Il commento
La rivoluzione digitale nella ricerca del lavoro
AppLi, la nuova app per intercettare l'offerta

Nel secolo scorso per chi cercava un lavoro era possibile recarsi presso gli uffici di collocamento, veri e propri distaccamenti del Ministero del Lavoro.
In queste strutture venivano consegnati i libretti di lavoro, ovviamente cartacei, su cui venivano periodicamente apposti dei timbri che registravano la carriera professionale di ogni lavoratore.
A partire dagli anni 90 sono state messe in campo diverse leggi di riforma per rendere questi uffici più efficaci e più vicini alle esigenze del sistema delle imprese e delle persone.
Una trasformazione necessaria dal momento che, nei decenni, era, contemporaneamente, molto cambiato il mondo del lavoro, competenze richieste ai lavoratori nonché i processi di selezione delle “risorse umane” nelle aziende (come si affronta con un colloquio, come si scrive un curriculum, i percorsi di crescita).
Si deve poi ricordare che, in questi anni, in Italia, e più complessivamente a livello globale, si è realizzata una vera e propria “rivoluzione” digitale del nostro modo di vivere, per cui tutto quello che una volta era analogico, come il famoso libretto di lavoro, si è, progressivamente, spostato sulla rete o, in ogni caso, sugli strumenti sempre più moderni ed efficaci che le nuove tecnologie si offrono.
Si pensi solo alle opportunità che offrono i social dedicati al lavoro come linkedin ma anche ai grandi portali come Indeed o Monster.
Negli ultimi anni vi è stata poi un’ulteriore accelerazione anche da parte delle amministrazioni pubbliche.
Si pensi, in particolare, alla costruzione del Siisl uno strumento pensato inizialmente solo per i percettori di Adi e Sfl ma che ora interessa la gran parte dei disoccupati italiani e, in tempi più recenti, l’ideazione di una applicazione la AppLi che dovrebbe facilitare l’attivazione di chi cerca un lavoro.
Con questa con questa nuova app sarà, ad esempio, possibile simulare un colloquio di lavoro oltre a cercare corsi di formazione offerti lavoro su tutto il territorio nazionale.
Dopo alcuni mesi di elaborazione, e di sperimentazione mirata, è partita nei giorni scorsi una sperimentazione più ampia che riguarda quei giovani definibili Neet cioè che attualmente né lavorano né cercano lavoro e neanche sono coinvolti in un percorso formativo.
Giovani, questi, naturalmente abituati ad utilizzare applicazioni di questo tipo nella vita di tutti i giorni per ordinare un panino più che un viaggio o un Uber.
Su queste persone sarà testata, nei prossimi mesi, la nuova app del Ministero del Lavoro per cercare di capire quali sono le tutte le potenzialità ma anche le criticità.
Sarà così possibile dare una prima valutazione per capire come utilizzare strumenti di questo tipo anche per altre tipologie di persone e di lavoratori che sono, per storia o per percorsi personali, meno inclini all’utilizzo di queste tecnologie.
La sfida dell’innovazione è, in ogni caso, di fronte a noi e non può più essere elusa.
Starà poi al Governo, ma anche a tutti gli operatori pubblici e privati e alle istituzioni coinvolte, trovare gli strumenti e i correttivi per rendere queste app maggiormente efficaci ed efficienti anche, e soprattutto, per le persone più deboli e per le piccole, e piccolissime, imprese, tradizionalmente meno digitali.