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Una guerra CONDIVISA

Ma perché questa guerra ci coinvolge così tanto emotivamente?È una domanda che mi sono spesso fatta in questi quindici giorni e credo di aver trovato (forse in parte) una risposta.Perché in un certo qual modo la viviamo o meglio la CONDIVIDIAMO.Fin da subito sono infatti circolate in rete e quindi sui nostri cellulari, immagini, video delle persone protagoniste di questa guerra.Vediamo scene che ci toccano nel profondo, ascoltiamo la loro voce e vediamo la disperazione nei loro volti; le stesse trasmissioni televisive che siano talk show o telegiornali spesso si collegano con chi “è dentro” la guerra.Grazie al progresso delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti di comunicazione che sono alla portata di tutti, siamo in contatto con le stesse vittime che ci mostrano che cosa stanno subendo, vivendo quasi l’immediatezza della loro quotidianità e delle atrocità che sono costretti a sopportare.Ci scopriamo desiderosi di sapere altro, di avere nuove notizie (o meglio immagini).Fino a qualche anno fa la guerra e i conflitti erano molto più lontani non tanto fisicamente, quanto VISIVAMENTE, perché i cellulari non c’erano, o ce n’erano solo pochi, e le informazioni giungevano grazie al lavoro degli inviati delle tv e delle testate giornalistiche che comunque arrivavano fin dove era loro consentito (solo ottant’anni fa le notizie arrivavano grazie alle lettere).Adesso gli “inviati” sono anche i protagonisti.L’informazione da tempo è cambiata, e l’immediatezza delle immagini di questa guerra che quotidianamente arrivano sui nostri dispositivi, ce lo stanno testimoniando.Le immagini parlano al nostro cuore.