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La preparazione sacramentale negli scout AGESCI

I gruppi Scout come luoghi di "primo annuncio"

Parole chiave: scout (49), sacramenti (4)
Una fede legata al vissuto: ecco la proposta formativa Scout

Pur essendo una realtà ampiamente diffusa sia in Italia che nella nostra Diocesi, non tutti conoscono lo scoutismo dell’AGESCI e soprattutto ancora meno persone conoscono a fondo il suo metodo educativo e le modalità utilizzate nella preparazione ai sacramenti e più in generale all’educazione cristiana. A livello di visione antropologica lo scoutismo dell’AGESCI parte dalle intuizioni di Robert Baden Powell, e concilia la sua visione di cittadinanza attiva spiritualmente motivata con il messaggio cristiano, per cui il fine dell’essere umano secondo l’AGESCI è quello di impegnarsi a servire gli altri per lasciare questo mondo migliore di come l’abbiamo trovato, che tradotto in termini cristiani significa operare, con fede e spirito di servizio, per costruire il Regno di Dio.

Tenendo conto della validità della sua proposta educativa e cristiana nonché del fatto che sempre di più i gruppi scout sono uno dei luoghi di “primo annuncio”, l’AGESCI ha avuto la possibilità di educare ai sacramenti, e anche nella nostra Diocesi tutto ciò è reso possibile dal Progetto di Iniziazione Cristiana (PIC), un documento elaborato e approvato dal Vescovo e dagli assistenti ecclesiastici, che offre strumenti ai capi sul come preparare i ragazzi ai sacramenti. Così da diversi anni gli scout preparano bambini e ragazzi alla confessione, alla comunione, alla cresima e talvolta anche al battesimo.

Il messaggio cristiano in AGESCI infatti è il Catechismo della Chiesa Cattolica, ed è annunciato, senza scorciatoie, in modo tanto valido quanto quello delle parrocchie e delle altre associazioni cattoliche, la differenza però sta nel metodo scout, che utilizza la catechesi narrativa e si fonda su una triade: esperienza-simbolo-concetto. I concetti di fede, e la preparazione ai sacramenti, vengono dunque vissute all’interno del percorso scout nel rispetto del ciclo educativo, e con una modalità narrativa che consiste nel legare la fede all’esperienza concreta dei ragazzi. Dunque nel preparare una riunione, una veglia, un campeggio, una giornata nel bosco o anche una liturgia, si comincia a partire dall’individuazione di un’esperienza significativa. Essa viene quindi narrata, non con il semplice racconto, ma con attività che implicano un coinvolgimento emotivo, un narrarsi appunto, per poi passare alla lettura di un brano della Bibbia, o più spesso del Vangelo, da accostare quindi a quell’esperienza reale, permettendo ai ragazzi di rileggersi alla luce di quanto vissuto. Questo confronto, in cui sorprendentemente si colgono tanti significati nuovi, può essere poi riassunto in un simbolo, che esprime e fissa un significato, cioè quel concetto di fede da cui il capo è partito.

Con questo metodo e con la partecipazione alla vita comunitaria scout e parrocchiale, i ragazzi vengono educati dagli otto ai vent’anni anni a conoscere Gesù e il Vangelo, non come parole fissate su un libro, ma come un’esperienza viva che ci interroga nella vita di ogni giorno. Un’altra dinamica interessante è la co-educazione, un concetto che implica che i ragazzi e le ragazze si educhino anche tra pari, vivendo il servizio, l’autonomia e la fede anche nella dimensione di gruppo, in un’ottica di correzione fraterna e crescita reciproca.

Come possiamo vedere da questa semplice descrizione, l’educazione cristiana in AGESCI non solo permea tutte le attività, ma è frutto di un profondo lavoro educativo svolto dai capi e dagli assistenti, tuttavia un problema dello scoutismo è che spesso ha la tendenza a non farsi conoscere al di fuori, perché non sempre è facile spiegare queste dinamiche educative a chi non le ha mai vissute, e non parlo solo di metodo, ma anche del lungo iter di formazione che fa un capo scout per diventare tale, un percorso che può durare diversi anni e che più in generale non si esaurisce mai, tanto che in AGESCI si parla di “formazione permanente”.

Quest’anno tutti i gruppi scout della Zona di Livorno hanno deciso di aderire alle iniziative della Diocesi, dei propri Vicariati, e in più di creare iniziative proprie, in accordo con i propri assistenti, per preparare al meglio i ragazzi ai sacramenti e aprirsi sempre di più alla realtà Diocesana.

Oltre a questo, con gli strumenti propri della catechesi narrativa, ogni gruppo, sempre con l’ausilio dei propri assistenti, ha creato un proprio percorso di catechesi che oltre a preparare i ragazzi ai sacramenti ponga le basi nei Progetti Educativi dei Gruppi (PEG), che hanno valenza quadriennale o quinquennale, e nei Programmi di Unità di ogni unità (lupetti, reparto, comunità R/S), che hanno invece valenza annuale. In sostanza si tratta di due documenti dove sono state analizzate la realtà e le esigenze educative dei ragazzi di ogni gruppo, per fare in modo di agire con gli opportuni strumenti previsti dal metodo scout. Tenere conto di questo non arricchisce solo le attività scout, ma anche la formazione cristiana e la preparazione sacramentale, rendendola più vicina ai reali bisogni dei ragazzi e delle ragazze.

Una fede legata al vissuto: ecco la proposta formativa Scout
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