativa. «L’uomo non lavora per servire una macchina, è un principio educativo di civiltà. Non si può sempre dare la colpa agli altri se invece si rischia di scivolare nel processo inverso», spiega Maternini. «La nostra – dice ancora – è una società che non sa più rischiare, è questo il punto. Non ci si può illudere che la lampadina sia una nuova candela, è una innovazione con cui bisogna fare i conti». Bruno Mastroianni (filosofo, giornalista, e manager di social media) è un altro esempio vivente di intuizione positiva che non si accontenta di fare teoria: «Non ce la si può sempre prendere con i massimi sistemi - “è colpa della scuola”, “no, è colpa della politica” - ma bisogna fare un uso corretto dei nuovi strumenti. All’uomo è data una grande possibilità – conclude – e si chiama costruzione. Capire qual è la novità, e metterci le mani».

Fonte: Avvenire
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