Il Perdono di Assisi – Spogliarsi per essere colmati

Da oggi alle 12 fino alla sera del 2 agosto

Dalle dodici di oggi fino alla sera di domani, la Chiesa intera si volge verso Assisi, come chi si orienta verso una sorgente nel deserto, per contemplare l’opera di Dio nel suo servo Francesco e nei cuori di tutti coloro che vivono, con fedeltà e amore, la povertà come spazio di comunione. Non celebriamo un ricordo, ma una sorgente viva. Non un privilegio da ottenere in fretta, ma una forma di esodo interiore, che conduce a una libertà più profonda.

Il Perdono di Assisi è un dono che non nasce da Francesco, ma dalla voce stessa del Risorto, che, apparendogli nella Porziuncola insieme alla Madre e agli angeli, gli chiese: “Francesco, che cosa desideri per la salvezza delle anime?” E il poverello, che aveva ormai svuotato il cuore da ogni pretesa, rispose con disarmante purezza: “Che tutti coloro che entreranno qui, pentiti e confessati, ricevano il perdono pieno e liberante.”

Non chiese anni di indulgenza. Non chiese meriti. Chiese cuori restituiti a Dio, vite rigenerate, libertà interiore per tutti.

La Porziuncola è una chiesa piccola, povera, quasi invisibile tra le grandi basiliche del mondo. Eppure, è lì che si condensa la trasparenza del Vangelo. La sua nudità architettonica non è miseria: è accoglienza piena, è spazio libero per Dio. Chi vi entra con verità non trova solo silenzio: trova una Presenza. Come Francesco, anche noi siamo invitati a spogliarci di ciò che non è essenziale, per far spazio al fuoco dello Spirito.

Non si tratta solo di rinunciare a qualcosa, ma di lasciare che qualcosa in noi venga ricreato. La povertà evangelica non è privazione, ma comunione: togliere ciò che ci chiude, per accogliere ciò che ci apre agli altri e a Dio.

Molti pensano che l’indulgenza sia un favore facile. Invece, è un cammino esigente e luminoso, che passa dalla verità di sé, dall’accettazione della nostra miseria come luogo d’incontro. Il peccato non è solo errore morale: è una forza che ci trattiene dal diventare ciò che siamo chiamati a essere. Esso ci appesantisce, ci illude, ci fa credere che non cambieremo mai. Ma il dono del perdono — se vissuto nello Spirito — non ci umilia, ci rialza. Non ci schiaccia nel rimorso, ma ci libera nel desiderio del bene.

È lo Spirito Santo che, come una brezza sottile, ci illumina, ci fa ricordare ciò che in noi va consegnato alla misericordia, e ci attira verso la luce con forza dolce e risanante.

La Chiesa, con la sua sapienza, ci ricorda le condizioni necessarie per ricevere l’indulgenza plenaria del Perdono di Assisi:
– confessione sacramentale,
– comunione eucaristica,
– visita a una chiesa francescana o parrocchiale,
– preghiera per le intenzioni del Papa,
– e soprattutto: un cuore non attaccato al peccato, nemmeno veniale.

Ma queste non sono “soglie da superare”: sono strade da abitare, gesti di un corpo che vuole lasciarsi trasformare. Ogni condizione è una tappa di ritorno, un passo verso la pienezza battesimale, dove il nostro volto si riaccende del riflesso di Dio.

Francesco ha vissuto la povertà non come ideologia, ma come disposizione interiore: una libertà profonda da tutto ciò che è possesso, potere, controllo. Per questo, la Porziuncola è più che una chiesa: è un’icona della trasparenza. Chi entra in quel piccolo spazio con cuore aperto, diventa grembo. Non resta più nulla da trattenere, e proprio per questo Dio può abitare.

Allora, viviamo questo tempo come un’opera d’arte che Dio vuole fare in noi. Lasciamoci svuotare da tutto ciò che ci ostacola e lasciamoci riempire della bellezza che salva. Perché essere santi non è essere perfetti, ma lasciare che Dio traspaia attraverso le nostre ferite risanate.