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L'8 Settembre al Santuario di Montenero

Vivere oggi da cristiani si può, anzi si deve

Parole chiave: omelia (4), 8 settembre (11), montenero (63)
Quand’è nata la Vergine Maria?

Una celebrazione molto partecipata l'8 Settembre a Montenero, come ogni anno, rappresenta una tappa significativa dell'anno pastorale: la ripartenza dopo le vacanze estive. Il vescovo Simone ha incentrato la sua riflessione sul nostro vivere quotidiano, sulla vita dei cristiani e su come la fede sia guida al nostro agire. Ecco le sue parole nell'omelia

Ma la Vergine è nata il 5 agosto o l’8 settembre?
Ovviamente nessuno lo sa con certezza. Sarebbe stata infatti proprio Maria, nel 1984, durante un’apparizione nella città dell’Erzegovina, a rivelare ai presunti veggenti che il 5 agosto era la data del suo compleanno. Un’indicazione non del tutto nuova peraltro, visto che dichiarazioni analoghe sono attribuite a mistici come don Stefano Gobbi, il sacerdote lombardo scomparso nel 2011, fondatore del Movimento sacerdotale mariano a seguito di un’ispirazione interiore avuta durante un pellegrinaggio a Fatima. Che vi sia nata o meno la Madre di Gesù, il 5 agosto resta comunque un giorno mariano, visto che la Chiesa festeggia la Madonna della Neve, nel ricordo del manto bianco che avvolse il colle Esquilino in piena estate romana, portando papa Liberio alla costruzione di Santa Maria Maggiore. Basilica pontificia che è il segno più tangibile e noto di un culto molto diffuso nel nostro Paese dove si contano oltre 150 edifici sacri intitolati a Nostra Signora della Neve. Nella vita della Chiesa infatti le festività affondano le loro radici oltreché nelle esistenze dei protagonisti, nelle caratteristiche degli eventi stagionali, spesso intrecciandoli l’una con l’altra.

Vale anche per l’8 settembre, data che celebra ufficialmente la nascita della Vergine.

Una ricorrenza che trova le sue origini in Oriente e che va ricollegata al Menologium Basilianum calendario che poneva all’inizio del mese l’avvio dell’anno ecclesiastico, così come ancora accade per i cristiani ortodossi. Ecco allora che la nascita di Maria va interpretata come una sorta di stella del mattino, come annuncio della venuta del Salvatore, come aurora del sole di giustizia. A introdurre la celebrazioni dell’8 settembre in Occidente fu, nel VII secolo, papa Sergio I che prese le mosse, come già detto, dalla tradizione orientale, a partire dal Protovangelo di Giovanni. Si tratta, è noto, di un testo, datato intorno all’anno 150, “apocrifo” che tratta abbondantemente della vita della Vergine, attingendo anche dai Vangeli di Luca e Matteo. In particolare vi si narra di Anna e Gioacchino, i genitori della Madonna, prima disperati in quanto sterili e poi visitati dalla grazia del Signore con la nascita di Maria. Particolarmente tenera la scena del ritorno a casa di Gioacchino dopo l’autoesilio, immortalata dal dipinto di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. E proprio presso la casa dei genitori di Maria a Gerusalemme, nel IV secolo venne edificata la basilica di sant’Anna, nel giorno della cui dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. L’8 settembre dunque si riferirebbe innanzitutto a quell’evento. Particolare questo che non aiuta a risolvere il quesito iniziale. Dunque, alla fine, quand’è nata Maria?

Fermo restando che le indicazioni della Chiesa fanno scuola, certezze non ce ne sono. Ma al di là del dibattito sulle date ciò che conta è il ruolo della Madre nel portare a Gesù. E in fondo saperlo non è neanche così decisivo. Più importante è andare alla radice della figura della Madonna, sottolineare che ci riporta sempre a Gesù, non dimenticare mai che è nata e vissuta per essere Sua Madre. Non a caso di lei sola, insieme a san Giovanni Battista, si celebre oltre alla “nascita in cielo” anche la venuta in questo mondo. Inutile allora discutere o peggio litigare per difendere questa o quella data.

Ciò che conta è guardare al modello della Vergine, è pregarla, è imparare a gustarne la tenerezza di Madre, che ascolta e resta accanto a tutti i suoi figli, specie i più poveri e dimenticati. Lei donna e mamma perfetta, culmine di ogni virtù, modello di abbandono al Divino.  Scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort : «Dio Padre ha radunato una massa di acque che ha chiamato mare; Egli ha pure riunito un insieme di tutte le grazie che ha chiamato Maria». Maria non è al centro ma é centrale nel cristianesimo.

 

VIVERE IL PRESENTE COME MARIA

Questo tempo ci mostra come a noi appartiene solo il presente, il passato non lo posso mutare, il futuro non so se l’avrò e poi il tempo prossimo non è che il susseguirsi dell’oggi. E’ l‘oggi che debbo vivere riconoscendo quello che sono: creatura splendida e fragile piena di desideri e limitata, desiderosa di continuità e spaventata dalla malattia. Desidero vivere ma posso essere all’improvviso, spento come una candela in una processione invernale. Maria ha vissuto il suo presente, è stata la donna del sì sempre: a Nazareth come al calvario. Ha avuto fede, non si è lasciata spaventare né dal rischio della lapidazione ne da Erode ne dalla solitudine in cui l’aveva lasciata il Figlio. Ha amato, ha avuto fede anche nelle sere di solitudine a Nazareth, lasciata sola dal figlio, ora missionario per la terra di Palestina. Ella si è lasciata illuminare dalla fede anche quando tutto era divenuto buio come al venerdì santo. Nemmeno il dolore e la morte del Figlio, l’hanno annichilita. Ha visto quello che non era ma che sarebbe presto stato. Ella, in questo momento tragico per tante famiglie, doloroso per molti, pieno di timori per tutti, sa comprenderci, ci ha sostenuti, ci sosterrà: non ci abbandona. Su ciascuno dei diseredati e infelici ai quali è stato rubato il presente, su ciascuno degli esclusi e abbandonati ai quali viene negato il futuro, su ciascuno degli orfani e vittime di ingiustizia ai quali non è permesso avere un passato, si stende la mano misericordiosa di Dio che dice: non è tutto finito, non tutto è perduto. Il tempo dell’esistenza terrena ha avuto fine ma non la vita. Essa è per sempre, anche nella morte la vita continua sia a livello biologico che spirituale.

 

Oltre le apparenze, la Vita è!

In una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro, tutte le volte che sia necessario. La Lumen Fidei, al n. 55, sottolinea che «la fede possiede una luce creativa per ogni momento nuovo della storia, perché colloca tutti gli eventi in rapporto con l’origine e il destino di tutto nel Padre che ci ama». La Gaudium et spes, al n. 42, sottolineava, con pacata determinazione: «la forza che la Chiesa riesce a immettere nella società umana contemporanea, consiste in quella fede e carità portate ad efficacia di vita e non esercitando con mezzi puramente umani un qualche dominio esteriore». Atteggiamenti per l’oggi: sopportazione, pacatezza, mitezza, gioia e senso dell’umorismo, cammino comunitario, preghiera costante.

 

Va sostenuta in ogni modo la Chiesa domestica.

In un tempo in cui la dimensione affettiva è al tempo stesso seriamente minacciata e sentita come irrinunciabile, l’Annuncio o è attraente, caldo, coinvolgente…oppure rischia di essere compreso come una conoscenza tra le tante anzi come una norma esterna al proprio io, un’opinione tra tante. La fede cristiana è esperienza di fragilità, mezzo per diventare l’ospite di un altro che inquieta e fa vivere. La questione che conta è pertanto la seguente: si troveranno cristiani che vogliano cercare queste aperture oranti, erranti, ammiranti? Nessun cristiano è cristiano da solo, per se stesso, ma piuttosto in riferimento e in legame all’altro, nell’apertura a una differenza cercata e accettata con gratitudine”.

O sei credibile e sai toccare il cuore dell’altro oppure non ti ascolto neppure!

È questa una cruda costatazione. Non conta tanto cosa dici ma chi sei e come ti rapporti con l’altro! Se sei autorevole e mi vuoi bene, ti ascolto.

Annunciatori credibili con la loro vita per essersi conquistata l’autorevolezza con lo stile di prossimità della loro esistenza. Una Chiesa credibile per la sua prossimità nella carità. “Siamo chiamati ad amare tutti incondizionatamente, ciò non è sempre facile, anzi diciamo pure che è difficile, molto difficile. Questa è la vocazione di ogni cristiano. L’amore non può conoscere opposizione, perché ogni opposizione all’amore cancella l’amore. Come diceva san Giovanni della Croce, laddove non è amore metti amore e tutto sarà amore.”[1]

Nel tempo della pandemia ha preso vigore non poco la preghiera e la riflessione familiare e in famiglia. La formazione catechistica, orante e caritativa in famiglia, va sostenuta attraverso ogni forma, social compresi. A partire dalla Parola occorre avviare sempre più le famiglie alla meditazione familiare almeno del Vangelo domenicale. Nuovo vigore sono chiamati ad assumere i gruppi coppie o di famiglie. Essi sono la vera spina dorsale di una parrocchia. In ogni parrocchia un gruppo non può mancare. E’ esso il luogo naturale in cui un sacerdote può camminare e crescere nel suo ministero sacerdotale.

Catechesi, svolta formato famiglia.   

La parrocchia sia quindi molto attenta ad offrire strumenti adeguati per vivere la fede in casa: la preghiera familiare e l’ascolto della Parola siano sostenuti attraverso sussidi semplici. Il servizio dei catechisti non sostituisce ma sostiene il mandato missionario degli sposi e dei genitori che, come da riconoscimento costante del magistero dal Vaticano II in poi, rimangono i primi educatori alla fede dei loro figli. 

 

“Quell’amore che è tenuto insieme solo dalla carne, è fragile come la carne.”[2]

 

Quando lo Spirito Santo scende sull'uomo con la pienezza dei suoi doni, l'animo umano è riempito d'una gioia indescrivibile; lo Spirito Santo ricrea nella gioia tutto quanto sfiora. La nostra fede non si appoggia su parole di saggezza terrena ma sulla manifestazione della potenza dello Spirito.” [3]

 

 

 

 

 IN QUESTO VIDEO ALCUNE IMMAGINI DELLA CELEBRAZIONE SCATTATE DA ROBERTO MANERA

https://youtu.be/fMwzfsfSfh8

 

 

 

[1] Don Divo Barsotti, “Il cercatore di Dio”, LEF.

[2] Fulton Sheen

[3] Serafino di Sorov

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