Diocesi
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Una nuova rubrica

Incontrare Dio attraverso le canzoni pop

Parole chiave: musica (21), fede (42)
Ultimo, per sentirmi primo

Parlare di “semina Verbi”, nella dottrina cristiana, sta ad indicare la presenza di alcune tracce, seppur parziali, di Dio nella storia degli uomini, nel loro modo di pensare e, anche, di fare arte. Come i primi cristiani, infatti, anche noi, portando il Vangelo, siamo alla ricerca di questi “semina Verbi” nel mondo, per annunciare loro la bellezza di Cristo. Tra le varie espressioni dell’uomo la musica, specialmente oggi, sembra a caccia di qualcosa (noi cristiani diremmo Qualcuno) capace di abbracciare il concreto per offrire una speranza che, come l’Amore, non muoia mai. A noi il compito di saper parlare di Dio ai giovani, proprio attraverso il loro linguaggio, fatto di canzoni all’apparenza superficiali, in realtà profonde e ricche di domande. Iniziamo con la prima del cantante Ultimo.

Da quando ero bambino, solo un obbiettivo: dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo.   (Ultimo, Sogni Appesi)

“Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi” (Mt 20,16)

“Provo a dimenticare scelte che fanno male. Abbraccio le mie certezze, provo a darmi da fare. Ma ancora non riesco a capire se il mondo un giorno io potrò amarlo. Se resto chiuso a dormire, quando dovrei incontrarlo”

Ultimo, un ragazzo prodigio con migliaia di fan, stupisce sempre per la profondità dei suoi testi, che parlano della sua vita, ricca di sofferenze, debolezze, fragilità ma anche forze, sogni e speranze. Una vita vera, piena di tante cose, come è la nostra vita di tutti i giorni. Delle parole, poi, che ti fanno entrare nella semplice quotidianità di un ragazzo, uno di noi, affaticato e schiacciato da un mondo che si è dimenticato di essere umano. Ultimo ricorda, infatti, come spesso questa storia sia una sfida: non è facile da vivere ma, troppe volte, ci schiaccia. Siamo iper-connessi, iper-presenti, iper-comunicanti ma dormiamo nel sonno dell’indifferenza. Direbbe Qoèlet: “Vanità delle vanità: tutto è vanità” (Qo 1,3).

“E dimmi che cosa vedi…Quando pensi al domani: Quali domande? Quante risposte? Forse domani ripeti forse. E vivo coi sogni appesi, vivo coi sogni appesi”

Ci si chiede: cosa resta? Cosa rimane della mia vita e dei miei sogni? Serve qualcosa che si mandi avanti, qualcosa che ci spinga, ci faccia sognare e ci dia un ideale. Meglio, serve un tu, un qualcuno per il quale valga la pena vivere. E, di tu in tu, la fede ci insegna che c’è un Tu con la T maiuscola: il Signore. Forse canzoni come queste ci chiedono di fare sintesi: chi è quel Tu per te? Chi è che fonda i tuoi sogni e che ti permette di vivere, quasi dandoti l’ossigeno necessario per respirare?

“E adesso tirando le somme, non sto vivendo come volevo ma posso essere fiero di portare avanti quello che credo. Da quando ero bambino solo un obiettivo: dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo”

L'ideale è la scelta dell'ultimo, allora. Come ha fatto Gesù, dicendoci “Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 27). Scopriamo, in questo modo, che le semplici parole di un ragazzo toccano il cuore del Vangelo. Ci parlano di quell'ultimo un po' scomodo, di quell'ultimo che non vorremmo desiderare di essere e anche di quell'ultimo che non vogliamo conoscere. Farci ultimi significa scoprirci amati di un Dio che sulla croce si è fatto ultimo per noi. E solo la poesia di un giovane ce lo può insegnare.

Ultimo, per sentirmi primo
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