100 litri di birra

Il film di Teemu Nikki

Finlandia, oggi, in un piccolo paese. Taina e Pirkko sono due sorelle apprezzate produttrici di shati, una birra aromatizzata al ginepro tipica produzione finlandese che si fa in casa, seguendo la ricetta che le famiglie si tramandano e della quale sono gelose custodi. Quando la terza sorella, Päivi, che vive da tempo a Helsinki, chiede loro di prepararne 100 litri per i festeggiamenti del suo imminente matrimonio, la situazione precipita rapidamente anche perché le due donne sono le principali consumatrici del loro prodotto…

Valutazione Pastorale della Commissione CEI

Teemu Nikki torna nell’ottobre 2024 alla Festa del cinema di Roma, dopo “La morte è un problema dei vivi” nell’anno precedente, con “100 litri di birra”, una commedia irriverente, fracassona, improbabile, con riverberi dark.
La storia. In un piccolo paese della Finlandia, le sorelle Taina e Pirkko vivono della produzione di shati, una birra aromatizzata al ginepro, che ogni famiglia prepara in casa seguendo una propria ricetta che viene custodita gelosamente e tramandata di generazione in generazione. La loro, in particolare, è la ricetta del padre, un anziano lunatico, considerato il più grande maestro birraio della zona, con il quale vivono un rapporto difficile. Le due hanno una sorella, Päivi, da tempo trasferitasi a Helsinki, con una protesi di titanio al posto di una gamba, per un incidente causato da Taina. La donna torna in paese per commissionare loro 100 litri di birra per il suo matrimonio, le due avranno tre settimane di tempo per produrre la miglior shati che abbiano mai fatto. E ci riescono. Tutto sembrerebbe andare per il meglio ma le due, alcolizzate perse, bevono tutta la birra a ventiquattr’ore delle nozze. Comincia così una tragicomica corsa contro il tempo per rimediare al danno fatto e salvare reputazione e matrimonio.
“100 litri di birra” è una esilarante, sboccata, imprevedibile avventura, con due protagoniste irresistibili. Una sarabanda grottesca, una corsa contro il tempo – con tanto di conto alla rovescia sullo schermo – che, tra colpi di scena e trovate “ingegnose”, che immancabilmente peggiorano la situazione, incalza i personaggi e trascina gli spettatori in un vortice di risate che s’infrangono però nell’amarezza del finale. Un’opera debordante, con un retrogusto malinconico, ma anche un invito a riflettere sulle conseguenze della passione per l’alcool, “falso” rimedio nel quale affogare debolezze e inconfessabili verità. Un film complesso, problematico-brillante, per un pubblico adulto.