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C'è bisogno di un messaggio universale

"Un banco di prova per rivedere la nostra pastorale, che non è fatta solo di culto ma soprattutto di prossimità"

Parole chiave: comunicazioni sociali (5)
La Giornata delle comunicazioni sociali nella prima domenica di "riapertura"

Credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita.

Papa Francesco
«La vita si fa storia» Messaggio per la 54ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

La Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali è caduta nella prima domenica in cui si è tornati a celebrare le Messe col popolo. E il meeting nazionale «Giornalisti cattolici e non» che si è riproposto in rete e sui social ha messo a confronto comunicatori, vescovi e giornalisti a partire dal messaggio del Papa sul tema della vita che si fa storia, per capire come la pandemia cambi la comunicazione della Chiesa. Che si è adattata al lockdown e ha usato i nuovi mezzi valorizzando contemporaneamente quelli più legati alla comunità. La carità, l’ascolto, i tetti, le strade e i social, insomma.

Lo ribadisce il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo: «La comunione sacramentale è diventata difficile da vivere insieme, ma non è venuta meno la comunione che avviene attraverso la prossimità e la testimonianza nelle situazioni di indigenza. È la testimonianza della Chiesa che siamo e che vogliamo essere». La carità che si è reinventata con telefoni, social e tanti nuovi volontari giovani ha trasmesso vicinanza concreta. E la preghiera ha preso cittadinanza sui nuovi media, ma preti e vescovi hanno pregato anche sui tetti e per le strade.

La comunicazione più forte ed efficace rimane, però, la preghiera del Papa il 27 marzo quando, solo in piazza San Pietro sotto la pioggia, ricordò al mondo che siamo tutti nella stessa barca e che non si può essere sani in un mondo malato. «Ha scelto di comunicare in modo semplice – afferma Paolo Ruffini prefetto del Dicastero per le Comunicazioni sociali della Santa Sede – con un momento di preghiera dove la regia di Dio ci ha messo la pioggia battente. La piazza era idealmente piena delle persone di tutto il pianeta. Impressionante è stato vedere quanti hanno seguito e pregato, anche i non credenti hanno saputo trovare in quel momento qualcosa che li ha interrogati. Altri non credenti hanno scritto dicendo che seguivano la Messa del mattino a Santa Marta perché trovavano una chiave per capire».(continua a leggere https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/comunicazione-fede-coronavirus)

Fonte: Avvenire
La Giornata delle comunicazioni sociali nella prima domenica di "riapertura"
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