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Il funerale di don Francesco Fiordaliso

Il duomo gremito di persone che lo hanno incontrato e amato

Parole chiave: francesco fiordaliso (1)
"Incontrare Gesù e il Vangelo è la cosa più bella che mi potesse capitare in vita"
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La missione di don Francesco è racchiusa tra due ritiri spirituali a Val Serena, quello del 1985, prima di entrare in Seminario e quello dell'aprile scorso, che lo vedeva già malato. Lo racconta don Piergiorgio Paolini nell'omelia (*) del funerale, davanti a migliaia di persone presenti in Cattedrale, che hanno voluto portare il loro saluto a Francesco; persone che lo hanno conosciuto, apprezzato, ammirato e amato; amici di ogni tempo, ognuno con un piccolo grande ricordo legato a lui, perché alla fine sono i legami che restano.

La sua è stata una missione in senso verticale, verso l'alto, verso Gesù e in orizzontale, come testimone, verso gli altri, verso i più poveri, verso la Chiesa che tanto amava - continua don Paolini - come si capisce dalle parole dello stesso Francesco, scritte nel suo testamento spirituale: "Il funerale vorrei che fosse celebrato in Cattedrale a Livorno, è il luogo dove sono stato ordinato prete, è il simbolo della Chiesa di Gesù che è in Livorno che ho

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amato e servito con tutto il cuore, anche quando mi ha fatto soffrire e che ho sentito madre e sorella quando invece l’ho fatta soffrire io, è il simbolo di quella Chiesa che mi ha fatto incontrare Gesù e il suo vangelo e per questo le sarò eternamente grato perché incontrare Gesù e il vangelo è la cosa più bella che mi potesse capitare in vita. Ho servito finora diverse comunità parrocchiali e, tutte, le ho amate con tutto me stesso, ma la MIA Chiesa è la Cattedrale con tutto quello che significa e rappresenta". Un amore per la Chiesa- ha concluso don Piergiorgio - che don Francesco ha portato avanti per tutta la sua vita e i tanti volti presenti in questa chiesa ne sono la testimonianza.

E ricordandone la profonda spiritualità, il vescovo Simone ha raccontato una curiosità legata a don Francesco, il momento in cui gli aveva confidato che aveva un «suo monastero a picco sul mare»: una casa a Castiglioncello che si affacciava proprio sul mare e che amici mettevano a disposizione di don Francesco per i suoi momenti di raccoglimento. 

Tante altre testimonianze durante la celebrazione hanno svelato il carisma, l'ironia, l'impegno, la prossimità e le passioni della vita di don Francesco: segni lasciati in ogni incontro che non andranno perduti, ma gelosamente conservati nel cuore di chi lo ha conosciuto.

(*) l'omelia integrale sarà pubblicata nei prossimi giorni ndr

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La lettera dei detenuti del carcere di Livorno, di cui don Francesco era stato cappellano negli ultimi due anni

«Caro amico, ti ricordiamo con quel viso sempre sorridente e luminoso, anche quando il tuo pensiero preoccupato era rivolto ai poveri. A quelli che alcuni definiscono "gli ultimi" ma che per te sono sempre stati i "primi"». E' questo uno dei passaggi-chiave della lettera di qualcuno che «avrebbe voluto essere qui per manifestare tutto l'affetto che nutrivano nei tuoi confronti, purtroppo però per ovvie ragioni ciò non è possibile»: stiamo parlando dei detenuti del carcere livornese delle Sughere, che hanno chiesto e ottenuto di far leggere in duomo, nell'ultima parte del rito funebre, il loro affettuoso messaggio per il sacerdote che da tre anni era stato nominato cappellano.«Siamo addolorati per la tua immatura scomparsa, questo è il nostro pensiero da laici, ma da uomini di fede - dice la lettera dei detenuti - seguendo i tuoi insegnamenti, siamo pervasi da un senso di gioia: se nostro Signore ti ha chiamato a sé è per quel disegno imperscrutabile che solo lui sa e che si prefigge di realizzare». L'ultima parte del messaggio è un ringraziamento («per quel che ci hai dato») ma soprattutto l'affidamento al fatto che «da lassù continuerai a guidarci».

"Incontrare Gesù e il Vangelo è la cosa più bella che mi potesse capitare in vita"
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