Perché sberle e sculacciate non servono. Anzi, fanno danni peggiori
L'Oms: punizioni corporali sui minori ancora in uso su 1 miliardo e 200 milioni di minori al mondo. Gli effetti sono sviluppo rallentato e vocabolario ridotto, oltre a risultati scolastici negativi

Una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno. A contraddire l’ancora radicata vox populi ci pensa – semmai ce ne fosse ancora bisogno – uno studio sulle punizioni corporali appena pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Per prima cosa gli scienziati dell’Oms fanno i conti: nel mondo, ogni anno, un miliardo e 200mila bambini – di cui 330 milioni sotto i cinque anni – sono sottoposti sberle, calci o “semplici” tirate di capelli. Le prendono da genitori, zii e nonni che usano le punizioni fisiche, senza risparmiare neonati e piccolissimi, come uno strumento educativo.
Peccato – ed è questa la seconda parte del report “Corporal punishment of children, the public health impact” – che così non è affatto: i bambini non imparano come comportarsi a forza di essere picchiati; anzi, dicono gli esperti, se sono sottoposti a punizioni fisiche l’atteggiamento dei minori nel tempo peggiora, allontanandosi dall’esito che gli adulti auspicherebbero.