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Ecco perché in Germania nascono più bambini

Il primo mattone dei sostegni alle famiglie in Germania è il Kindergeld, l’assegno per i figli

Parole chiave: germania (2), nascite (7)
Aiuti semplici per tutti

Il calo della natalità è un fenomeno globale. Non c’è settimana in cui non venga lanciato un nuovo allarme culle vuote da un istituto di statistica o dal governo di un Paese preoccupato per gli effetti che la riduzione della fecondità avrà nel lungo periodo. Nel mondo sviluppato le eccezioni al baby-sboom sono poche, una di queste è la Germania.

Anche durante la pandemia, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi ha registrato crolli delle nascite, Berlino ha sperimentato un andamento diverso: tra dicembre 2020 e febbraio 2021 sono nati circa 182mila bambini, lo 0,8% in più dello stesso periodo dell’anno prima. In Usa, Francia e Italia, a partire dai nove mesi successivi ai primi lockdown, le nascite sono scese con percentuali tra il 5 e il 20%. Ma ancora più sorprendente è il fatto che a marzo 2021, come ha certificato in questi giorni Destatis, in Germania le nascite siano aumentate del 10%, con 6.000 bebè in più rispetto a un anno prima. Come mai? Per provare a capirlo può essere utile analizzare il sistema tedesco di aiuti ai genitori. Il primo mattone dei sostegni alle famiglie in Germania è il Kindergeld, l’assegno per i figli, che è alto e veramente universale: l’importo è 219 euro al mese a figlio per il primo e il secondo, 225 per il terzo, 250 per il quarto. Il Kindergeld va a tutti, a prescindere dal reddito e dalla condizione lavorativa: l’unica condizione per ottenerlo è farne richiesta. Per le famiglie con redditi bassi, più o meno sotto i 15.000 euro, ma che non ricevono sostegni sociali per la povertà estrema, si aggiunge il Kiderzuschlag, che può arrivare a 185 euro in più a figlio (dunque 404 euro al mese). Nel calcolo si tiene conto anche quanto spende la famiglia per l’affitto dopo aver incassato il Wohngeld, l’indennità per l’alloggio, che sono altri 250 euro al mese. I tedeschi però non ammettono errori: se non si dichiara ogni variazione di reddito, lo Stato può chiedere la restituzione del Kiderzuschlag.

Se il Kindergeld, l’assegno, è pagato a tutti, per i redditi più alti, oltre i 65-70.000 euro, diventa vantaggioso usufruire invece dello sconto fiscale, il Kinderfreibretrang. Si tratta di una deduzione di 8.388 euro a figlio, che permette alle famiglie che pagano più tasse di essere premiate rispetto a un single con lo stesso reddito, onorando il principio dell’equità orizzontale. Il risparmio fiscale può arrivare a più di 3.000 euro l’anno a figlio. Dal punto di vista delle erogazioni, dunque, il sistema tedesco di sostegno ai genitori è generoso, universale, ma soprattutto semplice: tutti sanno quanto percepiscono, l’importo è stabile e offre certezze, non ci si deve rivolgere ogni anno a un centro di assistenza fiscale o a un commercialista per sapere quanto si otterrà, e non incentiva l’evasione. Durante la pandemia, il governo di Angela Merkel ha inoltre elargito un bonus una tantum di 300 euro a figlio nel 2020, per i redditi fino a 90.000 euro, e di 150 euro nel 2021. La parte monetaria, ovviamente, da sola non spiega completamente l’andamento positivo della natalità, pur se ha il suo peso. Negli ultimi anni in Germania l’accesso all’asilo nido a prezzi calmierati è diventato un diritto, mentre i congedi parentali sono stati estesi e incentivati. Chi vuole dedicarsi alla cura dei figli, ad esempio, può richiedere anche l’Elterngeld, l’integrazione al reddito per tutti i genitori che scelgono di lavorare meno di 30 ore la settimana: l’importo varia da 300 fino a 1.800 euro al mese, a seconda di quanto si riduce lo stipendio restando a casa, e può essere riconosciuto fino a 28 mesi se usufruito da entrambi i genitori. Un lavoratore medio conserva quasi tutto il suo reddito in caso di congedo prolungato.

Il sistema tedesco non è facile da imitare, perché richiede molte risorse e soprattutto un approccio pragmatico. Tuttavia, nel momento in cui in Italia ci si sta avvicinando all’Assegno unico che, dopo la misura ponte in vigore dal prossimo luglio, debutterà dal gennaio 2022 nella sua forma definitiva ancora da mettere a punto, una riflessione è utile. L’Istat ha certificato che durante la pandemia la povertà nel nostro Paese ha colpito in modo più severo i nuclei con figli. Una rete di sostegni simile a quella tedesca – che annovera anche una forma di reddito di cittadinanza non limitante per il lavoro e i genitori – ha dimostrato di proteggere molto di più tutte le famiglie, infondendo quella fiducia capace di trasformarsi in generatività.

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