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Per riscoprirsi un corpo unico

Il tradizionale appuntamento per tutti i capi di zona

Parole chiave: scout (48), veglia (12)
La veglia degli Scout

Giovedì scorso alla Chiesa di Santa Rosa si è svolta la veglia di spiritualità degli scout della Zona AGESCI Livorno, un tradizionale appuntamento annuale per tutti i capi della Zona che lo scorso anno non era stato possibile svolgere a causa della pandemia, e che quest’anno è stato fortemente voluto da tutti i gruppi scout della Diocesi di Livorno.

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Abbiamo sentito Don Francesco Fiordaliso, assistente ecclesiastico di Zona, che ci ha raccontato il senso con cui è stata voluta, pensata e organizzata questa veglia scout: tutto è partito dal presupposto che sono diversi mesi che come Zona non riusciamo ad incontrarci dal vivo e che come capi abbiamo faticato più del solito per riuscire a fare scoutismo in una situazione non sempre facile, soprattutto perché stanchi di fare le riunioni online e dell’inventare lo scoutismo in modo diverso. La prima idea quindi è stata quella di riprendere contatto tra di noi, ed è per questo che abbiamo celebrato stando insieme in presenza, e dunque abbiamo celebrato la nostra speranza, la nostra fiducia. Il riferimento simbolico è innanzitutto quello di prendere contatto tra di noi come un unico corpo (1Corinzi 12): in questi anni di pandemia siamo sempre stati un unico corpo, ma le membra erano divise perché non potevamo entrare in contatto tra di noi. Per questo vogliamo nuovamente prendere contatto, tra di noi e con noi stessi, come un corpo che riprende vita.

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Partendo dall’intuizione paolina del corpo e delle membra derivante proprio dal nostro desiderio di riprendere questo contatto, abbiamo individuato nel passo di Ezechiele 37, 1-14 un testo emblematico, perché Ezechiele sta parlando a un popolo in esilio, che ha perso la speranza e che si sente come un mucchio di ossa inutili. Ezechiele allora viene portato in una valle in cui il Signore gli fa vedere “una pianura che era piena di ossa (...) inaridite” e gli pone una domanda: “potranno queste ossa rivivere?” ed Ezechiele gli risponde: “Signore, tu lo sai”. Allora il Signore replica ad Ezechiele di pregare perché quelle ossa possano trovare nuova vita, ed Ezechiele prega, così queste ossa cominciano a muoversi, a rimettersi l’una accanto all’altra, poi attorno ad esse iniziano a crescere i nervi, poi i muscoli, e i corpi pian piano riprendono vita. Così alla fine il Signore dice ad Ezechiele di invocare lo Spirito Santo, perché quelle ossa ritrovino il senso della loro vita, e da qui emerge il dono dello Spirito, visto che domenica è anche Pentecoste.

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Per questo abbiamo iniziato la veglia leggendo e meditando questo testo per poi comportarci come dei corpi che si risvegliano, attraverso un’attività sui cinque sensi. Quindi siamo partiti dalla vista, perché un corpo che si sveglia la prima cosa che fa è aprire gli occhi, poi annusa l’aria che c’è intorno, e di conseguenza abbiamo fatto un’attività di percezione degli odori. Poi l’udito, in cui abbiamo cantato insieme, il gusto per riuscire a gustare di nuovo la nostra vita e infine il tatto. Alla fine della serata abbiamo concluso la veglia invocando il dono dello Spirito Santo, che ci accompagnerà fino alla domenica di Pentecoste, nella determinazione di continuare le nostre attività educative con coraggio e speranza, ma nella consapevolezza di fare parte di una comunità viva e generativa.

La veglia degli Scout
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