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Due sacerdoti che hanno lasciato il segno

La Messa in ricordo di mons. Ablondi e don Marini

La Messa in ricordo del Vescovo Ablondi e di don Marini

Due uomini aperti

L'Agosto 2010 fu un mese difficile per la Chiesa livornese perché vennero a mancare il Vescovo emerito Mons. Alberto Ablondi e don Antonio Marini. Per ricordare, dopo nove anni, la loro scomparsa si è tenuta nella chiesa di San Giovanni Bosco in Coteto una concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Piergiorgio Paolini insieme al parroco mons. Luciano Musi.

Nell'apertura della Messa mons. Paolini ha sottolineato il senso della Comunione dei Santi con l'invito ad educarci a vivere lo Spirito Santo nella Eucarestia. La lettura ha messo in rilievo la parabola di Iotam, figlio di Gedeone, ed il brano del Vangelo di Matteo ha evidenziato la parabola degli operai

ablondi

chiamati a lavorare nella vigna. Due modi per esprimere uno stesso concetto: Iotam dice ai suoi concittadini che scegliendo Abimelech che ha ucciso tutti i 70 figli di Gedeone per avere il potere hanno scelto la persona peggiore, un atteggiamento significativo di un agire umano distorto, molto attuale anche oggi, che sceglie il peggiore con tutte le conseguenze negative che si possono avere. La parabola del padrone della vigna, che esce più volte durante il giorno per chiamare i disoccupati a lavorare, esprime invece il criterio del dono, della misericordia, che è l'agire di Dio. L'atteggiamento umano dunque si confronta con l'agire di Dio, l'atteggiamento di Colui che ha donato suo Figlio, se vogliamo veramente vivere la vita cristiana -ha chiarito don Paolini- dobbiamo chiedere a Dio di cambiare il nostro atteggiamento egoistico e di passare alla dimensione della donazione.

Da queste considerazioni don Paolini è passato alle figure che si ricordavano nel suffragio, due uomini, due sacerdoti molto aperti, il Vescovo Alberto, in un certo senso, assomigliava al padrone della vigna, che non si stancava mai di incontrare, di “uscire” e di “chiamare” a tutte le ore in modo instancabile, era questa la Chiesa che lui voleva e che cercava di interpretare pur nelle difficoltà e nelle limitatezze. Al termine del rito don Luciano Musi ha portato il saluto del Vescovo Mons. Simone Giusti, assente dalla diocesi, e dei confratelli nel sacerdozio impegnati nelle loro parrocchie. Don Luciano ha voluto anche sottolineare la considerazione che Mons. Ablondi aveva per i sacerdoti e soprattutto per le mamme dei sacerdoti alle quali non faceva mai mancare per i loro compleanni il dono di una pianta o di un mazzo di fiori. Ha ricordato anche che quando sua mamma morì. Il Vescovo Ablondi che era in Svizzera, prese il primo aereo per venire a Livorno a dargli il proprio conforto. Riguardo a don Antonio Marini, don Luciano lo ha definito “un amico”, ne ha ricordato anche il suo notevole impegno culturale, e la sua personale vicinanza con don Antonio che in quella parrocchia aveva svolto, per qualche tempo, l'incarico di cappellano.

Due uomini aperti
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