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La Pasqua vissuta in carcere

Don Francesco racconta i giorni di Pasqua vissuti dai detenuti

Parole chiave: pasqua carcere (1)
La festa e la solitudine

La Pasqua in zona rossa ha significato per molti la impossibilità di condividere questa festa con i propri cari. Per chi si trova in carcere questo è stato ancora più doloroso perché la distanza e la lontananza sono amplificate in una realtà già limitante di suo. Anche quest’anno non è stato possibile incontrare il Vescovo e celebrare tutti insieme la messa di Pasqua, ma è mancata anche la possibilità di poter vivere momenti di preghiera comunitaria durante il Triduo. Per questo ci siamo concentrati sulle Messe della Domenica delle Palme e del giorno di Pasqua, messe che sono state celebrate per gruppi diversi, composti da 15 – 20 persone ciascuno, così da permettere di vivere le liturgie pasquali senza correre il rischio di formare assembramenti. Nella Domenica delle Palme sono stati benedetti dei rametti di ulivo che poi, ciascuno, ha portato anche agli altri come un pensiero e un segno di pace. I rametti erano in bustine di plastica trasparente con anche un piccolo messaggio di speranza e di fiducia. Inoltre, alla fine della Messa, ho consegnato a chi volesse un piccolo sussidio per poter seguire la Settimana Santa in modo personale leggendo il vangelo della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù e lasciandosi aiutare da alcuni spunti di riflessione e da alcune domande. Il giorno di Pasqua, invece, ci siamo lasciati conquistare dalla corsa di Pietro verso la tomba vuota raccontata dal vangelo di Giovanni. Abbiamo cercato di capire il perché di quella corsa. Secondo noi, Pietro si era svegliato quella mattina con la convinzione che al suo errore, al suo tradimento non ci sarebbe più stato rimedio, era un errore irrimediabile: “ormai Gesù è morto e io non avrò più la possibilità di chiedergli scusa per quello che gli ho fatto”, ma quando arriva Maria di Magdala a dire che la tomba è vuota, ecco che Pietro comincia a correre, e corre perché ha bisogno come il pane di quella tomba vuota, ne ha bisogno perché, se è vuota, allora c’è una possibilità per lui di ripartire, di non farsi inchiodare al suo errore e al suo passato, c’è, per lui, un futuro, una nuova occasione. Ecco cos’è Pasqua, secondo noi che siamo in carcere, è la festa di chi corre per non farsi schiacciare dal proprio peccato, dal proprio passato, dalla propria fragilità. È la festa di chi corre per ricominciare, per ripartire, per avere una nuova occasione. È la festa delle pietre che rotolano per aprire nuovi orizzonti, altre opportunità, per frequentare il futuro con speranza e con fiducia. Ci siamo dunque augurati buona Pasqua perché ciascuno di noi non permetta al proprio passato di inchiodarlo ai propri errori ma perché in ciascuno nasca la voglia di correre per ricominciare, per ripartire. 

*cappellano del carcere

Alcuni messaggi dei ragazzi che don Francesco ha incontrato

IL TEMPO

Tempo, maledetto tempo, ingannatore del mio conto alla rovescia. Qui siamo lontani, esclusi, lo siamo dai piaceri, malati di desiderio di vivere la normalità. La morte suscita compassione e molte più attenzioni di quanto possa fare la vita, ma il desiderio di libertà incendia con i suoi colori questa morte apparente. Un ritorno a Itaca è la speranza, tra le braccia di chi si ama, abbracciare il cielo in tutta la sua immensità, come un amore senza tempo né limiti e dopo essersi ubriacati di questi istanti prendersi per mano e scegliere la propria direzione. Un istante unico, si ritorna alla vita, alla libertà; in sogno respiro con calma e lentamente assaporo ancora questo momento. I mesi passano e aspetto di vedere vivere e morire la coniugazione delle mie speranze, colmare lo spazio che mi separa da lei. Conto i mesi e coi trascorsi li confronto, nell’attesa la pietra pomice del tempo lentamente erode lo stesso tempo. Oh mia Penelope, quante lettere scritte da quel giorno di Aprile. Ormai come un rito tra noi, tutte quelle frasi, quelle parole messe una dopo l’altra come a formare una linea, la nostra, che trafigge lo spazio e il tempo, come le frecce del desiderio di incontrarci. Nel teatro della vita alcuni amano i drammi, altri no, io faccio parte della seconda categoria sebbene la mia vita sia costellata di essi; oh, se mai avessi potuto immaginare che oggi avrei chiesto il vostro tempo per parlarvi del mio! E intanto passa, passa lancinante, stopposo, segnato dalla fame di sogni ma cannibale di essi. I giorni si aggiungono alle notti, le settimane ai mesi, i mesi agli anni, il tempo è scandito dall’attesa, a volte denudato di ricordi ma scorre sempre, qui e là, tra pensieri di adulto. Ma quando con amore apprezzerai le grandi cose come le piccole, quando avrai attraversato l’ombra della tua ombra, ti sarai arrampicato sui monti, avrai raggiunto le vette, quando in sella al tuo cavallo avrai trovato la strada e non ancora sazio cercherai ancora e ancora, allora la vita per te comincerà a prendere forma e col tempo troverai la tua Itaca.

Nicola

Non voglio riempire la mia anima

Con rumori di parole,

né di immaginari affetti,

mi basta il profumo della menta,

al mattino quando sa di rugiada,

oppure il vento tra i cipressi

quando alla sera,

il cielo trascolora.

Non è la solitudine che voglio

Ma il tuo silenzio, accanto a me,

un incrocio di sguardi,

carezzarti,

perché io so che ci sei,

ma non ti vedo.

Nicola

Io sono nato a Scampia in un contesto criminale, da quando avevo 13 anni mi sono macchiato di crimini. Il carcere ha cambiato la mia vita, oggi le mie idee sono di uguaglianza, pace, educazione, legalità e sono contro ogni uomo che esercita oppressione. In carcere ho conosciuto la scuola e mi sono istruito. Ciò che davvero impariamo e capiamo condiziona le nostre vite in modi che non riusciamo a comprendere fin dall’inizio, pienamente. Ciò che abbiamo fatto, i nostri ragionamenti passati condizionano ciò che pensiamo ora. Ogni pensiero lascia una traccia nella nostra memoria. Mi colpisce molto quello che scritto Oriana Fallaci: “per Uguaglianza la democrazia intende l’uguaglianza giuridica, l’uguaglianza che deriva dal sacro principio «la Legge è uguale per tutti». Non l’uguaglianza mentale e morale, l’uguaglianza di valore e di merito. Non il pari merito d’una persona intelligente e di una persona stupida, il pari valore di una persona onesta e d’una persona disonesta. Quel tipo di uguaglianza non esiste. Se esistesse, non esisterebbe la Vita. Non esisterebbe l’individualità” Con questo piccolo messaggio vorrei esprimere tutta la mia vicinanza ai ragazzi e alle ragazze affinché siano lontani da ogni cosa ostile. Che Dio vi benedica per un futuro migliore per questo pianeta che ci ospita e ci regala cose meravigliose.

Salvatore

La festa e la solitudine
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