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L'omelia del 1° Maggio

Nella festa di S. Giuseppe lavoratore le parole del vescovo Giusti

Parole chiave: primo maggio (1), celebrazione montenero (1), coronavirus (52)
Grazie perché la speranza rinasce

In occasione del primo Maggio il vescovo Simone celebra la Messa al Santuario di Montenero. Un modo per ricordare e pregare per tutte le vittime del Coronavirus e per tutti coloro che in questo tempo di pandemia si sono spesi per gli altri. Ecco in anticipo l'omelia che il vescovo legge alle 11, in diretta su Granducato TV

Nella Sua predicazione Gesù insegna ad apprezzare il lavoro

Egli stesso, «divenuto simile a noi in tutto, dedicò la maggior parte degli anni della sua vita sulla terra al lavoro manuale, presso un banco di carpentiere », nella bottega di Giuseppe (cfr. Mt 13,55; Mc 6,3). Gesù condanna il comportamento del servo fannullone, che nasconde sotto terra il talento (cfr. Mt 25,14-30) e loda il servo fidato e prudente che il padrone trova intento a svolgere le mansioni affidategli (cfr. Mt 24,46)

 

Grazie al lavoro dei medici e dei ricercatori, cresce la speranza

Un segno di speranza c’è a Pavia e Mantova con la cura al plasma: da un mese non si registrano morti da Covid, il virus sparisce dopo un trattamento che va dalle 2 alle 48 ore. E quale sarebbe il farmaco prodigioso, che tra l’altro è a costo praticamente zero? Il plasma. O meglio: le immunoglobuline specifiche contro il Coronavirus, un trattamento razionale, sia dal punto di vista biochimico che immunologico.  Sono circa 80 i pazienti del Carlo Poma di Mantova curati con successo, tra loro anche una donna in gravidanza guarita in poche ore.

Ma anche da Livorno arrivano buone notizie, su tutto il territorio Nazionale la terapia anticoagulante (Eparina) è entrata a far parte del Protocollo Terapeutico di Base per il Covid 19 e ciò grazie all’intuizione e agli studio di un medico Livornese e di uno pisano ( dr. Mascitelli e il prof. Petrini). Dall’Ospedale di Livorno è partita anche la sperimentazione di una cura oncologica capace di vincere gli effetti collaterali spesso letali per la persona.

 

SONO I NUOVI EROI?

"Non c'è nulla di eroico nel cercare di fare bene il proprio lavoro. Solo umanità". E’ questa l’affermazione di un medico internista impegnata in prima linea in una delle ormai tante aree Covid di un grande ospedale di Milano. Mi permetto solo una riflessione, continua la dottoressa, sulla definizione di “eroi”. Siamo esseri umani a tutti gli effetti, con paure, stanchezza, dolori e anche lacrime. Siamo persone che cercano di fare bene il loro lavoro, con impegno, dedizione e, sì, anche qualche sforzo straordinario. Siamo le stesse persone che fino a ieri erano bersaglio di critiche e di accuse di malasanità, mentre cercavano di fare bene il proprio lavoro, come oggi e come continueremo a fare domani.

 

PAZIENTI RICOVERATI SONO DA SOLI: UNA TESTIMONIANZA

In area Covid scriviamo i nostri nomi sui camici esterni per farci riconoscere e non manca mai un sole che ride, un cuore o un fiorellino accanto al nostro nome. Non c’è nulla di eroico nel dormire separato da tuo marito anestesista-rianimatore perché entrambi lavoriamo in prima linea e non ci si può permettere di ammalarsi. Non c’è nulla di eroico nel chiamare i familiari dei pazienti Covid e cercare di spiegare loro come stanno, facendosi carico delle loro paure e delle loro semplici e commoventi richieste. Perché una delle cose più strazianti di questa situazione è che i pazienti ricoverati sono soli. Sono isolati e a loro volta i loro cari sono in quarantena. E accanto ai pazienti, quantomeno fisicamente, ci siamo solo noi medici ed infermieri.

Sacerdoti! 

Sono oltre cento i preti morti in Italia a causa della pandemia di Covid-19. Parroci, formatori, uomini dediti al loro ministero, dalle loro vite emerge lo spaccato della Chiesa che ama e ha l'odore delle sue pecore e che ne condivide condizioni e sorte.  Anche e soprattutto in questo momento così drammatico, i preti assicurano comunque il loro impegno a fianco del popolo. A loro è andata la gratitudine di Papa Francesco. In quell’occasione, il Pontefice ha ringraziato “tutti i sacerdoti, la creatività dei sacerdoti”. “Sacerdoti che pensano a mille modi per essere vicini al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato”. 

 

Il Covid 19 non è un mostro biologico!

Ad affermarlo è il presidente della Società italiana terapia antinfettiva, Matteo Bassetti direttore delle malattie infettive a Genova. Il Covid 19 non è il mostro biologico che alcuni ci hanno raccontato ma un virus neutralizzabile. Dati alla mano,  ha dichiarato che l’epidemia è entrata nella sua fase finale. A suo avviso l’epidemia è stata devastante perché concentrata in sei settimane. Per l’infettivologo c’è stata tanta paura, forse troppa, e poco coraggio.

 

Vincere la paura! Fiducia nell’educazione sanitaria

In questa fase dell’uscita dall’epidemia di Covid  e nelle prossime che verranno, come sostenere e guidare i cittadini italiani?

Alcuni sostengono che le autorità debbono guidare, “il popolo” col pugno di ferro delle costrizioni. Così, per tenerlo a bada a dovere, si deve continuare fra l’altro, a tenere altissima la tensione psicologica.

Altri dissentendo dalla prima posizione, affermano invece come una crescente responsabilizzazione dei cittadini, otterrebbe migliori e più efficaci risultati. Non è la paura del contagio, della malattia e della morte che deve guidare i cittadini nei loro comportamenti. La paura ci porta a trasformare l’altro in un potenziale nemico ma l’altro non è il nemico, lo è il virus! Dobbiamo difenderci dal virus non dalle altre persone.  

Come fare? Con atteggiamenti coercitivi? Ma se non hanno prodotto risultati apprezzabili neppure nella lotta alla droga vogliamo riproporli ancora?

Non è questa la strada. Che fare allora?

E’ necessaria la responsabilizzazione sanitaria

Non continui, assillanti, divieti e sanzioni ci debbono costringere a determinati comportamenti ma scelte personali frutto di consapevole educazione sanitaria. Ultimamente le proibizioni nella loro confusione, contraddizione e indeterminatezza, hanno raggiunto le soglie del ridicolo come nell’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio.  Si vince la battaglia del Covid con scelte capite e condivise da tutti: occorre quindi la pazienza del dialogo con tutte le parti sociali e civili per renderle autonomamente volenterose e capaci di darsi regole vincenti il contagio. I comitati degli esperti dicano cosa è necessario fare per evitare il contagio ma poi lascino alle singole parti sociali e civile, di darsi le proprie cogenti regole: non s’ha a che fare con monelli indisciplinati ma con cittadini della Repubblica che hanno diritto a essere trattati come tali! Se all’Ospedale di Codogno non avessero avuto regole idiote da rispettare per fare i tamponi Covid (solo sospetti provenienti dalla Cina), avrebbero scoperto molto prima il paziente uno, evitando il contagio del personale sanitario e dei malati la ricoverati. Soltanto cittadini consapevolmente educati alla prevenzione del contagio e della malattia saranno disponibili a darsi regole per affrontare solidarmente le nuove sfide che ci attendono nei prossimi mesi. E’ la coscienza, solo la coscienza di uomini liberi che può guidare veramente un Popolo! L’epidemia sta trasformando le nostre vite ma perché non approfittare di questo tempo di “crisi” per provare a cercare il senso in ogni cosa? Le piante sono intelligentissime, capaci di modificarsi, trasformarsi a ogni ostacolo, sempre orientate verso la sopravvivenza. Dobbiamo provare a mettere in moto questo tipo d’intelligenza creativa.

+ Simone, Vescovo

Grazie perché la speranza rinasce
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