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Tàr

In Concorso alla 79ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia

Parole chiave: film (79)
Il film di Todd Field

Berlino oggi. Lydia Tár è una direttrice d’orchestra e una musicista di fama internazionale. Da record per esibizioni, traguardi e riconoscimenti. Partita dagli Stati Uniti, si è imposta nel tempio della musica classica in Germania, dove è legata sentimentalmente a una collega, il primo violino Sharon Goodnow. Quando sta per coronare il suo progetto artistico, la direzione della V Sinfonia di Gustav Mahler, iniziano a uscire su di lei spinose indiscrezioni...

Valutazione Pastorale

La vertigine del potere logora chiunque, senza distinzioni. È il punto nodale dell’ultimo film del regista statunitense Todd Field, “Tár”, tra i più applauditi e premiati a Venezia79 e in lizza per gli Oscar. L’autore statunitense, classe 1964, ha all’attivo pochi film, ma tutti di grande intensità e magnetismo. Dopo l’acclamato esordio con “In the Bedroom” (2001), seguito da “Little Children” (2006), Todd Field ha deciso di tornare dietro la macchina da presa con “Tár”, pensato sin dal principio per la sua attrice-musa: “Questa sceneggiatura è stata scritta per un'artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. Gli spettatori, cineamatori e non, non ne saranno sorpresi. Dopotutto, lei è una maestra assoluta. Ciò nonostante, mentre giravamo il film, l'abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da osservare”. È vero, la Blanchett offre una performance davvero singolare, maiuscola, al punto da distanziarsi dalle sue “rivali” nella corsa ai 95mi Academy Award, come fu a ben vedere con Joaquin Phoenix in “Joker” (2019): sin dalla prima alla Mostra del Cinema di Venezia è stato subito chiaro il profumo di Oscar. La storia. Berlino oggi. Lydia Tár (Blanchett) è una direttrice d’orchestra e una musicista di fama internazionale. Da record per esibizioni, traguardi e riconoscimenti. Partita dagli Stati Uniti, si è imposta nel tempio della musica classica in Germania, dove è legata sentimentalmente a una collega, il primo violino Sharon Goodnow (Nina Hoss). Quando sta per coronare il suo progetto artistico, la direzione della V Sinfonia di Gustav Mahler, iniziano a uscire su di lei spinose indiscrezioni.

Ex collaboratrici e allieve l’accusano di abusi e manipolazioni, in primis l’assistente Francesca Lentini (Noémie Merlant)… Nell’ormai sedimentato processo del #MeToo, che ha portato a far emergere abusi nel mondo dello star system (soprattutto ai danni delle donne), il film di Todd Field allarga il campo dello sguardo sottolineando come il potere al vertice logori chiunque, uomini e donne; comportamenti spregiudicati e ricattatori non hanno sesso, sono solo l’espressione di un’umanità corrotta e deragliata. Field è bravissimo nel dirigere una simile partitura narrativa, resa da grande controllo e rigore, da un racconto che corre su rigide linee geometriche che poi si accavallano, deragliando, quando il mito granitico di Lydia Tár viene messo in discussione. Il risultato di “Tár” deve comunque molto all’interpretazione di Cate Blanchett, che si carica sulle spalle il peso di un’opera dove lei è il perno, dove lei occupa sempre la scena, passando dalle vette algide dell’eccellenza alle amarezze di un castello di carte. La performance della Blanchett è talmente totale, in chiave fisica, espressiva e introspettiva, da renderla immensa. Pronta ad abbracciare il suo terzo Oscar dopo quello per “The Aviator” (2005) e “Blue Jasmine” (2014). Nel complesso “Tár” è un’opera densa e stratificata, dal ritmo serrato e dall’impostazione rigorosa, che però sembra perdere un po’ di compattezza nei volteggi finali. Complesso, problematico, per dibattiti.

Il film di Todd Field
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