Diocesi
La Missio ad gentes: un progetto per il prossimo anno

Nell’anno pastorale 2025/26 si riproporrà come urgente quello di organizzare una pastorale per i più lontani, per far incontrare Cristo a tutti coloro che ancora non lo conoscono. Don Fabio Menicagli, responsabile di questo ambito della pastorale, approfondisce questo tema e dà alcune indicazioni, anche pratiche, per attuare questo progetto.
La Missio ad gentes è ancor oggi, urgente e indispensabile come non mai, ma il modello preconciliare delle ‘missioni estere’ è oggi assolutamente improponibile. Possiamo agire QUI E ORA, perché viviamo un luogo e un tempo ormai diventati di missione. Qual è dunque il modello e il metodo post-conciliare buono, valido oggi, per il primo annuncio del Vangelo di Gesù nella missione ad gentes? Troppo spesso il metodo missionario tradizionale, almeno negli ultimi secoli, è stato animato da tanta buona volontà, da tanto entusiasmo ma era pedagogicamente, e soprattutto ‘evangelicamente’, assai discutibile.
Era, infatti, spesso un metodo autoritario, magistrale, dottrinale, catechetico assolutamente teorico: pioveva dogmaticamente dall’alto, come una fitta grandinata, su un ‘terreno’ reso ‘tabula rasa’ (o lasciato intonso e comunque incolto)! Ed era a senso unico, dal maestro, il solo sa tutto, all’alunno (discepolo!),
che deve tutto imparare, e tutto ripetere, almeno mnemonicamente.
È necessaria, oggi, ‘una prassi missionaria diversa’, cioè un cambio radicale anche nel ‘metodo’ della missione ad gentes oggi. (dai Missionari Saveriani)
Obiettivi
Un obiettivo fondamentale del nostro impegno è quello di tentare di delineare e realizzare una comune progettualità missionaria all’interno della Chiesa italiana, nella quale sentano di poter convergere tutte le forze missionarie.
«Fraternità e Missione», infatti, è una realtà che bisogna incessantemente costruire con personalità e inventiva. È tempo che persone e organismi ecclesiali vincano la tentazione di insistere solamente sui propri progetti, sul proprio carisma e sulla propria metodologia di evangelizzazione, ha il sapore del culto
della personalità, personale o collettiva. L’esperienza di questi ultimi decenni, tra l’altro, sembrerebbe dimostrare che una simile attitudine, anche quando messa a vantaggio dell’animazione del popolo di Dio, sortisce effetti contrari. Ingenera, cioè la mentalità che il lavoro missionario sia appannaggio di gruppi
specializzati, delegati, un servizio ai margini della Chiesa. Anche in campo missionario la comunione esige diversità! «La missionarietà ad intra è segno credibile e stimolo di quella ad extra e viceversa». È arrivato
il tempo di scendere tra la gente e rischiare per amore: «Quando la carità è un rischio, quello è il momento della carità… fraternamente insieme». (da “Fratelli Tutti”. Papa Francesco)
Icona della missione
(Lc 24,13-35).
Cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino. Sono i tre aspetti che, secondo papa Francesco, «delineano l’itinerario dei discepoli missionari», capaci di rinnovare la gioia e l’impegno per testimoniare il Vangelo nel mondo di oggi. Ripercorrendo il brano dei discepoli di Emmaus, Bergoglio indica le tappe essenziali
(l’ascolto della Parola, l’incontro con Cristo nel pane spezzato, l’entusiasmo ritrovato per rimettersi in cammino) della nuova e vera conversione dei due discepoli, tristi e smarriti. Tre passi che, in realtà, il Papa segnala ai cristiani di oggi, ricordando loro – i discepoli missionari – che la vera fede è quella che si fa annuncio. La Parola di Dio «illumina e trasforma il cuore nella missione», si legge nel Messaggio. «Oggi come allora, il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono smarriti, scoraggiati, impauriti», come accade spesso in questa fase della storia. Il Signore, dice Francesco, «è più grande dei nostri problemi, soprattutto quando li incontriamo nell’annunciare il Vangelo al mondo».
Il secondo aspetto sottolineato nel Messaggio riguarda l’Eucaristia, nella quale Gesù ci viene incontro; per questo essa è «culmine e fonte della missione».
Ogni discepolo missionario «è chiamato a diventare, come Gesù e in Lui, grazie all’azione dello Spirito Santo, colui-che-spezza-il-pane e colui-che-è-pane-spezzato per il mondo». Ad ogni affermazione “di principio”, Francesco fa seguire una indicazione storico-concreta: «A questo proposito – suggerisce –
occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario». Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico, Cristo stesso, «è l’azione missionaria per eccellenza». L’umanità ha bisogno di pane, di solidarietà, di speranza. Ma cerca anche – lo si
riconosca o meno – un senso alla stessa esistenza, motivazioni per stare insieme, progetti di futuro. Il Signore: fonte e culmine della vita. La terza, necessaria tappa, è proprio la missione, nella quale la Chiesa «sempre in uscita» trova e sperimenta la sua «eterna giovinezza». Non si può incontrare davvero Gesù
risorto, indica papa Bergoglio, «senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti». Ecco perché «la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce». I due di Emmaus
ritrovano in sé un cuore ardente. Ed ecco l’immagine dei piedi in cammino, la quale «ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra». L’umanità del terzo millennio, «ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, ha bisogno della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo». Papa Francesco parla nei suoi documenti del percorso nuovo della Chiesa universale, in un tempo nel quale c’è bisogno di una collaborazione missionaria sempre più stretta tra tutti i membri, ad ogni
livello. È un obiettivo «essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo con le parole-chiave: comunione, partecipazione, missione». Come i discepoli di Emmaus, la Chiesa prosegue il cammino perché la sua missione è proprio per le strade del mondo.
metodologia
I metodi della missio ad gentes, che mira alla diffusione del Vangelo tra coloro che non lo conoscono, includono l’annuncio diretto, la testimonianza di vita, il dialogo interreligioso e l’azione sociale.
– Annuncio del Vangelo
– Testimonianza: esempio di fede, speranza, carità; amore verso il prossimo che suscita domande
– Dialogo interreligioso: incontrare persone con fedi diverse, ascoltarle e condividere esperienze
– Azione sociale: assistenza, cura, aiuto
– Coinvolgimento della comunità locale: accoglienza e sostegno dei nuovi credenti
– Animazione missionaria: incontri, pubblicazioni, interviste, luoghi di ascolto
– Formazione di laici
Per attuare questo progetto sono in fase di preparazione numerosi eventi e iniziative, alcune delle quali sono già state rese note negli Orientamenti pastorali 2025/26.