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La giornata del malato

Nella cappella dell'Ospedale la celebrazione col Vescovo

Parole chiave: giornata del malato 2020 (1)
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi

La  XXVIII Giornata Mondiale del Malato di quest'anno, istituita nel 1992 da San Giovanni Paolo II nella ricorrenza della Madonna di Lourdes, ha visto una larga partecipazione di fedeli alla Santa Messa celebrata dal Vescovo Simone Giusti nella Cappella dell’Ospedale. Il tema di quest'anno era particolarmente suggestivo “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”, sottolineando in maniera particolare il fatto che coloro che soffrono trovano nel Signore un particolare conforto.  Erano presenti, oltre ai malati,  a cui era dedicata la giornata, le varie associazioni di supporto ai malati, i membri delle Associazioni laicali della Diocesi, i rappresentanti degli infermieri e dei medici e numerosi dirigenti medici e infermieri del presidio ospedaliero di Livorno.

Monsignor Giusti in una omelia ispirata ha sottolineato come a Lourdes e in tantissimi santuari mariani del mondo avvengono fatti inspiegabili, guarigioni che non si possono spiegare con la scienza medica ma che trovano origine nelle profondità della fede. L’enormità di questi fatti inspiegabili ha convertito i cuori anche di coloro che erano venuti a vedere per denigrare la fede. La preghiera stessa ha dei poteri di guarigione che stupiscono la stessa scienza, come mostrato in articoli pubblicati su Nature.

La giornata non è finita con la Santa Messa. Nella stessa Cappella ospedaliera ci sono state due belle testimonianze su figure eroiche che hanno donato la propria vita al servizio degli altri, veri e propri Santi della porta accanto, laici inseriti nella vita di tutti i giorni, che hanno risposto in pieno alla chiamata del Signore . La prima persona ad essere ricordata è stata il Servo di Dio Giancarlo Bertolotti , medico ginecologo che ha prestato la sua opera all’Università di Pavia. Medico contrario visceralmente all’aborto, il cui operato non era caratterizzato soltanto dall’obiezione di coscienza ma da un donarsi completamente agli altri con la sua opera e i suoi averi, tanto da condurre una vita da persona indigente. In tal modo ha salvato nella sua Pavia centinaia di bambini e di famiglie che hanno trovato grazie a lui pace e serenità del cuore.

L’altra figura che è stata ricordata, anch’esso un medico, è quella di Lido Rossi, attraverso la testimonianza della cognata Zita Falleni. La vita del Dott. Lido Rossi a cui è intitolata la scuola di infanzia delle Maestre Pie Venerini a Salviano, è stata una vita di donazione completa agli altri, portata avanti assieme alla moglie Elena. Lido Rossi sentì subito che era chiamato per una vita di missionario e scelse di andare in Africa a prestare la sua opera  per i più poveri. La morte del padre avvenuta quando Lido aveva sette anni lo segnò profondamente e contribuì alla scelta  di dedicare la sua vita affinché nessun bimbo rimanesse orfano. Lido ed Elena si incontrarono alla FUCI nella sezione di san Vincenzo e lì nacque il fidanzamento e  l’inizio del sogno di dedicare la propria vita alla missione.  Attraverso le parole della cognata hanno preso vita le bellissime poesie scritte da Lido. La loro vita di sposi e di missionari durò ben poco;  poco  prima del loro secondo anniversario di matrimonio le condizioni di Lido, colpito da una nefrite si aggravarono e così morì a soli trent’anni.

Due vite esemplari di persone a noi vicine, laici, inseriti nella vita lavorativa, che ci ricordano che ognuno di noi è chiamato alla santità vivendo la propria vita al servizio per gli altri. Parafrasando il titolo del libro che parla di Giancarlo Bertolotti, persone che non hanno esitato a dare la  propria “vita per la vita”.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi
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