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100 anni (in due) di Chiesa

Nel 50° anniversario della loro ordinazione un confronto tra don Bellini e don Razzauti

Parole chiave: don paolo razzauti (4), don ordesio bellini (6)
Don Paolo e don Ordesio a confronto: 50 anni di sacerdozio, 50 anni di vita a Livorno

Nel salone parrocchiale di Sant'Agostino l'incontro “100 anni (in due) di Chiesa” ha avuto come protagonisti don Ordesio Bellini e Mons. Paolo Razzauti in occasione del 50° anniversario della loro ordinazione sacerdotale. Antonello Riccelli ha dato l'input all'incontro con riflessioni e domande ai due “cinquantenari”, e inizialmente ha chiesto quali siano state le loro motivazioni a farsi preti nel 1969, anno in cui avrebbe iniziato il proprio cammino anche Papa Bergoglio.

Don Ordesio ha ricordato di essere stato alunno dei salesiani e dei gesuiti e che in un primo momento aveva pensato di divenire salesiano o gesuita, ma in seguito la sua scelta fu quella di entrare nel clero diocesano. La Chiesa era per lui “un tutto” e deve molto ad alcuni preti che lo hanno aiutato nella scelta. Don Paolo ha detto di aver maturato la propria vocazione in seno all'Azione Cattolica che era allora “forte ed attraente” e anche al suo essere stato “chierichetto”, fu poi l'insistenza di don Eufrasio Mai a proporgli l'entrata in seminario.

Don Ordesio in Sud America e don Paolo a Livorno hanno avuto entrambi (ed hanno) la passione per il giornalismo, con una diversità di fondo del loro carattere: l'irruenza per don Ordesio la diplomazia per don Paolo. Una diplomazia ha però ammesso Don Paolo “fino ad un certo punto”, perché ha imparato ad essere diplomatico durante la sua funzione di Amministratore della Diocesi. A don Paolo sarebbe piaciuto fare politica perché dal babbo ebbe l'insegnamento alla politica insieme a quella di una forte ecclesialità per cui ogni giorno prendeva parte alla Messa. Riguardo al suo impegno come giornalista don Paolo ha precisato che gli "è sempre piaciuto di più parlare piuttosto che scrivere”.

Il giornalista Riccelli ha chiesto a don Ordesio come si prepara ogni settimana ad affrontare la trasmissione religiosa su Telegranducato e lui ha risposto che ogni volta cerca di capire cosa voleva dire il Signore ai suoi discepoli e come possano quelle parole trovare un riscontro nell'attualità. Quando era ancora viva la mamma "provava" a spiegare a lei le letture della settimana e se riusciva a capire lei, potevano capire anche gli altri. L'insegnamento della storia a vari livelli lo ha spinto anche a comprendere meglio il contesto in cui viviamo. Quello che desidero -ha continuato- è “aiutare la gente a capire il proprio tempo”, spesso ci troviamo di fronte a persone “spensierate” e ci vorrebbe una grande paura per farli desistere dalla loro insensata vita attuale. Don Ordesio ha poi ricordato la sua esperienza nel Collegio Latino-Americano, l'ordinazione da parte di Mons. Bogarin, Vescovo del Paraguay, la vita condotta ad Asuncion, il ricordo di una Chiesa “gioiosa”, il modo elegante e gentile di capire ed interpretare la storia.

Don Paolo ha messo in rilievo che la Chiesa di 50 anni fa era “una Chiesa diversa”, era dura, rigida, molto statica. Poi venne il Concilio e fu un evento grandioso. Nel Concilio il Cardinale Ratzinger è stato un uomo di punta e ne ha portato avanti i valori fondamentali. Ratzinger è stato talvolta “inscatolato” in una dimensione che non è vera e non è la sua. Nella visita “Ad Limina” don Paolo ha potuto constatare che Ratzinger è “un uomo dolcissimo, di una apertura umana immensa”. Ha poi ricordato i suoi studi al seminario di Firenze dove ha avuto come rettore Mons. Agosti, a Firenze si viveva un mondo culturale straordinario in cui ha potuto incontrare La Pira, Padre Balducci, Padre Turoldo che gli hanno aperto “degli orizzonti immensi”. Attualmente come Direttore del Seminario mette a frutto tutte le esperienze passate, vivificate nel suo motto “Se non siamo uomini non possiamo essere preti”, un concetto che fa capire perché il prete “deve stare in mezzo alla gente”.

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Don Ordesio ha poi specificato quale sia la “sua” Chiesa, al di sopra anche della “dottrina” espressa dal Toniolo, una Chiesa dunque che sia capace di dare la vita per gli altri, un “fare” per gli altri che è superato dallo “stare” con Lui, con il Cristo. Infatti non si è peritato a dire che se la Chiesa è in crisi “questo è dovuto anche a certi preti!”, perché, da sempre, la Chiesa richiede “il senso della fede e dell'impegno”. Don Paolo ha ancora sottolineato che “ogni tempo ha avuto i suoi limiti e le sue ricchezze, oggi manca l'entusiasmo e la gioia di vivere un servizio”. “La gioia di essere felici di trasmettere un messaggio”, insomma per la Chiesa di oggi ci vuole “un progetto”, che certamente non è quello di fare un nuovo Concilio, ma che deve partire dal basso. Per la formazione dei giovani don Paolo ha ribadito il concetto che “la chiesa di Sant'Andrea può essere il punto di riferimento” dei giovani grazie alle vicine strutture scolastiche, ma non si ha il coraggio di fare una iniziativa in questo senso, è infatti opportuno fare uno stop al “catechismo di massa” e compiere delle esperienze nuove.

E -ha chiesto Riccelli- la festa per questi 50 anni? Mi sento di dover dire grazie -ha detto don Ordesio- per i tanti amici, “ho scoperto di avere tanti amici e mi domando perché!”. Non riesco a comprendere questo fatto se non come un dono di Dio. Don Paolo ha aggiunto che questa festa è servita ad una verifica della sua vita e a rivedere tanti momenti lieti come quelli vissuti insieme ai parrocchiani di Sant'Agostino, momenti fantastici in cui sono state realizzate delle attività meravigliose, e in seguito, anche ad Antignano l'esperienza con le famiglie è stata strabiliante!. Don Paolo ha terminato rifacendosi alla sua esperienza e alla sua carica di Amministratore

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Diocesano con la quale ha avuto dei contatti che lo hanno fatto crescere e ha vissuto un momento che lo ha avvicinato alla realtà politica, sociale, e a quella del volontariato livornese che lo hanno arricchito. Tra l'altro il suo entrare nelle Cantine del Palio Marinaro ha fatto seguito solo ad una figura leggendaria del quartiere della Venezia: Padre Saglietto, il Padre Trinitario che condusse una vita da santo. Nelle Cantine -ha terminato- ho visto tante foto della Madonna di Montenero e di

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Santa Giulia che non vediamo nemmeno nelle nostre parrocchie! A conclusione dell'incontro don Ordesio e don Paolo si sono intrattenuti con i tanti amici presenti, tra questi anche l'ex sindaco Alessandro Cosimi.

Don Paolo e don Ordesio a confronto: 50 anni di sacerdozio, 50 anni di vita a Livorno
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