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Chiesa e fine vita, parole di chiarezza. Perché nessuno è sacrificabile

L'arcivescovo Carlo Redaelli, alla guida della Commissione per la Carità e la Salute della Cei, spiega contenuti, attualità e obiettivi del testo "Alla sera della vita"

Parole chiave: fine vita (39), cei (35)
Il testo CEI

Perché la Chiesa italiana ha ritenuto di intervenire ora con una sua riflessione sul fine vita? Monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia, segue da tempo l’elaborazione del documento «Alla sera della vita Riflessioni sulla fase terminale della vita terrena» elaborato dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute della Cei e discusso nella Commissione episcopale per il Servizio della Carità e la Salute, della quale è presidente. E ci spiega intenti e obiettivi: «Il testo era in elaborazione già da tempo. Volendo essere molto attento alla realtà ha subito ed ha accompagnato l’evoluzione delle problematiche sul fine vita: pensiamo – solo per rimanere ad alcuni esempi temporalmente vicini -­ alla discussione dello scorso anno sul suicidio assistito o al dibattito intorno alle questioni sollevate in questi mesi dalla pandemia in corso. Il testo pubblicato ora non pretende di essere risolutivo, conclusivo o esaustivo ma ribadisce l’attenzione che la Chiesa italiana rivolge alla concretezza dei problemi legati al tema della dignità del morire, del fine vita, alla malattia…».

Cresce la quota di popolazione anziana, e con essa anche il rilievo dei problemi posti da una "sera della vita" sempre più lunga e spesso sofferta. Come va gestita questa situazione di crescente vulnerabilità?

La situazione che la pandemia ha enfatizzato ci dice comunque l’attenzione che non solo la Chiesa ma tutta la società debbono avere nei confronti delle persone a prescindere dall’età, dalla situazione di salute o familiare, sociale, economica. Il prolungamento della vita – che di per sé è una grazia ed una fortuna per le nostre generazioni – richiede un’attenzione particolare alla persona, alle sue condizioni di salute, sociali e di carattere relazionale. Una persona può fisicamente stare benissimo, avendo magari a disposizione delle ingenti risorse economiche, ma se rimane sola si trova probabilmente in grosse difficoltà: noi siamo fatti per la relazione.

Quali questioni pastorali pone alla Chiesa oggi l'accompagnamento nell'ultimo tratto della vita?

Le questioni pastorali sono molteplici e proprio per questo il documento dell’Ufficio nazionale della pastorale della salute (accompagnato e discusso significativamente anche all’interno della Commissione episcopale per la carità e la salute) è piuttosto articolato. L’accompagnamento della persona non può essere solo spirituale e sacramentale ma deve risultare complessivo interessando gli uomini e le donne nella loro integrità e rivolgendosi a quanti più di altri sono vicini a chi si trova nella sera della vita: penso ai familiari, agli operatori sanitari, a coloro che sono attivi nelle reti di accompagnamento sociale. Se parliamo di tematiche pastorali non possiamo prescindere, dinanzi alla complessità delle questioni che la medicina oggi ci pone, dall’offrire indicazioni anche di carattere etico, di attenzione sociale e pastorale e di vicinanza alle persone.

continua a leggere su https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/chiesa-e-fine-vita-parole-di-chiarezza-perche-nessuno-e-sacrificabile

Fonte: Avvenire
Il testo CEI
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