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La morte improvvisa di p. Georgij

La morte improvvisa di un amico della Diocesi

Parole chiave: simposio (3), Padre Georgij Orekhanov (1)
Un'amicizia iniziata anni fa

Ieri dovevamo avere Franco Nembrini e Padre Georgij Orekhanov e invece Qualcun Altro ha disposto diversamente e l’incontro è saltato: il Signore ha voluto il padre Georgij con sé, e così è salito al cielo, è morto, la notte prima di prendere l’aereo per l’Italia, improvvisamente. Soffriva di cuore. Ha avuto una crisi improvvisa durante la notte. Erano le 11:30 di sera in Italia, le una e mezzo a Mosca, e ho ricevuto una telefonata dalla moglie di Nembrini la quale aveva appena avuto la notizia dal figlio di padre Georgij, Vova … c’era ancora l’ambulanza sotto casa quando ha chiamato.

All’incontro, sulla cultura del desiderio e la perdita della paternità, avevamo dato un titolo: “Tra la mistica e lo sballo. Il cristianesimo e la sfida della cultura del desiderio e del relativismo assoluto. La rottura della tradizione e la perdita del padre”.  Ma mentre Padre Georgij è volato in cielo, Franco Nembrini è volato a Mosca per stare vicino alla famiglia con la quale lo legava una profonda amicizia, specialmente con il figlio Vova.

La morte di padre Georgij ha colpito molto. Aveva 58 anni, padre di quattro figli, sacerdote del Patriarcato di Mosca, docente di Storia della Chiesa russa presso l’Università Ortodossa San Tichon, ricopriva per  l’ateneo anche il ruolo di prorettore alle Relazioni Internazionali.

Da alcuni anni era iniziata una profonda amicizia con Franco Nembrini e alcuni amici di Comunione e Liberazione in Russia e in Italia. L’amicizia con Franco Nembrini  poi è stata determinante per Livorno in quanto, avendo il prof. Nembrini degli amici qui da quarant’anni, abbiamo avuto modo di fare amicizia anche noi con Padre Georgij durante l’estate di tre anni fa per un soggiorno del sacerdote russo all’Elba. Col tempo è cresciuta la stima per il Movimento e per questi amici e, riguardo al tema dell’unità tra Ortodossi e Cattolici ha partecipato ad un primo incontro nel gennaio 2017 a Montenero, nella settimana dedicata all’unità dei cristiani, proprio in un dialogo di amicizia con Franco Nembrini.  In seguito a questo incontro e all’amicizia e la stima nata anche con il vescovo Simone, è stato possibile, prima un invito a Mosca, ospiti della Università ortodossa nel giugno 2018 e poi il Simposio sulla famiglia che si è tenuto i primi di ottobre del 2018, con conseguente pubblicazione degli atti. Questo evento ha coinvolto docenti ed esperti  italiani e russi, cattolici ed ortodossi, scoprendo molti aspetti in comune e rafforzando la stima e lo spirito collaborativo tra le due componenti. L’ultimo incontro avuto con lui è stato il primo aprile 2019, nell’anno dedicato al Sinodo dei giovani, su Dante e Dostoevskij. Il titolo era “Dante e Dostoevskij, cosa dicono ancora ai giovani d’oggi”.  

Padre Georgij conquistava per la sua umanità, la sua intelligenza della realtà e per il lavoro e l’apertura  in merito all’unità dei cristiani.  A noi restano il suo esempio e le sue parole, come quelle pronunciate più volte nei nostri incontri: “La ricerca dell’unità è il compito più importante dei Cristiani: non siamo noi che creiamo l’unità, ma è l’unità che ci costruisce”.

La serata, ormai stravolta nel suo svolgimento, è proseguita con la presentazione da parte della segretaria del CeDoMei, Martina Bongini, della figura del compianto Mons. Ablondi, proiettando un filmato, gentilmente concesso da Telegranducato, sul suo operato specialmente a riguardo dell’ecumenismo. Di tale operato riguarda la mostra che era stata inaugurata, poco prima dell’inizio di questo incontro, presso il Museo diocesano.

Ha preso poi la parola in vescovo Simone introducendo la problematica a tema con un’analisi  della “cultura del desiderio” e, di seguito, il diacono e professore Andrea Zargani il quale ha affrontato l’argomento dal punto di vista di una analisi educativo culturale partendo dalla duplice esperienza di insegnante e “pastore”, essendo impegnato anche sul piano ecclesiale.

I presenti poi, raccolti per “isole”, hanno cercato di dare un contributo positivo alla questione partendo da due semplici domande che il vescovo Simone ha posto in conclusione: quale opportunità questo contesto che è stato delineato ci dà e, conoscendo il terreno in cui si opera, come costruire persone libere e forti, qui, oggi?

Le domande rimangono aperte, sperando in una ripresa delle stesse, quando potremmo avere tra noi ancora il prof. Nembrini.

Un'amicizia iniziata anni fa
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