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Anche il Cts si convince: «La didattica a distanza fa male»

Il rischio di ricadute psicologiche

Parole chiave: didattica a distanza (1)
Il parere del comitato tecnico (lo stesso che decide le chiusure)

L a chiusura prolungata delle scuole rischia di comportare ricadute psicologiche molto forti negli studenti. Ciò che le famiglie e gli alunni sospettavano da tempo, ora comincia a trapelare anche tra gli esperti del Comitato tecnico scientifico, che ieri hanno incontrato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ferma nel sostenere la necessità di mantenere le lezioni in presenza. I tecnici, il cui giudizio è comunque dirimente nelle decisioni di chiudere le scuole, hanno anche spiegato che le attuali evidenze confermerebbero un’incidenza più bassa dei contagi nelle fasce di età più giovani. Dunque, almeno per ora nulla cambia: i ragazzi fino agli undici anni continueranno ad andare a scuola con l’obbligo di mascherina in classe dai sei anni in su nelle zone rosse. Nelle zone gialle e arancioni lezioni in presenza anche per il secondo e il terzo anno delle medie. Una scelta questa che lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha difeso anche ieri ribadendo che «le scuole non sono focolai e i ragazzi rispettano le regole». E anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha deciso di ritirare l’ordinanza di sospensione delle lezioni in presenza a partire da lunedì. «Avendo sentito il ministro Speranza, la ministra Azzolina e il governatore Musumeci – ha detto il sindaco – sospendo la firma di questa ordinanza che è pronta. Ho chiesto al presidente Musumeci uno screening di massa sulla popolazione scolastica. Laddove, però, non dovesse partire sarò costretto a firmarla. È un momento difficile – ha aggiunto Orlando – a ognuno spetta di fare la propria parte». Intanto, ieri in diversi città è andata in scena la protesta dei comitati “Priorità alla scuola”, ispirata da Anita, studentessa dodicenne di Torino, che da giorni segue le lezioni a distanza sulle scale della propria scuola media. Dal suo esempio è nato il movimento Schools for future che, attraverso il “presidio” pacifico degli istituti da parte degli studenti, si pone l’obiettivo di denunciare i danni provocati dalla Dad. «Il prezzo che sta facendo pagare alle giovani generazioni è già esorbitante oggi e lo sarà sempre di più – denuncia il comitato su Facebook –: in termini pedagogici, sociali (chi parte svantaggiato, è ancora più svantaggiato), psicologici (isolamento e solitudine sono fonte di ansia, depressione, regressioni) e anche economici (dopo il lockdown di primavera l’Ocse stimava che un terzo di anno scolastico perso può comportare 3% in meno dei guadagni futuri per i giovani ora a studenti)».

Per le famiglie, infine, è già tempo di pensare alle iscrizioni per l’anno scolastico 2021-2022, che saranno esclusivamente online e partiranno il 4 gennaio per chiudersi il 25. Interessati alla procedura gli alunni delle classi prime della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado statale. L’adesione alla procedura d’iscrizione online è invece facoltativa per le scuole paritarie. Per la scuola dell’infanzia, l’iscrizione si effettua in modalità cartacea.

Fonte: Avvenire
Il parere del comitato tecnico (lo stesso che decide le chiusure)
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