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La precarietà ha innescato vite senza ancoraggi, che non "possono fare scelte" di prospettiva. Interessa il presente

Linea... di pensiero

Un paese che invecchia: i dati Istat sono inquietanti

Parole chiave: linea di pensiero (101)
I figli possono attendere!

Italia: un paese che invecchia, a forte contrazione demografica. Il tema demografico è sempre stato denigrato e lo è ancora. Sono anni e anni che gli esperti hanno evidenziato il cambiamento repentino della popolazione. Anche la Chiesa si è spesa con vigore su questi temi troppo sottovalutati dai decisori politici. Si vive di più (non sempre meglio) e si nasce di meno. "I figli possono attendere!" La natalità è sempre più a picco e neppure gli stranieri riescono a compensare un fenomeno che rende il nostro paese tra i più vecchi del mondo. Perché questa scarsa propensione alla vita? Un rapporto di 1 a 5 ovvero un bambino ogni cinque anziani! Le società del consumo e opulente hanno privilegiato l'io al noi. Hanno incentivato il benessere individuale ed egoistico. Hanno spinto a dover raggiungere la piena sicurezza e hanno incentivato la costruzione di azioni e di politiche deboli e fluttuanti. Senza "sicurezza" è sempre meglio rimandare a tempi indefiniti. Hanno privilegiato e costruito modelli fondati sulla precarietà che rendono la sicurezza un miraggio. Allora si vive nel presente senza poter costruire un futuro. La precarietà diventa modello di vita su cui fondare le "certezze". Prima semmai si sperimenta la convivenza poi forse il matrimonio. Del resto tutto è provvisorio, niente è più eterno. La precarietà ha innescato vite senza ancoraggi, che non "possono fare scelte" di prospettiva. Interessa il presente. Al futuro poi si penserà! Così "rimandare" diventa il verbo che domina queste società liquide e sfuggenti. Si rimanda tutto in età matura ed avanzata (anche quell'unico figlio!) perdendo l'entusiasmo creativo, lo spirito aperto alla vita e la fertilità della giovinezza.Occorre urgentemente costruire le basi per una apertura alla vita. Ovvero favorire politiche che aiutino, appena i giovani terminano gli studi o la formazione, a raggiungere quei beni primari fondati sul diritto al lavoro (basato sulla stabilità seppure nel continuo aggiornamento di lavori che mutano con il cambiamento della società)  e alla casa, luogo stabile delle relazioni familiari in cui i figli trovano vita, vita piena che dona il futuro alla nostra Italia.

I figli possono attendere!
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