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Un anno diverso

Mesi di apprensione per la pandemia

Parole chiave: natale (43), carcere (29)
Natale in carcere

Il Natale 2020 è arrivato in carcere a Livorno dopo tre mesi di apprensione e preoccupazione: la seconda ondata della pandemia di coronavirus era entrata anche da noi e aveva colpito diverse persone. Questo ha costretto tutti a rivedere abitudini e attività che, in un luogo come il carcere, sono fondamentali per non farsi schiacciare dallo scorrere del tempo. Abbiamo anche dovuto salutare il nostro Nino che ci ha lasciati a fine Ottobre e la cui morte ha addolorato tutti quelli che lo conoscevano. Sì, perché, se è vero che il carcere, con la sua struttura e il suo sistema, è fatto per ricordare ai detenuti il loro passato e il motivo per cui sono stati privati della libertà, chi opera in carcere, tutti, anche se con mansioni e titoli diversi, siamo invece chiamati a ricordare alle persone che non sono il loro reato, che insieme vogliamo costruire un presente che può essere diverso e nuovo. Per questo, Nino, per noi che lo abbiamo conosciuto, era il presente fatto di occhi che ridevano, di sorrisi accoglienti, era per tutti noi un nonno a cui piaceva scherzare e come si divertiva a dare il gomito invece della mano, era anche un cammino di fede alimentato frequentando assiduamente il catechismo e partecipando con attenzione e curiosità alla Messa domenicale.

Probabilmente, proprio perché abbiamo dovuto affrontare un tempo difficile e doloroso, superato il periodo dei contagi, in carcere, da più parti è emersa la necessità e il desiderio di allestire un presepe all’interno della Casa Circondariale. Tutti abbiamo bisogno di un segno di ripartenza e di rinascita: popolazione carceraria e operatori e, proprio per questo, alla fine, ci siamo trovati con ben tre presepi realizzati grazie all’impegno e al sostegno di diverse realtà.

Il primo presepio, in ordine cronologico, è quello che è stato allestite all’aperto, nell’aiuola sotto le bandiere, è quello pensato e voluto dall’amministrazione e dalla Polizia Penitenziaria. Volevamo un presepe ben visibile accanto a noi, però ci mancavano i personaggi, per questo ho chiesto alle parrocchie della Diocesi se avessero statuine che non usavano da donare al carcere. È partita così una emozionante gara di solidarietà perché moltissime parrocchie si sono rese disponibili, alcune addirittura offrendosi di acquistare i personaggi. Tra tutte, poi, abbiamo approfittato della generosità della Parrocchia di san Benedetto e abbiamo usato le statue che ci sono state donate da quella comunità parrocchiale, da don Tomasz e il diacono Fulvio.

Il secondo presepe, poi, è stato realizzato grazie all’interessamento del Garante dei diritti dei detenuti, Marco Solimano, avendo accolto la richiesta di allestire un presepe, ha fatto partire, sui social e sulla stampa locale, la richiesta di collaborazione alla cittadinanza. All’appello ha risposto subito una signora ottantenne, la signora Maria che decide di donare un presepe di famiglia, completo e di gran pregio.

Il terzo presepe, infine, è nato all’interno del “cellone” del reparto Transito, sette ragazzi serbi, di origine rom e di confessione ortodossa, hanno voluto realizzare anche loro un presepe. Lo hanno fatto con materiale raccolto di qua e di là: sassolini, foglie e fili d’erba raccolti al campo durante l’ora d’aria, cartone ricavato dalle cassette della frutta, farina e acqua impastate, ritagli di giornali e riviste. È venuta fuori un’opera d’arte che ci ricorda che il Natale è in chiunque ha voglia di ricominciare, di sperare.

Quest’anno, a causa della pandemia e dell’obbligo di distanziamento sociale, non si è potuta celebrare la Messa per tutta la popolazione carceraria con il Vescovo, ho celebrato io le messe del Natale nelle diverse sezioni. Però, il Vescovo, ha comunque voluto non farci mancare della sua presenza e ci ha fatto visita il 24 Dicembre, così ha potuto anche lui apprezzare i nostri tre presepi, abbiamo pregato con lui e poi ha impartito la benedizione ai presepi e ai presenti, tra cui il Direttore, il personale della Polizia Penitenziaria e dell’area educativa, il Garante dei Detenuti, Marco Solimano, la signora Maria, accompagnata da Alessio Simoncini di ARCI e il sottoscritto. Il Vescovo, poi, ha fatto visita alle diverse sezioni del carcere incontrando le persone e scambiando con tutti gli auguri, qualche parola e, per chi ha voluto, una preghiera.

Il Natale del 2020 ha visto celebrare un Natale diverso alla Casa Circondariale delle “Sughere” di Livorno, però non meno interessante e emozionante, anzi, un Natale in cui ha prevalso il desiderio di riconoscere e accogliere la possibilità di rinascita e ripartenza per tutti.

*cappellano del carcere

Natale in carcere
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